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Coronavirus, gli ultimi dati confermano la risalita

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Coronavirus, il 60% dei pazienti ha ancora sintomi a due mesi dalla dimissione
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I numeri di nuovo in crescita inducono molti esperti a predicare prudenza per quanto riguarda l’addio alle restrizioni.

Stando ai dati di ieri sera alle 20, aumentano i casi di Covid-19 in Italia e sale a 1,2 l’indice di contagio Rt. Segno di in una impennata rapida della curva epidemica, che sta portando anche a una risalita dei ricoveri, già evidente in alcune regioni, e che ha già visto fermarsi la discesa dei decessi. Per questo molti esperti raccomandano prudenza nelle riaperture.

Secondo il matematico Giovanni Sebastiani, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), allentare le misure è inopportuno e non giustificato dai dati epidemiologici e sanitari, e la prudenza è d’obbligo anche per il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma. Guardando poi alla crisi ucraina e all’arrivo dei rifugiati anche in Italia, la responsabile Salute del Pd, Sandra Zampa, osserva che “i tassi di copertura vaccinale da Covid di chi arriva dall’Ucraina sono insignificanti dal punto di vista della capacità di tutelare le persone”. E aggiunge: “E’ evidente che bisognerà riflettere sulle misure da prendere per evitare la circolazione del virus e di nuove varianti”.

Tuttavia la strada verso una graduale riapertura è segnata dalla scadenza del 1° aprile, con la limitazione della quarantena obbligatoria ai soli positivi, e da quella del 1° maggio, con la fine dell’obbligo a indossare la mascherina al chiuso. Il papa, intanto, ha annunciato il ritorno delle celebrazioni in piazza San Pietro, a partire da quelle del 10 aprile per la Domenica delle Palme e fino alla Via Crucis di venerdì 15 aprile.

I dati del ministero della Salute indicano che in 24 ore i nuovi casi sono stati 32.573, contro i 60.415 del giorno precedente. Un divario notevole, che, come accade in ogni fine settimana, si deve al minor numero di test eseguiti: 218.216, contro i 370.466 del giorno prima, tra test molecolari e antigenici rapidi. Analoga flessione si riscontra nel valore del tasso di positività, che in 24 ore scende dal 16,3% al 14,9%. Per quanto riguarda i ricoveri, quelli nelle terapie intensive sono complessivamente 463, ossia quattro in meno in un giorno nel saldo tra entrate e uscite, e gli ingressi giornalieri sono 31. Nei reparti ordinari i ricoverati sono 8.728, ossia 298 in più in 24 ore. I decessi sono aumentati da 119 a 93 in un giorno.

Guardando alle regioni, l’incremento giornaliero maggiore è avvenuto nel Lazio, con 4.405 casi, seguito da Campania (3.500) e Puglia (3.020). Intanto le nuove stime dell’indice di contagio Rt indicano un valore pari ad almeno 1,2, secondo tutti i siti che lo calcolano sulla base di indicatori criteri diversi rispetto a quelli adottati dall’Istituto Superiore di Sanita (Iss) e che permettono di avere valori più aggiornati. Per il sito CovidTrends l’indice equivalente a Rt, il Covindex, è 1,2. Il sito CovidStat, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), indica l’Rt a 1,26, mentre è 1,24 (al 16 marzo) il valore indicato sul suo sito dal fisico Roberto Battiston, dell’Università di Trento.

A conferma della crescita ci sono le analisi di Sebastiani, che indicano come negli ultimi giorni sia salito da 9 a 12 il numero delle regioni in cui aumentano sia la percentuale dei positivi ai test molecolari che l’occupazione dei reparti ordinari o di terapia intensiva. In linea con questi dati è l’osservazione di Marinari, per il quale è davvero presto per dire che il virus stia scomparendo: “Negli ultimi 15 giorni stiamo assistendo a una risalita molto veloce, molto più rapida della discesa. Indubbiamente ci troviamo in una situazione ancora delicata, con pochi casi gravi perché in moltissimi siamo vaccinati”.

Redazione Nurse Times

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