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Caltanissetta, premiati per aver salvato una vita: perfetto lavoro di squadra

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Medici e infermieri di vari reparti dell’ospedale Sant’Elia hanno dimostrato grande determinazione nel prendersi cura di un 41enne colto da arresto cardiaco in Pronto soccorso. Per loro un attestato di merito dell’Asp.

Ci hanno provato fino all’ultimo, e alla fine sono stati premiati non solo dal loro lavoro, ma pure con un riconoscimento vero e proprio, un attestato di merito, da parte della direzione generale dell’Asp Caltanissetta.Parliamo di medici e infermieri dell’ospedale Sant’Elia, che in un giorno di inizio novembre hanno riportato in vita Giuseppe Azzaro, 41enne colto da arresto cardiaco mentre si trovava in Pronto soccorso. Per oltre 38 minuti il suo cuore aveva cessato di battere, ma la determinazione dei sanitari ha avuto la meglio. Una volta rianimato, l’uomo è stato sottoposto a un intervento di angioplastica, e adesso potrà tornare a condurre una vita normale.

A consegnare gli attestati, il direttore generale dell’Asp, Alessandro Caltagirone, insieme al direttore sanitario Marcella Santino e al direttore amministrativo Pietro Genovese, che hanno ringraziato medici e infermieri dei reparti di Pronto soccorso, Cardiologia, Emodinamica e Rianimazione. “Abbiamo convocato tutti coloro che sono stati coinvolti nella buona riuscita delle manovre rianimatorie, del successivo intervento e della degenza del paziente –spiega Caltagirone –, conferendo loro un giusto riconoscimento. I dipendenti si sono stupiti, perché nella loro carriera non era mai accaduto qualcosa di simile, benché ci siano stati altri eventi meritevoli di attestati di questo tipo. Abbiamo trovato gente motivata e allo stesso tempo contenta della nostra iniziativa”.

Il signor Azzaro era arrivato al Pronto soccorso per un dolore nella zona della scapola e al braccio. Il medico stava facendo gli accertamenti del caso e il paziente sembrava stare relativamente bene, ma all’improvviso è andato in arresto cardiaco. “Sono stati momenti di alta tensione – ha raccontato Sebastiano Nocilla, in quel momento di turno con la collega Giuseppina Tumminelli –, ma grazie a una diagnosi in tempi brevissimi siamo riusciti, insieme agli infermieri e agli altri colleghi, a salvare il paziente. Quando quest’ultimo è andato in arresto non abbiamo perso tempo, iniziando le manovre di rianimazione cardiovascolare. Il paziente non era arrivato con un dolore toracico tipico, per cui quello che è successo di lì a poco era assolutamente inaspettato. Vederlo riprendersi è stata una gioia grandissima per tutti noi”.

Protagonista dell’intervento, la giovanissima cardiologa Fiorella Privitera: “Il paziente è vivo grazie al lavoro di squadra e grazie, soprattutto, agli infermieri del mio reparto, davvero straordinari. Riuscivano a percepire in anticipo le mie decisioni ed erano sempre pronti alla preparazione e alla somministrazione dei farmaci. Bastava solo un cenno per capirsi, e la condivisione del protocollo ha funzionato al cento percento. Sentire un cuore che torna a battere è un’emozione indescrivibile, così come vedere un corpo che torna a riscaldarsi. Casi come questi sono rari, ma non rarissimi. Recentemente ne sono capitati altri, con arresto cardiaco di lunga durata. Il segreto è la buona esecuzione del massaggio cardiaco, che consente di preservare la perfusione cerebrale in attesa che il cuore riparta autonomamente”.

L’intervento di angioplastica è stato eseguito dall’emodinamista Manuela Creaco: “Data la giovane età e la forte familiarità, che risulta essere il fattore di rischio determinante, siamo intervenuti prima ancora che il paziente, dopo l’arresto cardiaco, riuscisse a fare l’elettrocardiogramma di base. Proprio per via della giovane età e della doppia familiarità della cardiopatia ischemica, sia dalla linea paterna che da quella materna, noi dell’Emodinamica siamo intervenuti con la chiamata in reperibilità in tempi brevissimi. Tale rapidità ha certamente giovato al paziente, tant’è che al mio arrivo in sala di terapia intensiva aveva ancora un polso talmente valido da poter ipotizzare un approccio radiale, che è quello più comunemente utilizzato durante l’angioplastica primaria. All’arrivo in sala di Emodinamica, invece, la pressione stava crollando e si è reso necessario un approccio femorale, più convenzionale nei momenti di estrema emergenza. L’altra particolarità di questo paziente è che ha reagito all’insulto ischemico di una coronaria chiusa, che era l’interventricolare anteriore, cioè la più importante per l’economia ischemica del cuore, con diversi arresti cardiaci da fibrillazione ventricolare, cioè un’aritmia che dà una traccia elettrica al monitor, ma che non dà assolutamente un circolo valido per il paziente. È per questo che, durante i minuti di arresto, il paziente è stato massaggiato e curato con i farmaci che sostengono il circolo, secondo le linee guida. Il massaggio è stato essenziale: senza, non sarei potuta nemmeno intervenire”.

Fondamentale anche il lavoro svolto dai rianimatori. Nonostante i 38 minuti di assenza del battito cardiaco, il paziente, grazie alle mani esperte dei medici Michele Minissale e Rita D’Ippolito, non ha riportato alcun danno permanente. “Ci siamo occupati di garantire l’ossigenazione cerebrale con l’intubazione orotracheale – dice la dottoressa D’Ippolito –. Quindi abbiamo intubato il paziente, manovra fondamentale, e continuato il massaggio cardiaco insieme ai colleghi cardiologi. Così abbiamo evitato danni cerebrali permanenti. Con il massaggio cardiaco abbiamo sostituito la pompa cardiaca, che era ferma, garantendo la circolazione, e con l’intubazione abbiamo garantito l’ossigenazione, riducendo a zero i danni cerebrali. Dopo l’intervento, il paziente è stato mantenuto in ventilazione controllata in sala operatoria, assistito dai due rianimatori Roberto Serretta e Antonio Lombardo. Il fatto che il paziente non abbia riportato alcun danno dimostra che la rianimazione cardiopolmonare è stata eseguita secondo le linee guida. Per noi il riconoscimento di oggi è stato importantissimo. È la prima volta in vent’anni di professione che ricevo un encomio al mio lavoro, che consiste tutti i giorni nel salvare vite. Questo attestato ci dà una spinta in più e ci rende entusiasti di aver scelto questa meravigliosa professione”.

Gli attestati sono stati consegnati ai medici Sebastiano Nocilla, Michele Minissale, Fiorella Privitera, Rita D’Ippolito, Manuela Creaco, Antonio Lombardo, Roberto Serretta, Giuseppina Tumminelli, e agli infermieri Rita Mangione, Danila Puglisi, Massimo Lunetta, Francesca Lavieri, Alessandro Scarantino, Calogero Diliberto, Maria Tina Canalella, Mario Castigione, Biagio Donzuso e Massimiliano Mugavero. All’incontro erano presenti anche il primario del reparto di Rianimazione, Giancarlo Foresta, e il primario del reparto di Cardiologia, Felice Rindone.

Redazione Nurse Times

Fonte: Radio CL1

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