Risiedeva da oltre sei mesi nella sala di attesa del pronto soccorso del Loreto Mare. Maria (nome di fantasia) è una donna di 49 anni nata a Cagliari.
Affetta da una patologia grave, tra un ricovero e l’altro, aveva cominciato a vivere direttamente nell’ospedale sito in Via Vespucci, ricevendo la solidarietà degli altri pazienti e degli operatori sanitari.
Durante una delle tante notti trascorse nella sala di attesa del nosocomio si era lasciata andare ad una confessione. Dopo essere diventata amica di un’operatrice sociosanitaria dell’ospedale, aveva confessato il desiderio di poter fare ritorno presso casa della madre, dove ad attenderla ci sarebbe stato anche suo figlio.
La donna però non disponeva del denaro necessario per acquistare il biglietto per il traghetto che le avrebbe permesso di fare ritorno nella propria terra.
Il personale sanitario quindi ha segnalato la vicenda ai servizi sociali ma, con il trascorrere del tempo, nulla è sembrato accadere.
Una decina di infermieri e operatori sociosanitari hanno così deciso di realizzare una colletta per aiutare la sfortunata signora.
Hanno così potuto acquistarle il titolo di viaggio necessario, farle la spesa e darle una somma in contanti da usare durante il tragitto.
“Molti senzatetto dormono nella sala d’attesa del Loreto mare e con l’arrivo del freddo aumenteranno – spiegano gli operatori – A questa signora abbiamo dato cibo e vestiti, si lavava nel bagno del pronto soccorso.
Ma è malata, non poteva vivere in queste condizioni: ha bisogno dell’aiuto dei suoi familiari. Bisognerebbe trovare una sistemazione adeguata anche per gli altri senzatetto che sono nell’ospedale”.
Un infermiere, terminato il proprio turno, ha accompagnato la clochard in taxi fino al porto. La donna ha portato con sé solo il biglietto ed una denuncia di smarrimento dei documenti di identità effettuata alcuni giorni prima.
“Grazie, sono felice di tornare a casa”, ha detto al suo accompagnatore. “Con un piccolo gesto da parte di tutti abbiamo realizzato un grande desiderio” spiegano gli infermieri e gli oss, che preferiscono restare anonimi.
“Speriamo che la solidarietà sia da esempio a chi come noi lavora in prima linea e che questa struttura ormai svuotata di molte funzioni resti aperta per il bene dei cittadini e degli ultimi”.
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