Rilanciamo un approfondimento a cura della Casa di Cura La Madonnina.
Dopo la loro somministrazione all’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, colpito dal Sars-Cov-2, si è iniziato a parlare sempre di più degli anticorpi monoclonali come possibile cura contro il nuovo coronavirus. Approfondiamo il tema con il professor Lorenzo Dagna, primario dell’Unità di Immunologia, reumatologia, allergologia e malattie rare dell’ospedale San Raffaele di Milano, e specialista della Casa di Cura La Madonnina, che ci spiega meglio cosa sono gli anticorpi monoclonali e come agiscono.
Cosa sono gli anticortpi – Gli anticorpi, spiega il professor Dagna, sono delle proteine prodotte dal nostro sistema immunitario per difenderci da qualcosa che giudica pericoloso. Quando, ad esempio, entriamo in contatto con un virus, gli anticorpi vanno a legarsi a questo per:
- neutralizzare il virus, cioè non permettergli l’ingresso nelle cellule dell’organismo al cui interno si riprodurrebbe;
- renderlo più facilmente individuabile da altre cellule del sistema immunitario adibite a inglobarlo e distruggerlo. Nel caso di un organismo più grande del virus, come un batterio, il legame con l’anticorpo determina anche l’attivazione di specifiche risposte immunitarie che portano alla distruzione del batterio stesso.
Anticorpi policlonali e monoclonali – I linfociti (le cellule di difesa del sistema immunitario che pattugliano il nostro corpo) sono numerosissimi, in quanto ognuno di questi è in grado di riconoscere solo una singola tipologia di patogeno, o meglio una singola porzione di questo.
Cosa sono gli anticorpi policlonali – Un virus o batterio è formato da molteplici sezioni sulla sua superficie e può essere identificato nelle sue svariate porzioni da diversi linfociti. Per questo motivo, quando le cellule di difesa lo riconoscono e, per fronteggiarlo meglio, iniziano a duplicarsi e a produrre anticorpi, si originano anticorpi policlonali (Ab) in quanto si tratta di tanti “cloni” di linfociti di diverso tipo che hanno individuato sezioni diverse del virus, contro le quali vanno ad agire.
Cosa sono gli anticorpi monoclonali – Se, invece, isoliamo il singolo linfocita che si duplica e produce anticorpi fra loro tutti uguali, ecco che abbiamo degli anticorpi monoclonali (mAb) che si possono utilizzare per riconoscere un determinato virus, batterio o microrganismo in una sua specifica sezione e operare per bloccarla.
- non riesca ad entrare nelle cellule umane, quindi ad infettarle e replicarsi;
- sia più facilmente fagocitato dalle cellule del sistema immunitario deputate a questa funzione, quali i macrofagi presenti nel fegato, nella milza e nei tessuti.
- una iniziale di malessere generale con mialgia, perdita dell’olfatto (anosmia), perdita del gusto (ageusia) etc., che probabilmente dipendono dalla replicazione virale diretta;
- una seconda, più pericolosa, caratterizzata da problemi respiratori, febbre molto alta e danni agli organi interni, legata presumibilmente all’eccesso di risposta immunitaria e che sembra essere indipendente dalla replicazione del virus.
Quindi, in quest’ultima fase, anche se si va a bloccare la replicazione virale, verisimilmente non si riuscirà a trarne giovamento, in quanto si devono fronteggiare gli effetti legati all’attivazione del sistema immunitario. In questa seconda fase, dunque, forse è più importante ridurre l’eccesso di risposta immunitaria”.
Vantaggi contro il Covid-19 – Il vantaggio degli anticorpi monoclonali è che sono una terapia molto specifica, con delle buone percentuali di successo, poiché appositamente costruita attorno al virus, ma con un’efficacia solo nelle fasi molto iniziali di malattia, come già accennato.
Gli svantaggi: costo e durata della protezione – Il professor Dagna ricorda che il vero svantaggio degli anticorpi monoclonali, che non li rende uno strumento di cura e prevenzione per il Covid-19 perseguibile ed effettuabile su larga scala, è rappresentato da:
- costo elevato;
- limitata durata temporale.
Tutti gli anticorpi monoclonali, inclusi quelli elaborati contro il nuovo Coronavirus, hanno, infatti, una durata che, a seconda della tipologia in questione, va da un paio di settimane a pochi mesi, dopo i quali si distruggono ed è necessaria un’ulteriore somministrazione.
Oltre a questo, nella fase iniziale di sviluppo farmaceutico, gli anticorpi monoclonali hanno un costo per singola somministrazione molto elevato, che può essere di migliaia di dollari a singola somministrazione, in quanto il sistema di produzione è piuttosto complesso e, oltretutto, trattandosi di farmaci devono rispondere a degli standard di sicurezza molto elevati. Il vaccino sembra la soluzione preferibile, per il professore, in quanto presenta un costo più accessibile di verosimile maggior durata.
Modalità di somministrazione – La somministrazione degli anticorpi monoclonali è per via parenterale, in particolare mediante infusioni endovenose della durata di qualche ora. Non possono essere introdotti per via orale, in quanto trattandosi di proteine, verrebbero digerite e distrutte. La somministrazione sottocutanea è possibile, ma in relazione al Covid-19 rappresenta un avanzamento tecnologico per una fase successiva.
Effetti collaterali – Non trattandosi di sostanze chimiche, il Prof. Dagna non si attenderebbe effetti collaterali maggiori dai nuovi anticorpi monoclonali elaborati contro il Covid-19. Se sviluppati con le più recenti tecnologie, infatti, gli effetti collaterali generalmente sono minimi, ma la somministrazione di proteine per via endovenosa può produrre reazioni dalle forme molto variabili, che vanno dalla febbre al malessere generale, all’allergia anche grave.
Tipologie degli anticorpi monoclonali – Gli anticorpi monoclonali possono essere di centinaia di tipologie diverse. In questa diversità si manifesta anche la dose necessaria e la frequenza di somministrazione per poter trattare un determinato patogeno e la durata della copertura offerta: alcuni legano e neutralizzano di più, altri meno.
Utilizzo attuale per il Covid-19 – In Italia gli anticorpi monoclonali per il Covid-19 possono essere somministrati nell’ambito di sperimentazioni cliniche controllate, attive in varie strutture ospedaliere del Paese.
Altri usi degli anticorpi monoclonali – “Gli anticorpi monoclonali possono essere disegnati per bloccare non solo agenti infettivi come i virus – chiarisce il professore – ma virtualmente qualsiasi sostanza proteica. Per questo motivo, negli ultimi 20-30 anni, si sono sviluppati dei monoclonali che vanno a colpire tanti differenti bersagli con il risultato che, ad esempio, in reumatologia vengono utilizzati per ridurre l’infiammazione e in oncologia per bloccare dei fattori di crescita che sono coinvolti attivamente nel processo di crescita e diffusione della malattia”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Casa di Cura La Madonnina – Gruppo San Donato
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