Un quattordicenne affetto da leucemia acuta, e ricoverato in terapia intensiva per gli affetti collaterali della Car-T, è stato trattato con una terapia sperimentata dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ed è guarito
Sperimentata con successo l’Aferesi, tecnica di depurazione del sangue del paziente e la sua rimessa in circolo. Solo così il piccolo paziente, ricoverato in terapia intensiva per gli effetti collaterali della terapia Car-T che gli aveva causato una grave insufficienza respiratoria è guarito ed è stato dimesso dopo 15 giorni.
Da alcuni l’immunoterapia ha aperto un nuovo capitolo delle cure per i pazienti affetti da tumori del sangue. In questo tipo di terapie le cellule vengono “prelevate”, “riprogrammate” e poi immesse nuovamente in circolazione quando sono in grado di riconoscere i linfociti. Ma la terapia CAR-T ha anche dei gravi effetti collaterali che, in circa un quarto dei casi, arriva a compromettere le funzioni vitali dei pazienti sottoposti a tale trattamento, effetti collaterali che nei casi più gravi potevano portare alla morte.
E’ il primo caso al mondo, lo studio del Bambin Gesù è stato pubblicato su Critical Care Explorations, aprendo nuove prospettive per questo tipo di terapia limitandone fortemente gli effetti collaterali.
Ma spieghiamo come funziona questa tecnica.
Il sangue del paziente viene prelevato e fatto transitare in due “colonne di assorbimento”, per poi venire trasfuso nuovamente nel corpo del paziente. In sostanza la superficie del sorbente presente nelle colonne (grande come quattro campi da calcio) “cattura” grazie a delle speciali resine i linfociti T. Le colonne utilizzate nel trattamento sperimentale sono un gioiello di ingegneria medica, e sono state prodotte e progettate da un’azienda italiana.
“Il ricorso a questa terapia ha consentito di ridurre i valori delle citochine in maniera significativa e di migliorare l’evoluzione del danno d’organo correlato a questi mediatori dell’infiammazione“, spiega la dottoressa Bottari. “L’emoperfusione extra-corporea con colonna ad assorbimento ha una duplice potenzialità. In primo luogo, l’effetto sinergico con i farmaci anti-citochine oppure la loro sostituzione nei pazienti che non rispondono a questa linea terapeutica. Inoltre, ha la capacità di non interferire su una terapia ‘viva’ come quella basata su cellule CAR-T nella loro azione contro il cancro”. Inoltre “la terapia non è solo di supporto agli organi ma letteralmente curativa”.
La leucemia acuta, di cui il bambino era affetto, è la forma maggiormente diffusa tra i pazienti in età pediatrica: ogni anno si contano circa 400 casi.
L’uso dell’Aferesi combinato con la terapia Car-T può rappresentare una soluzione promettente per controllare le complicanze causate da questa terapia antitumorale, senza inficiarne in alcun modo l’azione.
Redazione Nurse Times
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