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Caso Boi, assolto anche in appello il maresciallo infermiere

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Caso Boi, assolto anche in appello il maresciallo infermiere
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Aveva denunciato che sulla nave militare Caio Duilio si beveva acqua non conforme. Per i giudici non fece rivelazioni indebite.

Quando il maresciallo infermiere Emiliano Boi informò l’allora segretario del partito dei militari Luca Marco Comellini, oggi sindacalista, della mancanza di laboratori militari in grado di individuare la legionella, il suo intento fu quello di “farsi portatore della necessità di svolgere accertamenti sanitari in modo più completo, ritenendo che in caso contrario si ponesse in pericolo la salute degli equipaggi delle navi”. Agì “con la finalità di impedire il protratto utilizzo di acqua a suo giudizio non conforme ai parametri di legge”, perché era “fermamente convinto che incombesse sui marinai un pericolo”. Il tribunale militare lo ha dunque assolto perché il fatto non costituisce reato.

Eccole, le motivazioni con le quali Boi è stato assolto pienamente, in appello, dopo essere già stato assolto in primo grado per la “tenuità del fatto”. La sentenza della I Sezione di Roma, nelle sue 34 pagine, ripercorre le denunce fatte dal maresciallo spezzino fin dal 2011, quando si accorse che davvero sulla nave militare Caio Duilio si beveva acqua non conforme, perché la Marina faceva analisi solo parziali e non chimiche. Fu grazie a lui che venne fuori il problema.

Boi si ritrovò a processo per un episodio successivo, del 2016, cioè per aver informato Comellini sul fatto che il laboratorio della Marina, a La Spezia, non possedesse attrezzature per la ricerca della legionella. L’infermiere, che era già nel mirino, fu accusato di aver fatto rivelazioni indebite. La lunga sentenza di assoluzione ripercorre la storia. Al di là degli aspetti più tecnici, riconosce soprattutto che “la sua condotta fu sempre affiancata alla volontà di consentire all’amministrazione militare di intervenire in modo diretto ed efficace, sempre nell’ottica di tutelare la salute dei militari”.

Boi tentò davvero, per anni, di migliorare le cose. Lo fece dopo aver conosciuto un militare colpito da carcinoma alle ghiandole salivari. I giudici scrivono che nel caso della legionella (2016), alla fine le analisi furono eseguite da un laboratorio esterno, e risultarono a posto, ma Boi non poteva saperlo. Una sentenza importante, anche per i giovani militari recentemente accusati di aver rivelato informazioni sulle acque in uso sulla nave Magnaghi. Una partita ancora aperta, che vede chiamata in causa anche la trasmissione Le Iene.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Secolo XIX

 

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