Rilanciamo un avviso pubblicato sul sito della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva.
Cari Colleghi,
pubblichiamo il documento “RACCOMANDAZIONI DI ETICA CLINICA PER L’AMMISSIONE A TRATTAMENTI INTENSIVI E PER LA LORO SOSPENSIONE, IN CONDIZIONI ECCEZIONALI DI SQUILIBRIO TRA NECESSITÀ E RISORSE DISPONIBILI” (consulta), che vi invitiamo a leggere con la consueta attenzione.
Questo documento è finalizzato a fornire un supporto agli anestesisti-rianimatori attualmente impegnati a gestire in prima linea una maxi-emergenza senza precedenti per caratteristiche e proporzioni.
Come SIAARTI, crediamo sia importante ed essenziale in un momento così drammatico come quello che stiamo attraversando a causa del COVID-19, offrire un supporto professionale e scientifico autorevole a chi è costretto comunque dagli eventi quotidiani a prendere decisioni difficili e dolorose.
In una situazione così complessa, il medico può trovarsi a dover prendere in breve tempo decisioni laceranti da un punto di vista etico oltre che clinico: quali pazienti sottoporre a trattamenti intensivi quando le risorse non sono sufficienti per tutti.
Non è la SIAARTI, con questo documento di raccomandazioni, a proporre di trattare alcuni pazienti e di limitare i trattamenti su altri. Al contrario, sono gli eventi emergenziali che stanno costringendo gli anestesisti-rianimatori a focalizzare l’attenzione sull’appropriatezza dei trattamenti verso chi ne può trarre maggiore beneficio, laddove le risorse non sono sufficienti per tutti pazienti.
Nel documento si privilegia – come vedrete – la “maggior speranza di vita”: questo comporta di non dover necessariamente seguire un criterio di accesso alle cure intensive di tipo “first come, first served”. Abbiamo voluto inoltre sottolineare che l’applicazione di criteri di razionamento è giustificabile soltanto dopo che da parte di tutti i soggetti coinvolti sono stati compiuti tutti gli sforzi possibili per aumentare la disponibilità di risorse erogabili (nella fattispecie, letti di terapia intensiva) e dopo che è stata valutata ogni possibilità di trasferimento dei pazienti verso centri con maggiori disponibilità.
Siamo consapevoli che affrontare questo tema può essere moralmente ed emotivamente difficile. Come società scientifica, avremmo potuto (tacendo) affidare tutto al buon senso, alla sensibilità e all’esperienza del singolo anestesista-rianimatore, oppure tentare di illuminarne il processo decisionale con questo piccolo supporto che potrebbe contribuire a ridurne l’ansia, lo stress e soprattutto il senso di solitudine. Oltre a rappresentare per il paziente un elemento chiaro di tutela in termini di limitazione dell’arbitrarietà delle scelte del team curante.
Redazione Nurse Times
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