Riportiamo di seguito un interessante studio descrittivo realizzato da Silvia Grosso, in collaborazione con Saverio Tonet, Ines Bernard, Denis De Marchi, Laura Dorigo, Gianluca Funes, Paolo Gandin, Massimo Lussu, Nicolas Oppio, Stefania Tissot, Luigi Pais dei Mori e Alvisa Palese.
I risultati ottenuti, sono stati pubblicati anche dalla pagina ufficiale della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche e sulla rivista “L’INFERMIERE ONLINE”.
Introduzione
Ad oggi sono considerate ‘non infermieristiche’ quelle attività che dovrebbero essere svolte da altri operatori poiché non prevedono l’uso di conoscenze e competenze infermieristiche. Tali attività occupano tra il 35% e il 62% del tempo lavorativo degli infermieri e determinano esiti negativi sugli assistiti, sui professionisti e sulle organizzazioni.
Malgrado il crescente dibattito a livello nazionale ed internazionale non sono note le strategie che gli infermieri attivano nel quotidiano per evitare e/o contenere tali attività. L’obiettivo di questo studio è quantificare il fenomeno delle attività ‘non infermieristiche’ e descrivere le strategie messe in atto dagli infermieri per evitarle e/o contenerle.
Materiali e metodi
L’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Belluno ha condotto uno studio descrittivo coinvolgendo gli infermieri della provincia (n=1987). Agli infermieri eleggibili (n=1331) è stato somministrato il questionario elaborato nella fase qualitativa del progetto APRI: in particolare, veniva richiesto agli infermieri se avevano attivato strategie per evitare e/o contenere le attività ‘non infermieristiche’, quali strategie avevano attivato e con quale efficacia percepita.
Risultati
Hanno risposto 743 infermieri (55.8%), che hanno dichiarato di svolgere quotidianamente attività ‘non infermieristiche’ (693, 94.5%) a cui dedicano mediamente un terzo del proprio turno di lavoro (in media 32.6%, IC 95% 31.4-33.7%).
Per evitare/contenere tali attività, gli infermieri hanno riferito di aver rivisto in gruppo l’organizzazione del lavoro (445; 60.7%), svolto ore straordinarie (438; 59.7%); discusso in gruppo possibili soluzioni (437; 59.6%), rifiutato di svolgere (435; 59.3%) o documentato lo svolgimento di attività ‘non infermieristiche’ (424; 57.8%). L’efficacia percepita di tali strategie è tuttavia modesta (da 1.68 a 2.21 in media su una scala Likert da 1 – per nulla – a 4 – molto -).
Conclusioni
Almeno un terzo del tempo lavorativo degli infermieri è dedicato ad attività ‘non infermieristiche’. Questo aggrava ulteriormente la carenza di cure infermieristiche di cui i pazienti avrebbero bisogno. Circa metà degli infermieri attivano strategie dirette ed indirette per prevenire/contenere il fenomeno delle attività ‘non infermieristiche’ riferendo tuttavia una percezione di efficacia modesta.
Parole chiave: attività ‘non infermieristiche’, studio descrittivo, interventi, efficacia
Riportiamo di seguito lo studio completo, per coloro che volessero approfondire una tematica comune in gran parte delle realtà ospedaliere italiane.
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