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Cancro al colon: maggiori rischi per chi consuma cibi ultraprocessati

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Cancro al colon: maggiori rischi per chi consuma cibi ultraprocessati
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Questa la conclusione di uno studio condotto da ricercatori della Tufts University.

Gli uomini che consumano cibi ultraprocessati hanno il 29% di possibilità in più di soffrire di un cancro al colon. A dirlo è uno studio pubblicato sul British Medical Journal da un team della Tufts University (Massachusetts, Usa), guidato da Lu Wang, che spiega: “Le carni lavorate, la maggior parte delle quali rientrano nella categoria degli alimenti ultra-processati, sono un forte fattore di rischio per il cancro del colon-retto. Gli alimenti ultra-processati sono inoltre ricchi di zuccheri aggiunti e poveri di fibre, e contribuiscono all’aumento di peso e all’obesità, fattore di rischio consolidato per il cancro del colon-retto”.

I ricercatori hanno esaminato i dati di oltre 200mila partecipanti (159.907 donne e 46.341 uomini), arruolati in tre grandi studi prospettici. Ogni partecipante ha compilato un questionario per valutare la frequenza di consumo di circa 130 alimenti. Negli anni del follow up sono stati registrati 1.294 casi di cancro al colon fra gli uomini e 1.922 fra le donne.

Gli uomini che consumavano maggiori quantità di cibi ultraprocessati erano anche quelli a maggior rischio di sviluppare un cancro del colon, mentre il rischio è apparso stabile nelle donne con un consumo simile di questi cibi. L’analisi però ha evidenziato un tipo di consumo differente dei cibi ultraprocessati fra uomini e donne: i primi consumavano più carne e bevande zuccherate, mentre fra le donne c’era un maggior consumo di latticini processati, fra cui lo yogurt. Evidentemente, anche se ultraprocessati, certi alimenti non concorrono all’aumento del rischio di cancro. “Ulteriori ricerche dovranno determinare se esiste una vera differenza di sesso nelle associazioni, o se i risultati ottenuti nelle donne in questo studio erano semplicemente dovuti al caso o ad altri fattori confondenti che hanno mitigato l’associazione”, concludono gli autori.

“Un ruolo cruciale nella prevenzione è dato dall’alimentazione – chiarisce Carmine Pinto, direttore Oncologia medica AUSL-IRCCS di Reggio Emilia -: fattori dietetici quali il consumo di carni rosse e insaccati, farine e zuccheri raffinati e il consumo di cibi salati, conservati o affumicati fanno salire il pericolo di ammalarsi, come l’eccessivo consumo di bevande alcoliche e il fumo. Le probabilità aumentano anche per chi è sovrappeso, obeso e fa poca attività fisica. Una protezione, invece, può essere prodotta dal consumo di frutta e verdure, carboidrati non raffinati, vitamina D e calcio. Molti studi negli anni, anche in Europa, hanno correlato gli alimenti ultraprocessati (in particolare le carni e i drink dolcificati) all’insorgenza di carcinoma del colon-retto. Intervengono molti cofattori come zuccheri presenti, additivi, fibre, equilibrio alimentare, obesità, attività fisica che ne rendono difficile spesso una valutazione e quantificazione”.

E ancora: “Rimane quindi da considerare come sempre l’importanza di un equilibrio nella dieta tra i diversi elementi costitutivi e soprattutto la quantità e la frequenza di carni e di carni processate assunte. Altre ricerche scientifiche hanno evidenziato che la dose, ovvero le quantità di cibi processati consumate, ha un suo peso: il pericolo sale quanto maggiore è la quantità di alimenti poco sani che una persona decide di mettere in tavola. Quindi, come sempre, l’importante è seguire una dieta equilibrata (quella mediterranea è fra le più sane al mondo) in aggiunta a un’adeguata attività fisica, senza demonizzare un singolo alimento o fattore”.

Redazione Nurse Times

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