Secondo le regole applicate dall’imam, nel centro di preghiera si può entrare solo a piedi nudi o coi calzini.
L’intervento di un team di soccorso inviato dalla centrale operativa del 118 di Ancona è stato reso più complicato del previsto a causa di una diversità culturale tra gli operatori intervenuti e i richiedenti aiuto. La notte 1° gennaio un fedele marocchino di 42 anni si è sentito male in un centro di preghiera islamico. Secondo le regole applicate dall’imam, però, nessuno può entrare con qualsiasi tipo di calzatura ai piedi.
I soccorritori giunti sul posto si sono dunque ritrovati in una situazione di stallo. Il fedele che aveva accusato il malore giaceva a terra pallido e debole dopo aver assunto alimenti preparati da altri fedeli. Gli stessi soccorritori, di fronte al categorico divieto d’ingresso, hanno cercato di far capire che indossavano calzature anti-infortunistica e che hanno l’obbligo di non rimuoverle in alcun caso. Non si è trattato, pertanto, di un vezzo dell’equipaggio, ma di un obbligo per garantire la sicurezza degli stessi e per operare senza riportare infortuni. Ma l’imam non avrebbe voluto sentire ragioni: nel luogo di culto si deve entrare solo a piedi nudi o coi calzini.
In passato, quando furono invitate alcune autorità a partecipare a incontri finalizzati all’integrazione delle diverse culture, fu fatta la stessa richiesta. Ufficiali e comandante della Polizia di Stato dovettero quindi restare fuori, non potendo privarsi di parte della loro uniforme. A tutti gli altri invitati furono fornite buste di plastica da indossare come calzari. La notte di Capodanno, però, le buste di plastica non erano presenti, e allora si sarebbe presa in considerazione una soluzione alternativa: se l’equipaggio non può entrare, dovrà essere il malcapitato a essere trasportato fuori.
Dopo una lunga consultazione tra imam e fedeli, mentre le condizioni dell’infortunato si aggravavano, si sarebbe deciso di chiudere un occhio, facendo entrare i soccorritori nonostante indossassero le scarpe. Diversa, però, la versione dell’imam Numan (questo il suo nome): «Sono entrati direttamente nella moschea con scarpe e barella. Nessuno ha provato a fermarli».
Il 42enne è stato comunque medicato sul posto e successivamente trasferito in codice giallo al pronto soccorso dell’ospedale regionale di Torrette per essere sottoposto a ulteriori accertamenti. Non sarebbe attualmente in pericolo di vita.
Simone Gussoni
Fonte: Ancona Today
Lascia un commento