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Como, medici e infermieri in fuga verso la Svizzera

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Como, medici e infermieri in fuga verso la Svizzera
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Il fenomeno, spiegabile soprattutto con la differenza di stipendio, è in costante aumento. La testimonianza di una giovane infermiera: “In Ticino guadagno più del doppio e lavoro part-time”.

Medici e infermieri in fuga da Como. E la meta più ambita è la vicina Svizzera. L’Associazione medici di origine straniera in Italia ha pubblicato uno studio, rilanciando il tema dei trasferimenti all’estero: sono 400 i dottori lombardi di Amsi che dal 2018 hanno fatto le valigie.

Quel che più interessa è la destinazione. «Nel vecchio continente la destinazione più ambita è la Svizzera – spiega Foad Aodi, fondatore di Amsi –. Le posizioni oltre la frontiera di Chiasso sono più gradite anche rispetto all’Inghilterra, un polo che di recente attrae molto del nostro capitale umano. Il 25% delle domande di trasferimento dei nostri operatori salutari guarda all’Europa, al netto del rientro forte nei Paesi d’origine di molti colleghi, per il 10% verso i Paesi dell’Est e per il 30% verso i Paesi arabi».

Sono 5mila, secondo Amsi, i medici italiani (per il 65% giovani) espatriati in cinque anni, e mille gli infermieri, con un aumento del 40% nel 2018. La fuga dei medici dalla Lombardia tocca in particolare le aree dell’emergenza, dell’ortopedia, della neonatalogia, dell’anestesia e della radiologia. Il frontalierato dei medici comaschi e varesini in Ticino è così marcato? «Il corpo medico del Ticino – spiega Franco Denti, presidente dell’Ordine dei medici del Ticino – è passato in vent’anni da circa 650 professionisti a 500, più che raddoppiato. Il frontalierato ha certo inciso, oggi negli ospedali più che nella libera professione. Per la Svizzera le zone di confine, Como e Varese per Lugano (foto, ndr), ma anche la Francia per Ginevra, sono una sorta di riserva».

Secondo l’Ente ospedaliero cantonale del Ticino, in dieci anni il numero degli italiani negli ospedali ticinesi è passato dal 20 al 40%. L’ultimo rapporto Eurispes Enpam del 2019 dice che sono 10mila i medici che hanno lasciato l’Italia per andare all’estero in dieci anni. Anche queste stime dicono che i dottori under 40 sono stati attratti in gran parte dalla Svizzera, peri il 26%, superata solo dall’Inghilterra col 33%.

«L’emigrazione c’è, anche dei medici ormai anziani, stanchi del super lavoro e delle paghe basse – dice Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como –. Ma quel che più dispiace sono i sempre più numerosi medici neolaureati che vanno a specializzarsi all’estero e non tornano indietro. Li formiamo noi, ma fuggono verso altri Paesi economicamente più vantaggiosi».

Più volte i rappresentanti dei medici nostrani hanno spiegato che è in corso una desertificazione della presenza dei dottori e degli specialisti. Anche a Como e provincia. Mancano le nuove leve, le borse di studio, i bandi d’assunzione vanno a vuoto. «La Svizzera paga di più ed è vicina – dice Dario Cremonesi, presidente dell’Ordine degli infermieri di Como –. Permette ad almeno un centinaio di colleghi di continuare ad abitare a Como, lavorando oltre confine. La qualità della sanità svizzera è persino minore della nostra, ma i trasferimenti hanno solo una ragione economica».

A proposito di ragioni economiche, portiamo l’esempio di una giovane mamma infermiera che, lavorando al Sant’Anna di Como a tempo pieno, poteva contare su una busta paga di 1.379 euro. Ora, in Ticino, con un part-time ne guadagna 2.900. «Con il rimborso spese – conferma la comasca Irene Vaticano, 31 anni –, un part-time al 60% e due bambini a carico, porto a casa poco meno di 3mila euro al mese. Prima, con il tempo pieno al Sant’Anna, al netto delle notti, la somma sulla busta paga era di 1.379 euro. La differenza si sente. In Svizzera lavoro a domicilio, arrivo anche a Bellinzona. È un bell’impegno, ma certo non mi lamento. Le mie colleghe impiegate in ospedale a Lugano mi raccontano che si lavora bene, gli organici sono al completo e non mancano le risorse».

Qualche rimpianto? «Rimpiango la mia esperienza in Pediatria al Sant’Anna: mi trovavo molto bene. La qualità professionale in Italia credo sia superiore. Certo in Svizzera lo stipendio è ben diverso. Quanto al fenomeno dell’emigrazione italiana delle professioni sanitarie, faccio notare che il Ticino non forma affatto nuovi infermieri specializzati nella pediatria. Dunque, per coprire le posizione, va a pescare altrove. Qui siamo quasi tutti italiani».

Redazione Nurse Times

Fonte: La Provincia

 

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