800 medici per 350 posti letti. Tutti ci siamo sempre immaginati di lavorare in una sanità dove il personale supera di gran lunga il numero dei pazienti. Per molti (meglio per quasi la totalità) rimane solo Utopia, ma non per i medici che prestano servizio nella ASL di Reggio Calabria.
In questo ultimo periodo, causa tagli della Sanità, abbiamo osservato ad una drastica riduzione del personale infermieristico, blocco del turn over, blocco di nuovi contratti, blocco di nuovi concorsi pubblici. Coloro che hanno avuto la “fortuna” di poter lavorare all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, si trova spesso a dover lavorare con carichi di lavoro assurdi per cercare di garantire un’assistenza adeguata a tutti i pazienti.
Diverso quello che succede nella Regione Calabria, precisamente in una delle ASL di Reggio Calabria.
800 medici strutturati per 350 posti letto. Rapporto quasi 3 a 1, 3 medici per ogni paziente. Quando si dice che la Sanità ha a cuore i propri degenti. Inoltre attraverso un’analisi dell’elenco del personale, è uscito fuori che nella stessa ASL, ci siano circa 80 psicologi, i quali oramai svolgono attività prettamente amministrativa. Rapporto 1 a 4, uno psicologo per ogni 4 pazienti. Sicuramente questi pazienti saranno più che soddisfatti e sicuramente meno depressi rispetto agli altri pazienti dislocati nel territorio italiano, i quali, spesso, sono costretti ad una lunga attesa prima di avere un consulto dallo psicologo (causa: pochi psicologi per tanti pazienti).
Altra cosa “strana”? Questa stessa ASL, che gode di un maggior numero di medici e psicologi, rispetto alla media italiana, è anche la stessa ASL, dove il personale ha il più alto tasso di limitazione dei carichi di lavoro di Italia. Circa il 53% del personale infatti dichiara di aver disturbi e limitazioni dei carichi di lavoro.
La situazione è di una gravità assurda, dato che sono anni che nel resto di Italia, il personale infermieristico e medico è costretto a lavorare in condizioni precarie e con carichi di lavoro eccessivi.
Ma come è possibile che tutto ciò sia successo? Come è possibile che nessuno prima abbia vigilato? Le risposte ce le da Nuccio Azzarà, segretario provinciale, destinatario di minacce e buste con proiettili: “Il vero problema? Che nonostante l’antimafia e i commissariamenti i posti chiave della sanità calabrese sono sempre in mano agli stessi da trent’anni, i dirigenti sono investiti at divinis. Perché davanti a risultati disastrosi nessuno viene mai rimosso?”
Triste vedere questo panorama quando in altre città calabresi la situazione è, a dir poco, disastrosa.
Il dott. Fausto Sposato, docente di infermieristica e presidente del Collegio Ipasvi di Cosenza, aggiunge: “Nella provincia di Cosenza, che è la più vasta d’Italia, la situazione è drammatica”. Drammatica. Non soltanto perché mancano infermieri, giura Alessandra Cozza, dell’Associazione “Sanità è vita”, “…ma perché nell’alto Cosentino, chiusi tutti gli ospedali, quello calabrese più vicino è a 55 chilometri e abbiamo casi di persone morte di ictus o infarto per la troppa distanza. Il Consiglio di Stato ci ha dato ragione per riaprire Praia ma nonostante la sentenza nessuno fa un passo. E i calabresi vanno a curarsi o a far nascere i loro bambini in Basilicata”.
Il problema più grande in tutto questo è l’omertà della gente. Nessuno ha mai denunciato questi episodi. Si è dovuto aspettare che venisse fatto un controllo del registro del personale per sapere che il numero dello stesso era incongruo. Lo stesso procuratore capo di Vibo Valentia, Mario Spagnuolo, conferma che: “Le nostre indagini sono fatte tutte senza la collaborazione o, peggio, contro la volontà della parte offesa”.
A cura di
Gianluca Pucciarelli
Fonte
Il corriere della Sera. Ottocento medici per 350 posti letto: Gli imboscati della sanità calabrese. Avaible su www.corriere.it
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