Il presidente dell’Ordine cosentino porta avanti una battaglia su due fronti.
In attesa dell’assemblea annuale, convocata per venerdì dalle 9 alle 13 a Rende, Fausto Sposato, presidente di Opi di Cosenza, insieme al direttivo dell’Ordine degli infermieri, lancia un nuovo, importante grido d’allarme. Una battaglia su due fronti, distinti e separati. Da una parte gli incarichi di coordinamento facenti funzione all’Asp Cosenza, dall’altra l’esercizio abusivo della professione, che “non può essere più tollerato”.
Scrive Sposato in una nota: “Da una comunicazione del commissario dell’Asp Cosenza, Cinzia Bettelini, apprendiamo che dallo scorso 31 luglio si contestano gli incarichi di coordinamento affidati negli anni, senza alcuna procedura selettiva come previsto dal contratto. Così come nella precedente comunicazione, siamo favorevoli, ma ribadiamo come finora tutto sia rimasto invariato e che nessuno se ne sia mai realmente occupato. Ricordando a noi stessi che oggi esiste il Sitros per tale procedura, invitiamo a maggiore cautela. Per due motivi: finora, addirittura dal 2007, hanno occupato posizioni organizzative solo amici degli amici, senza alcun obiettivo e alcuna verifica; da adesso, invece, invochiamo trasparenza e soprattutto requisiti accertati e previsti dal nuovo Ccnl. Molti infermieri e colleghi hanno ottenuto master e specializzazioni di livello, tali da poter eventualmente ricoprire il ruolo indicato”.
E ancora: “D’altronde il contratto è chiaro: le vecchie posizioni decadono automaticamente quando subentra una nuova organizzazione, cosa che non è successa all’Asp Cosenza, e di questo qualcuno dovrà rendere conto nelle sedi opportune. Ci aspettiamo, quindi, che la decisione del commissario sia consequenziale nei fatti e che si smetta di pagare posizioni organizzative, come accaduto in questi anni, provocando danni erariali e dispendio di risorse”. Da qui la richiesta di azzerare ogni nomina e delega, e di procedere al nuovo bando con regole chiare e inequivocabili: “Non siamo contro le posizioni organizzative, ma il criterio di scelta deve essere limpido e quanto più inclusivo possibile”.
Quanto all’esercizio abusivo della professione Sposato afferma: “Ci sono articoli importanti, ad esempio il 348 del Codice penale, che dovrebbero incutere timore e preoccupazione. Chi esercita abusivamente può pagare una sanzione che va da 10 a 50mila euro, oltre alla reclusione da sei mesi a tre anni. Stessa cosa per i proprietari delle strutture sanitarie sia pubbliche che private. Chi consente che nelle cliniche operino abusivi non iscritti all’Ordine e chi determina che tale abusivismo abbia luogo rischia la reclusione da uno a cinque anni e una multa da 15mila a 75mila euro”.
Pertanto Sposato invita anche i cittadini a pretendere professionisti riconosciuti, prima di qualsiasi intervento: “Chiedete da chi siete assistiti, è un vostro diritto. Invieremo una missiva a tutte le strutture per vigilare. Altrimenti saremo di fronte alla corresponsabilità, e ciò non può più accadere. Per nessuno”.
Redazione Nurse Times
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