La replica di un collega alle discutibili dichiarazioni rese a Rolling Stone Italia dal cantautore bolognese.
Cesare Cremonini, cantautore bolognese, invita i giovani artisti a non cercare il posto fisso come “infermieri della discografia”. Nell’intervista rilasciata a Dario Falcini per Rolling Stone Italia e pubblicata il 6 gennaio 2018 l’artista emiliano, da poco uscito col suo ultimo disco, cita gli infermieri discorrendo sul tema del periodo drammatico vissuto dalla musica ai tempi dei talent show. Queste le sue parole:
«80 delle prime 100 canzoni su Spotify sono identiche, non si sa chi canti. […] Il drammatico tempo dei talent ha prodotto solo interpreti. […] Io spero che i ragazzi capaci di emergere non si facciano infettare dal meccanismo, cercando il posto fisso, come infermieri della discografia. Ma temo che avverrà proprio questo».
Cremonini descrive un mondo della musica “drammatico”, privo di estro e idee, in cui gli artisti, pedine di una scacchiera, cantano brani preconfezionati, utili solo a generare profitto. Queste pedine, incapaci di decidere il proprio futuro, sono solo pronte ad accontentarsi di un “impiego”, dimostrandosi “infermieri della discografia”. Davanti agli occhi del lettore potrebbe così apparire la figura di un infermiere subordinato, incapace di prendere decisioni e, dunque, mero esecutore di un mondo più grande di lui, che non riesce a splendere di luce propria ed è “consolato” dal posto fisso.
Concedendo a Cremonini il beneficio della non conoscenza della professione infermieristica, va sottolineato come sia poco gentile associare una figura professionale così importante a qualcosa di “infettato dal meccanismo”, che ricerca solo il posto fisso. Posto fisso che l’infermiere ormai deve guadagnarsi in realtà diverse da quelle italiane. Perché il posto fisso è un ricordo lontano anche per l’infermiere.
Ciò che colpisce, al di là del forte attacco alla professione, è che un artista maturo e fortemente attratto dalle dinamiche della società contemporanea, non conosca la forza e l’importanza dell’infermiere come protagonista e primo operatore sanitario, in grado di personalizzare l’assistenza e fare dei colori e dell’entusiasmo le armi più forti per sostenere i cittadini. L’infermiere è mosso dalla forza delle competenze, dalla capacità di ascoltare la persona e dal calore dell’entusiasmo, cosi come il Robin che lo stesso artista descrive in uno dei sui ultimi brani.
Mentre Cremonini, in svariate interviste (Rtl, Radio Deejay, ecc.), tratta l’empatia come deus ex macchina di questa sua ultima fatica, vorrei ricordagli che gli infermieri basano proprio sull’empatia il loro life motive. Quindi, caro Cesare, sei più infermiere di quanto pensi…
Carlo Frassetto (infermiere di pronto soccorso – Oxford University Hospitals)
Fonte: Rolling Stone – Cesare Cremonini: «E ora mi prendo gli stadi»
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