Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un infermiere penitenziario dipendente dell’Usl Umbria 2.
Buongiorno, mi chiamo Antonio Mattaroccia e sono un infermiere dipendente dell’Usl Umbria 2, dove svolgo la professione all’interno della casa circondariale di Terni. Vi scrivo per portarvi a conoscenza delle condizioni lavorative in cui si trova l’area sanitaria, e in particolare gli infermieri.
Il gruppo di lavoro infermieristico della CC di Terni conta ad oggi tre unità su ogni turno di lavoro e un’unità notturna, con un totale di 522 detenuti aggiornato periodicamente in base alle necessità (dato del ministero, visionabile sul sito istituzionale). Come gruppo, ci sentiamo molto vicini alle parole utilizzate in alcuni recenti articoli d’informazione riguardanti la professione in ambito penitenziario, poiché ogni giorno dobbiamo subire un carico di lavoro non indifferente, dovuto anche alla variegata tipologia dei detenuti presenti all’interno dell’istituto.
Inoltre siamo spesso vittime di aggressioni verbali da parte degli stessi, puntualmente denunciate tramite apposita modulistica, ma l’azienda finora è rimasta immobile. Questo non agevola il nostro compito, poiché va inevitabilmente a impattare sui livelli di stress associati al contesto lavorativo, e ci sono spesso casi di allontanamento di colleghi a causa proprio dello stress subito.
Altra problematica riguardante l’organico è la mancata sostituzione delle assenze giustificate prolungate (maternità), con la conseguente richiesta di copertura del turno da parte nostra o da unità reclutate da altre unità operative. Il personale di supporto è numericamente inadeguato per la mole di lavoro a cui dobbiamo sottostare: attualmente solo un’unità oss, poiché le due unità presenti fino al 31/12/22, inviateci dalla Protezione civile, non sono state rinnovate.
L’azienda stessa non ci aiuta affatto nel cercare di creare un ambiente “sano”. Nella fattispecie mi riferisco a presidi spesso molto vecchi, come i carrelli per la distribuzione della terapia, in condizioni a dir poco pietose, e alla mio avviso inadeguata sanificazione degli ambienti dell’infermeria, affidata a detenuti “lavoranti”, i quali certamente si impegnano nel portare a termine i compiti assegnati, ma non sempre hanno una conoscenza adeguata riguardo la sanificazione di aree sanitarie.
Infine va segnalata la questione dell’indennità economica (Legge 436/87) percepita fino al 2008 da tutti i lavoratori delle carceri per eventuali rischi legati all’ambiente. Un’indennità sparita, non essendo riconosciuta nel settore sanitario.
Nella speranza che queste denunce facciano da cassa di risonanza per informare tutte le istituzioni sulle condizioni in cui versano gli infermieri penitenziari, e quindi ci diano voce, questa mia lettera vuole confermare quanto denunciato di recente anche da organizzazioni sindacali nazionali. Con la speranza di trovare nel 2023 un miglioramento delle condizioni lavorative, anche grazie a voi.
Redazione Nurse Times
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