Il trattamento per os con baricitinib è legato a livelli più bassi di progressione radiografica di malattia a 5 anni rispetto al trattamento con DMARDcs o placebo. Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su The Journal of Rheumatology.
Il trattamento per os con baricitinib è legato a livelli più bassi di progressione radiografica di malattia a 5 anni rispetto al trattamento con DMARDcs o placebo. Queste le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato su The Journal of Rheumatology.
Razionale e disegno dello studio
“I DMARD – sia quelli convenzionali sintetici che quelle biologici che quelli sintetici a target – sono notoriamente in grado di ridurre il dolore e la tumefazione articolari e possono fornire protezione contro il danno strutturale in maniera clinicamente significativa – ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio -. Tuttavia, in alcuni casi è possibile osservare una progressione del danno strutturale anche dopo il raggiungimento di un controllo adeguato di malattia con il DMARD utilizzato”.
Baricitinib è un inibitore Jak 1 e 2 orale selettivo e reversibile, è stato studiato in alcuni trial registrativi di fase 3, dimostrando benefici clinici e funzionali ed è approvato per il trattamento dell’AR in almeno 70 Paesi.
Per analizzare l’impatto di baricitinib nel limitare la progressione radiografica del danno strutturale alle articolazioni a 5 anni, i ricercatori hanno messo a punto un trial di estensione a lungo termine multicentrico (RA-BEYOND), che aveva incluso pazienti adulti con AR che avevano completato uno dei 3 trial clinici seguenti:
- RA-BEGIN (pazienti DMARD-naive)
- RA-BEAM (pazienti con risposta insoddisfacente a MTX)
- RA-BUILD (pazienti con risposta insoddisfacente ai DMARDcs)
RA-BEYOND ha incluso 2.125 pazienti dei tre trial succitati. I pazienti erano stati sottoposti a monosomministrazione giornaliera di baricitinib 4 o 2 mg.
Quelli inizialmente trattati con MTX o adalimumab sono stati sottoposti, previo switch terapeutico, a trattamento con baricitinib 4 mg ad un anno, mentre quelli inizialmente in terapia con placebo son passati a baricitinib 4 mg a 24 settimane.
I ricercatori hanno valutato la progressione radiografica del danno sia all’inizio dello studio che dopo, rispettivamentem 2, 3, 4 e 5 anni. Successivamente hanno analizzato la variazione, rispetto al basale, del punteggio van der Heijde modified Total Sharp, indicativo della progressione radiografica del danno.
Risultati principali
Milleottocentotrentasette pazienti hanno completato i 5 anni di estensione dello studio.
Dall’analisi dei dati è emerso che, da 3 a 5 anni, proporzioni maggiori di pazienti naive ai DMARD inizialmente trattati con baricitinib – in monoterapia o in associazione con MTX – non hanno mostrato una progressione radiografica del danno rispetto a quelli trattati inizialmente con MTX.
Le percentuali di individui, tra questi pazienti, che hanno mostrato una variazione del punteggio mTSS pari o inferiore a 0 a 5 anni sono state del 59,6% nel gruppo baricitinib 4 mg, del 66,4% nel gruppo baricitinib 4 mg e MTX e del 40,7% nel gruppo MTX.
Proporzioni più ampie di pazienti con risposta insoddisfacente a MTX in trattamento iniziale con baricitinib o adalimumab non hanno mostrato una progressione radiografica del danno rispetto al placebo, con un 54,8% nel gruppo baricitinib 4 mg, 55% nel gruppo adalimumab e 50,3% nel gruppo placebo che hanno mostrato una variazione del punteggio mTSS pari o inferiore a 0 a 5 anni.
Da ultimo, proporzioni più ampie di pazienti con risposta insoddisfacente ai DMARDcs, in trattamento iniziale con baricitinib 4 mg, hanno mostrato una minore progressione del danno radiografico, rispetto a gruppo trattato inizialmente con placebo o baricitinib 2 mg.
Le percentuali di pazienti che hanno mostrato una variazione del punteggio mTSS pari o inferiore a 0 a 5 anni sono state pari, rispettivamente, al 66,7% nel gruppo baricitinib 4 mg, al 58,2% nel gruppo baricitinib 2 mg e 60% nel gruppo placebo.
Riassumendo
In conclusione, entrambi i dosaggi impiegati di baricitinib hanno mantenuto l’inibizione della progressione radiografica del danno nella maggior parte dei pazienti al raggiungimento di un miglioramento clinicamente significativo dell’attività di malattia – inibizione della progressione che si è conservata fino a 5 anni.
I pazienti inizialmente trattati con baricitinib hanno sperimentato una minore progressione radiografica del danno per tutta la durata del trial rispetto a quelli inizialmente trattati con DMARDcs e placebo o in monoterapia con MTX (pazienti naive ai DMARD).
“Tali osservazioni – concludono gli autori dello studio – suggeriscono di partire tempestivamente con il trattamento con baricitinib qualora i pazienti non abbiano raggiunto la remissione, in base ai criteri congiunti ACR/EULAR, oppure la ridotta attività di malattia (in base agli indici SDAI o CDAI) entro 3-6 mesi, come suggerito dalla strategia treat-to-target”.
Fonte: Pharmastar
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