Nuovo terreno di scontro tra Carroccio e M5S. Il vicepremier leghista è contrario ai negozi che vendono cannabis light. La replica di Grillo e Di Maio: “Non si tratta di droga”.
Erano passate poche ore dalla decisione del premier Giuseppe Conte di togliere le deleghe al sottosegretario leghista indagato Armando Siri, che già il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, avviava una nuova campagna “ad alto volume”: la chiusura di tutti quegli shop che vendono cannabis light e che muovono un giro di affari di oltre 7 miliardi.
Non proprio un giochetto senza rischi, dunque, che ha aperto, come previsto, l’ennesimo contrasto nell’esecutivo gialloverde, con conseguente minaccia di caduta del Governo. Sì, perché mentre Salvini annunciava la campagna di primavera («Chiuderò uno a uno tutti i negozi di cannabis legale, perché sono un incentivo all’uso e allo spaccio»), dall’altra parte il ministro della Salute, Giulia Grillo, replicava: «Non bisogna dare informazioni sbagliate, perché nei canapa shop non si vende droga».
Un botta e risposta che ha raggiunto il picco della polemica davanti alle telecamere di Otto e mezzo: «Sulla droga – ha avvertito “il capitano” – sarei pronto a mandare a casa il Governo, perché la tutela dei nostri figli è altra cosa rispetto a qualche poltrona. Io, con i Cinque Stelle, su questo sì che ci litigo, perché qualcuno vorrebbe che lo Stato diventasse spacciatore». Il tentativo di dimenticare Siri, o di farlo dimenticare, è sfociato dunque in un’altra querelle politica. Con relativa replica dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio: «Siamo tutti contro la droga, ma basta con le minacce al Governo. Gli italiani non ne possono più».
Il leader del Carroccio ha deciso di comunicare l’operazione anti-shop che vendono cannabis light a conclusione di un incontro con i rappresentanti di una ventina di comunità di recupero per tossicodipendenti: «Da domani stesso – ha annunciato – darò indicazione a tutti i responsabili della pubblica sicurezza delle forze dell’ordine di andare a controllare uno per uno, con l’obiettivo di chiuderli, i presunti negozi turistici di cannabis. Per quanto mi riguarda, vanno sigillati perché sono un incentivo all’uso e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Ce ne sono più di mille al di fuori di ogni regola e di ogni controllo. La droga è un’emergenza nazionale devastante, soprattutto per i minori. Ora usiamo le maniere forti».
La risposta del ministro Grillo: «Se per caso, come ministro dell’Interno, è in possesso di informazioni che io non ho, allora bisogna fare un altro ordine di considerazioni». La responsabile della Salute dei Cinque Stelle ha colto l’occasione per spiegare che qualcosa, comunque, cambierà nel settore: «Posso dire che ci sarà una restrizione di vendita alle categorie vulnerabili (donne in gravidanza e minori, ndr), per il principio di precauzione. Il Consiglio superiore di sanità vecchio aveva dato indicazioni di tipo giuridico, che non spettano al Css, ma all’Avvocatura dello Stato, a cui abbiamo chiesto un parere tempo addietro. Se poi altri ministeri dovessero valutare altri tipi di restrizioni, lo faranno. Io valuto l’aspetto relativo alla salute. Va ribadito, però, che la concentrazione del principio attivo Thc nei prodotti non è tale da avere un effetto stupefacente. In Italia non c’è la droga libera».
In ogni caso, la normativa in materia non è proprio chiarissima, tanto che potrebbe rappresentare un importante spartiacque la decisione della Cassazione a sezioni unite, attesa per il 31 maggio, proprio sulla commerciabilità delle infiorescenze. Il caso ha origine da un sequestro di merce venduta nello shop di un 28enne di Civitanova. Il sequestro disposto dal Tribunale del riesame di Macerata è stato poi annullato dai Supremi giudici, che hanno riconosciuto la liceità della vendita con una percentuale di Thc inferiore allo 0,6%, ovvero la soglia che definisce la cannabis legale.
Una decisione in contrasto con altre precedenti sentenze, sempre per fatti avvenuti nel Maceratese, dove una serie di canapa shop erano stati sequestrati nel giugno scorso per sospetto spaccio. In attesa del verdetto, che potrebbe essere dirimente, Salvini ha puntato anche a tutte le iniziative di contorno: dall’Hemp Fest che si è svolto a Milano, al Canapisa, in programma in Toscana il 18 maggio. «Chiederò che siano vietate – ha tuonato –. Lo Stato spacciatore non è lo Stato di cui faccio il ministro».
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Messaggero
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