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Caso Cocco, Procua di Bari chiede archiviazione: “Vaccino J&J fu al limite concausa minima della morte”

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Per la pm Larissa Catella non è dimostrabile che la trombosi fatale al 54enne sia stata determinata dalla somministrazione del siero anti-Covid. La famiglia intende opporsi.

“Non è possibile affermare oltre ogni ragionevole dubbio che il vaccino sia stata la causa unica nella determinazione della morte di Alessandro Cocco“. Così i consulenti della Procura di Bari al 54enne deceduto per una trombosi al Policlinico di Bari il 15 giugno 2021, dopo la somministrazione del vaccino Johnson & Johnson. Il vaccino avrebbe “con maggiore probabilità agito come concausa minima“, perché l’uomo soffriva di una pregressa artrosi venosa e del deficit della proteina S, che non sapeva di avere. Sulla base di queste valutazioni, la pm Larissa Catella ha chiesto l’archiviazione del caso.

Il paziente si era sottoposto a vaccinazione anti-Covid nell’hub di Alberobello il 26 maggio. Alcuni giorni dopo aveva iniziato ad accusare forti dolori a una gamba e si era rivolto al Pronto soccorso dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, per poi essere ricoverato al Policlinico, dove morì per una “emorragia celebrale secondaria a trombosi dei seni venosi sagittale e sigmoideo in paziente vaccinato con il siero anti-Covid monodose J&J, affetto da trombosi sistemica e portatore di deficit familiare di proteina S”, di cui “lo stesso paziente era all’oscuro e che è stato scoperto in sede di accertamento dell’emorragia in corso”.

Con riferimento alla possibile correlazione tra vaccino e trombosi, la Procura rileva: “La recente letteratura riporta casi di sindrome trombotica associata a vaccini Covid a vettore virale, come il J&J, ma trattasi di complicanze aventi un’incidenza molto rara secondo le statistiche. Quindi non è possibile esprimersi con certezza in merito alla causa esclusiva responsabile della trombosi, atteso che la pregressa artrosi venosa, il deficit della proteina S, la possibile reazione autoimmune all’assunzione di eparine e la somministrazione del vaccino, ciascuna da sola, ben poteva indurre in maniera esclusiva la sindrome trombotica”.

Si legge nella richiesta di archiviazione: “È attendibile che tutte e tre le potenzialità trombogeniche abbiano svolto un ruolo concausale nella determinazione dell’evento trombotico, agendo in concorso tra loro mediante un’azione sinergica”. Tra l’altro, prosegue la pm, “nella scheda anamnestica sottoscritta dal paziente non fu fatta menzione di patologie pregresse né di episodi di tromboflebiti e trombosi venose profonde, o all’assunzione di terapia anticoagulante, considerato peraltro che il paziente non era a conoscenza del deficit familiare della proteina S, riscontrato solo a seguito di esami di laboratorio all’atto del ricovero”. Per queste ragioni, secondo la Procura, non è possibile ipotizzare profili di colpa nei confronti del medico vaccinatore e anche nei confronti del personale sanitario che ha avuto in cura il paziente nella fase successiva fino al decesso.

Ma la famiglia di Alessandro Cocco non ci sta e, tramite l’avvocato Daniele Bocciolini, fa sapere: “Presenteremo immediatamente opposizione alla richiesta di archiviazione. Ci sono numerosi aspetti da chiarire e la famiglia chiede giustamente di conoscere la verità. Occorre in particolare approfondire se sono stati rispettati tutti i protocolli relativi alla produzione del vaccino e se la morte del signor Cocco, che era perfettamente in salute, poteva essere evitata”.

Evidenzia il difensore: “Nella stessa consulenza tecnica non si esclude oltre ogni ragionevole dubbio che la somministrazione del vaccino possa essere causa unica ed esclusiva del decesso. Secondo i consulenti, infatti, sicuramente si tratterebbe quantomeno di una concausa nel determinismo della trombosi, e quindi della morte. Occorre chiarire anche la questione relativa agli effetti collaterali dello stesso vaccino. Difatti, all’epoca dei fatti, gli eventi di natura trombotica non erano nemmeno citati come eventi avversi, indicazione che sarà inserita solo il 1° ottobre 2021, nell’aggiornamento del documento pubblicato dall’Aifa”.

E ancora: “A nostro giudizio, occorre anche verificare se nelle fasi successive alla somministrazione, sotto il profilo sanitario, è stato fatto tutto il possibile per evitare l’evento. La morte, infatti, è avvenuta circa 20 giorni dopo la vaccinazione. Quindi, nonostante la relazione dei consulenti della Procura di Bari abbia stabilito il nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e il decesso, seppure come concausa, è stata comunque presentata richiesta di archiviazione del procedimento penale, notificando l’avviso alle persone offese dopo quasi sette mesi dall’apertura dell’inchiesta. Chiederemo pertanto indagini suppletive e nomineremo il nostro consulente medico-legale di parte”.

Redazione Nurse Times

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