Esordisce oggi il certificato che attesta l’avvenuta vaccinazione, la guarigione o la negatività. Critiche dagli operatori sanitari: “A luglio dovremo rifare il terzo richiamo del vaccino”.
Con buona parte delle regioni in zona gialla, esordisce oggi in Italia il Green Pass, ossia il certificato che attesta l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal coronavirus o la negatività attraverso un tampone antigenico rapido o molecolare. Non mancano tuttavia le polemiche. In primis il Garante della Privacy si è pronunciato contro il pass, così come è stato concepito, poiché lederebbe la privacy del cittadino, essendo a suo dire carente nella parte concernente il trattamento dei dati personali.
Critiche anche dagli operatori sanitari. Considerando che l’immunità anticorpale concessa dal vaccino è stata fissata a sei mesi e che hanno ricevuto la seconda dose a gennaio, medici, infermieri, assistenti alla persona sottolineano il rischio di restare scoperti da luglio, quando sorgerà la necessiterà di una terza dose di richiamo. Inoltre la vaccinazione della categoria, che comprende 1,3 milioni di persone, rischia di sovrapporsi, se non di rallentare, la campagna vaccinale nazionale negli hub sparsi per i territori.
“Il problema della terza dose – spiega Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma – ci sta allarmando: bisogna cominciare a organizzarsi adesso per farla senza che crei rallentamenti alla campagna vaccinale. Parliamo di centinaia di migliaia di vaccini da destinare nuovamente a una categoria. E dovranno essere necessariamente della stessa tipologia, prevalentemente Pfizer. Ne abbiamo cominciato a parlare nella nostra commissione Covid, e vogliamo fare un appello al Governo per chiedere risposte su un tassello delicatissimo nell’ambito della campagna vaccinale”.
Aggiunge Giulio Maria Ricciuto, primario del Pronto soccorso all’ospedale Grassi di Ostia e presidente laziale della Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu): “Il 20 gennaio ho fatto la seconda dose. Questo vuol dire che il 20 luglio mi scade il Green Pass. Ricordo che noi operatori sanitari abbiamo l’obbligo di vaccinazione, per cui non potremo stare più vicini ai pazienti finché non riceveremo la terza dose. Non ci sono evidenze scientifiche per cui possiamo dire che dopo sei mesi la protezione diminuisce. Anzi, dai primi studi su Moderna si parla di efficacia di nove mesi. Fissare limiti così stringenti rischia di creare ancora più caos dal punto di vista organizzativo”.
Redazione Nurse Times
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