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Bari, nuovo ospedale Covid in Fiera: “Costoso e inutile. Uno spreco”

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Bari, nuovo ospedale mobile in Fiera: "Costoso e inutile. Uno spreco"
Roma, 16 gen. (askanews) - Il nuovo Ospedale Covid alla Fiera del Levante, a Bari, è pronto. Sono terminati i lavori di realizzazione appaltati dalla Protezione civile regionale e oggi c’è stato il passaggio della struttura al Policlinico di Bari che ne assumerà la gestione, con la simbolica consegna della chiave al presidente della Regione Puglia e al commissario straordinario del Policlinico di Bari Vitangelo Dattoli, alla presenza del direttore del dipartimento Salute della Regione Puglia Vito Montanaro, del responsabile della Protezione civile Mario Lerario, del rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini, del preside della Scuola di Medicina Loreto Gesualdo, i rappresentanti delle due imprese, Cobar e Item Oxygen, che hanno realizzato la costruzione. “Questo ospedale è il perno fondamentale del piano pandemico permanente della Regione Puglia. Nulla di questo investimento andrà perso neanche dopo l’emergenza, anche se l’emergenza ha determinato questa necessità. È tutto lavoro pugliese, è tutta testa pugliese. Gli ospedali simili in altre zone di Italia non funzionano come questo, che è un luogo multifunzionale, dove sono insieme terapie intensive e area medica. Abbiamo fatto questa scelta per riuscire a gestire tutti i gradi della gravità della malattia: è un luogo a pressione negativa, è un reparto di infettivologia, di pneumologia, di medicina, di terapia intensiva e subintensiva, possiamo gestire tutto con quella flessibilità che un maxi centro richiede. Attraverso questo sistema di gestione delle maxi emergenze, nella collaborazione tra la punta dell’accademia pugliese, il Policlinico di Bari e la Protezione civile, realizzeremo non solo all’interno del sistema sanitario, ma più in generale, nella gestione di tutte le emergenze, una collaborazione che stiamo creando sul campo”, ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. “Ringrazio tutti coloro che hanno realizzato questa impresa. In pochissime settimane abbiamo realizzato una infrastruttura sanitaria fondamentale. La Regione Puglia ha un buon equilibrio sanitario sotto l’aspetto finanziario e sotto l’aspetto del numero dei posti letto, ma non è una corazzata come altre regioni del Nord, che hanno più ospedali, risorse e personale sanitario. Questo è un dato di fatto, che tutti conoscono e che tutti fingono di ignorare. Questa struttura non nasce perché si è determinato un cattivo utilizzo delle strutture esistenti, ma nasce come dispositivo di sicurezza multiuso. Nasce perché non sappiamo, come non sapevamo con chiarezza, quanto sarebbe stata forte la seconda ondata Covid e non sappiamo se ce ne sarà una terza", ha aggiunto Emiliano. "Vi ricordo che la seconda ondata è stata 20 volte quella di marzo e aprile, 20 volte. Io lo ripeto perché ho l’impressione che non ce ne siamo resi conto. La seconda ondata è stata affrontata in Puglia con una perfetta organizzazione, nonostante tutti i limiti. Nessun Paese del mondo sapeva come si affrontava questa epidemia. Noi abbiamo avuto certamente molti problemi per organizzare tutto il sistema, l’assistenza domiciliare, i medici di medicina generale, le Usca, il territorio, ma tutto oggi è a regime ed è suscettibile di potenziamento e rafforzamento, persino le piattaforme informatiche, che sono necessarie per i medici di medicina generale, sono attive. E soprattutto avevamo una esigenza, quella non solo di essere sicuri di avere sempre tutti i posti letto necessari, nonostante i 2500 posti che abbiamo messo a disposizione a prescindere da questa struttura per il covid, ma di avere un luogo che consentisse la convivenza tra la salute ordinaria, quindi la riattivazione piena di tutti gli ospedali della Puglia, e la gestione dell'emergenza covid, perché questa è una struttura a servizio dell’intera regione”, ha detto ancora.
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Una delegazione di Fratelli d’Italia ha svolto un sopralluogo, esprimendo un parere negativo sulla struttura voluta dalla Regione Puglia: “Spesi 17 milioni per 14 letti di terapia intensiva”.

