L’87enne, ospite della casa di riposo “Ida Zuzzi” di San Michele al Tagliamento (Venezia), è deceduta all’ospedale di Latisana (Udine). Dalle indagini è emerso che aveva segni ai polsi.
Erano convinti che, nella casa di riposo dove era ospite, la loro anziana parente ricevesse le cure adeguate e che non ci fosse alcuna irregolarità. Solo quando sono stati chiamati dal Pronto soccorso di Latisana (Udine), dove la donna, 87 anni, era stata portata per essere curata, hanno scoperto che stava male: aveva piaghe da decubito talmente gravi da lasciare segni profondi all’altezza dell’osso sacro. Piaghe che non si formano dall’oggi al domani: ci vogliono mesi. Segno, per i famigliari, che sicuramente qualcosa di irregolare nell’accudimento dell’ospite c’era.
È successo circa un mese fa, e i parenti dell’anziana hanno sporto denuncia. Anche perché l’esito della vicenda è stato il peggiore possibile: la donna, nata a Teglio Veneto nel 1935, è infatti morta il 17 novembre scorso. E venrdì 16 dicembre è stata eseguita l’autopsia sul corpo della donna. I medici hanno appurato che l’anziana è deceduta a causa di uno shock settico, dovuto proprio alla vastissima piaga da decubito.
L’esito dell’autopsia aggrava ulteriormente la posizione del personale sanitario della casa di riposo “Ida Zuzzi” di San Michele al Tagliamento (Venezia), che era già finito nel mirino degli inquirenti. Le indagini, partite dopo la denuncia dei famigliari, avevano infatti già portato all’iscrizione nel registro degli indagati di dieci infermieri e del medico della struttura, che ora dovranno chiarire ulteriormente la loro posizione. Delicatissima: non si capisce perché non si sarebbero accorti – questa è una delle ipotesi – delle piaghe.
Non solo, perché durante la prima parte dell’inchiesta è anche emerso che la donna aveva dei segni sui polsi. Potrebbero essere dovuti al fatto che fosse stata legata per evitare che disturbasse. Ma questa è solo un’ipotesi, perché i segni potrebbero anche essere sorti dopo il ricovero in pronto soccorso in seguito ai prelievi effettuati sulla donna. Gli inquirenti dovranno quindi confrontarsi con i medici del reparto di Latisana per capire se la donna fosse arrivata con quei segni già presenti sui polsi. Insomma, il dubbio che la donna sia stata vittima di maltrattamenti è concreto. E i famigliari, infatti, non intendono fare un passo indietro: vogliono che si scoprano e accertino eventuali irregolarità e che sia fatta giustizia per la parente morta.
Da parte sua il Comune di San Michele al Tagliamento e il consiglio di amministrazione della residenza per anziani “rappresentano la loro totale fiducia nei confronti del personale della casa di riposo. Tale fiducia è riposta in particolare nel personale medico e infermieristico che, anche durante le diverse effettive situazioni di Covid, ha sempre saputo operare con totale dedizione alla gestione della struttura, una delle poche case di riposo rimaste a gestione pubblica”.
La casa di riposo si sta muovendo anche sul piano legale. Nel comunicato congiunto si specifica che “l’amministrazione, in relazione alla consapevolezza che il personale della struttura abbia agito con la massima accuratezza, ha predisposto la tutela legale al fine di favorire il percorso della giustizia per far emergere la verità nel più breve tempo possibile, salvaguardando il personale per permettergli di svolgere il proprio lavoro”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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