Riflessioni sull’ennesimo caso di morte in ospedale (stavolta a La Spezia) legato alla mancanza di personale.
Un’anziana muore all’ospedale di La Spezia.«Mancava un infermiere». Questo lo scarno titolo apparso sui quotidiani odierni (clicca QUI per l’articolo del Secolo XIX). Quante volte ne abbiamo letti, di titoli simili, che narrano anche di reparti che chiudono per carenza di infermieri o di sedute operatorie, sospese per lo stesso motivo.
Probabilmente la signora in questione sarebbe morta lo stesso e avrà ricevuto tutte le cure di cui necessitava, ma, dati alla mano, possiamo affermare senza timore di essere smentiti che la mancanza di infermieri provoca un aumento della mortalità. Lo sanno gli infermieri, lo sanno le direzioni ospedaliere, lo sa la politica. I tre gruppi citati fanno davvero di tutto per risolvere, o almeno arginare, questo problema, sempre più evidente nelle corsie ospedaliere italiane?
Partiamo dagli infermieri, da coloro che si trovano in prima linea, che sono costretti a dare risposte all’utenza con risorse scarse e piante organiche sottostimate. Quando capita loro di trovarsi in turno in numero minore rispetto alle esigenze del reparto, quando capiscono che dovranno scegliere i bisogni di assistenza da soddisfare e quelli da mortificare, cosa fanno? Scrivono la loro frustrazione ai dirigenti, a chi è pagato, anche bene, per risolvere queste situazioni? O se la raccontano tra loro?
Passiamo alle direzioni ospedaliere. Nel caso in questione un chirurgo del reparto avrebbe dichiarato: «In Chirurgia il terzo infermiere è di rigore se ci sono almeno 25 pazienti. L’altra notte i ricoverati erano 23». Le ultime evidenze scientifiche affermano che c’è bisogno di un infermiere ogni 6 ricoverati (RN4CAST), altrimenti aumenta la mortalità. Non commento oltre.
La politica, infine, osanna gli infermieri, magnificandone il ruolo. Si pensi alle parole pronunciate dal ministro della Salute (a due giorni dalla sottoscrizione di un contratto ignobile per gli stessi). Ma poi la stessa politica decide di tagliare i costi della sanità, lasciando i reparti sguarniti di professionisti, come nel caso in questione.
Come si fa a dormire sonni tranquilli, sapendo che si lasciano morire persone che si sarebbero potute salvare? Come si può consentire che la sanità abdichi da quella che è la sua mission principale: salvare vite umane? Si può, inseguendo un risparmio economico, consentire che degli esseri umani muoiano? Ognuno è libero di dare le risposte che crede. Io faccio mie le parole del grande Vittorio Arrigoni: «Restiamo umani». E aggiungo: se mai lo siamo stati, ritorniamo umani.
Massimo Arundine
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