Entrambe sono a base di ormoni (in concentrazioni differenti) e non vanno considerate come un metodo abortivo.
La contraccezione può essere realizzata mediante la somministrazione di farmaci con principi attivi ormonali che, in forma combinata o sequenziale, possono favorire il raggiungimento del target clinico per il quale vengono prescritti. Oggigiorno hanno notevole impatto e ampia diffusione, ma col neo della scarsa conoscenza da parte delle destinatarie del trattamento.
La contraccezione di emergenza è definita come “una metodica di contraccezione di supporto da utilizzare, prima possibile, a seguito di un rapporto sessuale non protetto o parzialmente protetto, a causa dell’utilizzo non conforme alle istruzioni medico-farmaceutiche oppure al fallimento del metodo contraccettivo abituale. La contraccezione d’emergenza si definisce come una metodica contraccettiva, poiché può solo prevenire e non interrompere una gravidanza già in atto” (www.smicontraccezione.it).
La situazione di emergenza deve essere occasionale e non deve sostituire accorgimenti e misure preventive atte a evitare gravidanze indesiderate. La contraccezione di emergenza non richiede prescrizione medica per le maggiorenni e l’assunzione della terapia deve essere tempestiva (in funzione dei dosaggi del farmaco può esserci una forbice di 72 o 120 ore). Sostanzialmente si assume un ormone che impedisce una gravidanza indesiderata. I contraccettivi possono essere a base di:
- Principio attivo Levonorgestrel: vanno assunti entro le 72 ore dal rapporto non protetto e le confezioni in vendita contengono una compressa da 1,5 mg da assumere un’unica volta.
- Principio attivo Ulipristal acetato: ha un’efficacia 3 volte superiore rispetto al precedente e va assunto entro le 120 ore dal presunto o certo rapporto non protetto; anche questa confezione ha una compressa da assumere una sola volta, ma con dosaggio da 30 mg.
Entrambi i farmaci falliscono se è già avvenuto il processo di impianto, ossia a monte lo spermatozoo si è già unito con l’ovulo. Infatti, se il rapporto a rischio si è consumato nel periodo che precede la fase ovulativa, sia il Levonorgestrel che l’Ulipristal acetato impediscono la fecondazione. Se invece il rapporto si è consumato quando la fase ovulativa è già iniziata, il levonorgestrel non ha effetto, mentre l’ulipristal acetato è in grado di posticipare l’ovulazione di alcuni giorni. La contraccezione in questione, quindi, non è da considerarsi come un metodo abortivo!
Michele Calabrese
Fonte: www.salute.gov.it
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