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Coronavirus, aumentano (e preoccupano) le varianti nel mondo

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Coronavirus, aumentano (e preoccupano) le varianti nel mondo
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Dall’inglese alla brasiliana, passando per la sudafricana. Cosa sappiamo delle mutazioni che si stanno diffondendo un po’ ovunque?

Il giornale argentino Pagina 12 avverte: la variante di Sars-CoV-2 è arrivata dal Brasile anche in Argentina. Ieri mattina, all’indomani del raggiungimento dei 60mila casi giornalieri di coronavirus, il premier britannico Boris Johnson, parlando alla Camera dei Comuni, ha spiegato che il terzo lockdown nazionale è “una necessità per riportare sotto controllo l’impennata di contagi determinata dalla nuova variante del virus”. La variante inglese ha mostrato una velocità di trasmissione del 70 percento più alta di quella iniziale. Una decina di casi sono già stati identificati anche nel Lazio, come nel resto d’Italia, a partire da Veneto e Marche.

In Sudafrica, secondo l’Associazione nazionale degli addetti, stanno finendo le bare a causa dell’alto numero di decessi per Covid. Molti Paesi hanno bloccato i collegamenti con il Sudafrica perché c’è il timore della diffusione di quella variante, che risulta ancora più veloce nel trasmettersi rispetto a quella inglese. Quest’estate era avvenuta un’altra mutazione, partita dalla Spagna e diffusasi nel resto d’Europa anche a causa dei viaggi. In sintesi: le mutazioni del coronavirus, ampiamente attese e previste, rappresentano un ulteriore elemento di preoccupazione.

Varianti: il tema della letalità – Tutti gli esperti pongono alcuni punti fermi: ad oggi è dimostrato che nessuna variante ha una maggiore letalità (e questa è una buona notizia), ma con una più veloce trasmissione, aumentando gli infetti aumenteranno anche i malati e i decessi. L’Ecdc (agenzia dell’Unione europea che si occupa di malattie e prevenzione) spiega che la probabilità che queste varianti siano introdotte o ulteriormente diffuse in Europa è “attualmente elevata, sebbene non ci siano informazioni che le infezioni con questi ceppi siano più gravi, a causa dell’aumentata trasmissibilità l’impatto della malattia Covid-19 in termini di ricoveri e decessi è valutato alto, in particolare per quelli in gruppi di età più avanzata o con comorbilità”. Tutto fa pensare che i vaccini saranno efficaci anche sulle varianti, e questa è una buona notizia, che deve però essere confermata dalla ricerca. Bisogna fare presto con le vaccinazioni, perché prima fermiamo la circolazione massiccia del virus, prima evitiamo nuove mutazioni, che alla lunga potrebbero aumentare la letalità e soprattutto aggirare i vaccini.

Bloccare la diffusione del Covid – Per questo sarà importante inviare dosi nei Paesi più poveri. C’entra la solidarietà, ma è anche un modo per difenderci, perché se consentiremo a Sars-CoV-2 di circolare in altri continenti, il rischio che la mutazione diventi più insidiosa esiste. C’è all’orizzonte anche uno scenario simile a quello dell’influenza il cui vaccino viene adattato e cambiato ogni anno. Ricapitolando: le varianti, soprattutto quelle inglese e sudafricana, preoccupano perché viaggiano a una velocità imprevista. Per questo Boris Johnson ha sfidato l’impopolarità, chiudendo di nuovo il Regno Unito.

I virus cambiano – Secondo un recente report di Ecdc: “I virus cambiano costantemente attraverso la mutazione, quindi l’emergere di nuove varianti è un evento previsto e non di per sé motivo di preoccupazione. Sars-CoV-2 non fa eccezione. Ssebbene la maggior parte delle mutazioni emergenti non avrà un impatto significativo sulla diffusione del virus, alcune mutazioni o combinazioni di mutazioni possono fornire al virus un vantaggio selettivo, come una maggiore trasmissibilità o la capacità di eludere la risposta immunitaria dell’ospite. In tali casi queste varianti potrebbero aumentare il rischio per la salute umana e sono considerate varianti preoccupanti”. La variante inglese viene chiamata VOC 202012/01, quella sudafricana 501.V2. “I risultati preliminari per la sudafricana indicano che questa variante può avere una maggiore trasmissibilità. Tuttavia, come per l’inglese VOC 202012/01, in questa fase non ci sono prove che 501.V2 sia associato a una maggiore gravità dell’infezione”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Messaggero

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