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Massimo Randolfi

Co-sleeping tra genitori e figli è positivo e rafforza il loro legame

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Assolutamente nessuna conseguenza per i bambini!

Ebbene si, si sfata un tabù datato quanto la storia dell’uomo, ossia quello secondo il quale facendo sostare durante la notte i propri figli a letto, i genitori ne sarebbero i catalizzatori della loro insicurezza, scarso inserimento nel tessuto sociale e ridotta capacità di adattamento ai contesti.

Nulla di più falso!

Oggi una ricerca della Stony Brook University di New York, pubblicato su Pediatrics, riabilita quest’usanza così dura a morire, sostenendo che abituare i bambini a dormire tra le lenzuola che odorano di mamma e papà non comporti per loro alcun effetto collaterale.
Lo studio ha preso in esame 944 coppie non abbienti con un figlio di un anno, monitorandone nel lungo periodo la situazione psicologica e le abitudini legate al sonno.

Dai dati è emerso che i bambini che avevano dormito nel lettone avevano raggiunto lo stesso livello di sviluppo comportamentale e cognitivo di quelli che avevano sempre dormito da soli.

L’Associazione americana di pediatria si è sempre schierata contro il co-sleeping nei primi mesi di vita spiegando che quest’abitudine aumenta il rischio di sindrome della morte improvvisa del lattante, che colpisce nel primo anno di vita ed è tutt’ora la prima causa di morte tra i piccoli nati sani, ma la Hale precisa che “la scoperta non è in contrasto con queste raccomandazioni, perché lo studio si è concentrato su bambini che avevano già compiuto un anno”.

Ci sono tuttavia pro e contro legati al bed-sharing. Secondo alcuni pediatri favorisce l’allattamento al seno e migliora il rapporti tra madre e figlio, secondo altri stressa i genitori e stravolge le abitudini del bambino, facendolo sentire a disagio quando è costretto a dormire da solo.

“Attraverso il lettone – spiega lo psicologo Maurizio Brasiniscorrono i momenti cruciali del ciclo vitale di una famiglia”.

Già qualche anno fa Margot Sunderland, direttrice del Center for Child Mental Health di Londra, consigliò ai genitori di respingere l’opinione dominante e permettere ai bambini di dormire nel lettone sino ai cinque anni, affermando come questa abitudine renda più probabile che diventino degli adulti calmi, sani ed emotivamente equilibrati. Autrice di una ventina di libri sulla psicologia dell’infanzia, la Sunderland presentò la sua teoria nel saggio “The Science of Parenting” (“La scienza di fare i genitori”), basato sulle conclusioni di 800 studi scientifici. Secondo la psicologa, abituare i bambini a dormire da soli già a poche settimane di vita (uso comune ad esempio negli Stati Uniti, dove solo il 15% dei bambini può addormentarsi con mamma e papà, la percentuale più bassa del mondo) è anzi dannoso, perché la separazione dai genitori aumenta il flusso di ormoni dello stress, come l’idrocortisone!

Secondo una serie di studi autorevoli, a cominciare da quelli condotti dall’antropologo James J. McKenna, direttore del Behavioral Sleep Laboratory presso l’Università di Notre Dame, sui primati e sull’uomo, dormire vicino alla propria madre aiuta i cuccioli d’uomo a regolare una serie di funzioni corporee fondamentali, come la frequenza cardiaca e respiratoria, la temperatura corporea, la digestione e il tasso di crescita.

Anche questo studio sottolinea che la condivisione del letto, inoltre, favorisce l’allattamento al seno e contribuisce ad abbassare il livello di cortisolo, un ormone legato alle condizioni di stress.

Diverse ricerche recenti, inoltre, dimostrano che il co-sleeping favorisce il cosiddetto “bonding”, il legame speciale tra genitori e figli, sia con la mamma che con il papà. Dormire insieme, insomma, è un scelta non solo ammissibile ma per certi versi auspicabile.

 

CALABRESE Michele

Sitografia e bibliografia:

cosleeping.nd.edu-guidelines

www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed

www.repubblica.it

www.educazione-emotiva.it

www.lifegate.it

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