Uno spreco risorse per una struttura inutile. È il giudizio espresso da una delegazione di FdI dopo il sopralluogo nel nuovo ospedale mobile voluto dalla Regione Puglia all’interno del quartiere fieristico di Bari. L’eurodeputato Raffaele Fitto traccia la sintesi: “Una spesa di quasi 10 milioni si è quasi raddoppiata, sino a oltre 17 milioni. E oggi prendiamo atto che qui si realizzeranno 14 letti di terapia intensiva, che potenzialmente potrebbero diventare 28”.

Con Fitto hanno visitato la struttura il deputato Marcello Gemmato e i sei consiglieri regionali: Ignazio Zullo (capogruppo), Luigi Caroli, Giannicola De Leonardis, Antonio Gabellone, Renato Perrini e Francesco Ventola. La critica è tutta qui: ideato per ospitare 154 letti di terapia intensiva, quelli che la Regione considerava carenti per affrontare il coronavirus, l’ospedale mobile ne ospiterà molti di meno. Ma la tesi della Regione è diversa.

Zullo, esperto diquestioni sanitarie, spiega il dettaglio: “A maggio il ministero della sanità ha chiesto alle Regioni di aumentare l’offerta di terapie intensive. La Puglia è stata chiamata a portare iletti dai 304 esistenti a 579, ne doveva allestire ulteriori 275. In questo avrebbe potuto dedicare aipazienti covid il 30% del totale. Richiesta a maggio, la Regione ha deciso di attivare l’ospedale a dicembre. Etuttavia gli ultimi dati Agenas (6 gennaio, mentre l’ospedale era in costruzione) riportano come attivi 548 letti di terapia intensiva. Il deficit, rispetto allo standard richiesto, è di soli 31 posti”. Ecco perché l’ospedale, finalizzato alla terapia intensiva, è “del tutto inutile”.

Il Policlinico di Bari, cui è affidata la gestione dell’ospedale, ha attivato finora 114 letti. E solo 14 sono dedicati alla terapia intensiva. “Se questo era l’obiettivo – annota Fitto –, sarebbe bastato distribuire questi 14 letti in tutti i reparti esistenti. Avremmo evitato lo spreco di danaro, visto che, oltre aicosti di realizzazione, va aggiunto un affitto di 111mila euro al mese. Senza dire dei dubbi sul futuro di questa struttura: non si capisce per fare cosa econ quale personale”.

Zullo, poi, inserisce unaltro ragionamento: “Con la vaccinazione, il futuro della gestione Covid non attiene ai letti di terapia intensiva. Casomai i 17 milioni andavano impiegati per potenziare la sanità territoriale per l’immediata presa in carico del paziente, in modo da evitare l’aggravarsi delle condizioni e il possibile ricorso alla terapia intensiva”.

Gemmato aggiunge un’altra riflessione: “Non solo appare evidente lo spreco di danaro pubblico, ma c’è anche da porsi una domanda: che ne sarà poi della Fiera del Levante?”. La domanda non è peregrina. Si vedrà con il tempo. Ora la principale obiezione riguarda costi e funzionalità.

Qualche risposta arriva dal commissario del Policlinico, Vitangelo Dattoli, presente alsopralluogo degli esponenti di FdI. “L’ospedale – spiega – non è inutile. Tutti i 154 posti possono essere adibiti a terpia intensiva, ma non lo devono essere per forza. L’allestimento avviene per gradi, secondo le necessità. La struttura è divisa in dieci moduli, ognuno di 16 posti: ne sono stati aperti sette; in pratica abbiamo attivato 114 letti”.

Di questi, in effetti, 14 sono di terapia intensiva, gli altri cento di sub-intensiva, o altrimenti detti di “alta assistenza”. I 100 letti sono di Pneumologia, Malattie infettive, Medicina interna, Nefrologia: tutti dedicati al Covid. Questo consentirà al Policlinico di liberare gli spazi dedicati a queste specialità.

In particolare di sgomberare il padiglione Chini, che dovrà essere anche bonificato dopo i casi di legionella che sono stati registrati. “In Fiera – prosegue Dattoli – potranno infine essere attivati gli altri 40 letti rimasti, secondo necessità”. Un terzo di questi, 14-15, destinati alla terapia intensiva.

Dunque i numeri indicati da FdI sono esatti. Fermo restando che, in caso di drammatica esigenza, tutti iletti della Fiera potrebbero essere di terapia intensiva. Occorrerà il personale. Dattoli, che oggi incontra i sindacati, è fiducioso. È previsto un incremento di operatori: un centinaio di infermieri, una ventina di medici, varie decine di oss. Tra qualche settimana il trasferimento dei pazienti.

Rerdazione Nurse Times

Fonte: Corriere del Mezzogiorno

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