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Carenza di infermieri in Calabria, la proposta di Opi Cosenza: “Serve unica graduatoria regionale”

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Lazio, Uls lancia l’allarme sulla carenza di personale nelle strutture sanitarie
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Il presidente dell’Ordine, Fausto Sposato: “Manca programmazione. Perché le nostre aziende ospedaliere emanano bandi per poche unità di personale?”.

“Il problema è il solito della sanità in Calabria: manca la programmazione, la visione di lungo periodo”. Così Fausto Sposato, presidente di Opi Cosenza, commenta la vicenda dei concorsi per infermiere banditi dalle aziende ospedaliere Pugliese-Ciaccio di Catanzaro e Annunziata di Cosenza.

L’analisi di Sposato parte dal dato Fnopi secondo il quale la carenza di infermieri in Calabria è calcolabile in 4mila unità: “Se questo dato è vero, perché le nostre aziende ospedaliere emanano bandi per poche unità di personale? Se si leggono i piani di assunzione delle nostre aziende vedremo che il totale ammonta a poche centinaia di unità. È evidente che uno dei due, o i manager delle nostre aziende o la Federazione, sta mentendo. E siccome conosco il rigore con cui la Federazione ha elaborato questa statistica, penso che il problema sia nell’incapacità di programmare dei nostri manager. Del resto, se la sanità in Calabria è ridotta in questo modo, un motivo ci sarà”.

Secondo il presidente di Opi Cosenza, in Calabria si dovrebbe procedere a un concorso per stilare un’unica graduatoria regionale, dalla quale possano attingere tutte le aziende ospedaliere e territoriali della regione: “Anche perché chi partecipa al concorso a Catanzaro, lo fa anche a Cosenza. Il rischio è che in graduatoria ci sia due volte la stessa persona. Va poi considerato che ai concorsi partecipano un po’ da tutto il Meridione. È chiaro che un infermiere della Puglia o della Basilicata, appena trascorsi i sei mesi di prova, farà di tutto per tornare più vicino a casa”.

Sposato è critico anche sulle modalità di svolgimento del concorso, ossia sui i famosi test preselettivi che altro non sono se non quiz a risposta multipla: “Penso che questi quiz, anziché essere incentrati su domande tipo ‘Chi ha scritto la Traviata?’, dovrebbero essere incentrati su domande tecnico-professionali. Altrimenti il rischio è che a passare i test sia chi ha una particolare cultura mnemonica, mentre chi ha fatto esperienza e ha conseguito una serie di titoli di studio è fatto fuori. Lo dico con particolare riferimento al concorso di Cosenza, dove i titoli non sono presi in considerazione in questa fase. A me pare un’assurdità”.

Un’altra anomalia, secondo Sposato, consiste nel non aver previsto percorsi di stabilizzazione per gli infermieri che da tempo prestano servizio in azienda: “Esistono colleghi che non sono rientrati nella legge Madia per una questione di pochi mesi. Alcuni sono stati formati e specializzati, come quelli che prestano servizio nelle sale operatorie, che senza di loro non sarebbero mai state aperte. Adesso li mandiamo via, gettando alle ortiche la formazione che hanno ricevuto? Anche questa mi pare un’assurdità”.

Redazione Nurse Times

Fonte: www.quotidianodelsud.it

 

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