A questa terribile affermazione, apparsa sul quotidiano Libero, ha ribattuto prontamente la FNOPI: “I cittadini possono stare tranquilli sul livello del soccorso erogato dalla nostra categoria professionale”
Un’altra bella ‘perla’ ai danni della professione infermieristica da parte di chi, con ogni probabilità, di infermieri, di salute e di sanità sa ben poco, è apparsa lo scorso 20 luglio (ieri) sul quotidiano Libero diretto da Vittorio Feltri.
Per carità, non è la prima volta e non sarà l’ultima visto il nome che ci ritroviamo (“Infermieri”, come gli sguatteri pseudo sanitari di altri tempi, stereotipo assai difficile da eradicare), ma che addirittura la nostra professionalità e la nostra preparazione vengano considerate alla stregua del nulla assoluto… Beh, fa inalberare.
E parecchio, anche. Visto che molti ragazzi che si iscrivono oggi all’università, cogli occhi brillanti di sogni e di aspettative per un chissà quale radioso futuro da vero professionista (e per cui studiano tanto, investendo tempo e denaro), rischiano di finire dall’analista a causa delle castronerie partorite sui giornali da chi non conosce ciò di cui sta parlando.
A pag. 24 del noto quotidiano, infatti, nel pezzo “La Sanità? Specchio del paese”, a un certo punto si legge: “…Per esempio, coloro che hanno deciso che a bordo delle ambulanze non dovevano più esserci medici ma solo infermieri, col risultato che certe ambulanze sono diventate semplicemente un servizio taxi, una navetta per raggiungere l’ospedale…”
“Solo infermieri”, quindi. Che fanno di un mezzo di soccorso qualcosa di assai lontano dall’esserlo, secondo questo illustre signore che, lo ribadiamo, è chiaro che non sappia di cosa sta parlando. E forse dovrebbe fare attenzione, quando getta sterco su una intera categoria di professionisti, verosimilmente non sapendo che tale categoria è rappresentata da un Ordine.
A proposito, la risposta della FNOPI, pubblicata oggi nello stesso giornale e presentata dal titolo “Il ruolo fondamentale degli infermieri”, non si è fatta attendere:
“…L’affermazione citata ha come effetto quello di instillare preoccupazioni e paure nei cittadini che non hanno ragion d’essere, provocando un danno di immagine alla nostra professione e alla stessa salute di chi ha bisogno del soccorso.
L’infermiere è un professionista laureato che per lavorare sui mezzi di soccorso avanzati ha conseguito master, specializzazioni e si forma costantemente. Tantissimi corsi di emergenza urgenza, ai quali partecipano anche medici, vedono formatori proprio gli infermieri.
Fin dal 1992 un decreto del Presidente della Repubblica attribuisce responsabilità al personale infermieristico nell’ambito dei protocolli della Centrale 118, della ricezione, registrazione e selezione delle chiamate, nella determinazione dell’apparente criticità dell’evento segnalato, nella codificazione delle chiamate e delle risposte. E un numero notevole di norme successive lo abilitano al servizio di emergenza-urgenza sulle ambulanze.
L’infermiere in questo senso è assolutamente in grado di fornire risposta appropriata in situazioni di emergenza urgenza ed è comunque in contatto diretto e continuo con la centrale del 118 in cui è prevista la presenza del medico e utilizza le moderne tecnologie (teleassistenza e telemedicina) per tutte le necessità urgenti e contingenti al soccorso.
Esistono protocolli e procedure molto chiare, niente è lasciato al caso e in tutto il mondo il soccorso territoriale prevede quasi solo infermieri se non addirittura personale tecnico specializzato. I cittadini possono stare tranquilli quindi sul livello del soccorso loro erogato dalla nostra categoria professionale”.
Sembra proprio che col pezzo “La Sanità? Specchio del paese” il suo autore abbia preso un bel taxi verso il magico mondo delle figure barbine…
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