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Alto Adige, 3 infermieri al lavoro malgrado la sospensione: non sono vaccinati contro il Covid

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Bolzano, paziente psichiatrico tentò il suicidio in ospedale: infermieri scagionati
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E’ accaduto agli ospedali di Vipiteno e Bolzano. Non tutti accettano l’obbligo vaccinale, forse ignari delle conseguenze.

Sono partite altre 80 lettere di sospensione (38 per i dipendenti Asl ed altre 42 extra-aziendali), che si aggiungono alle 161 recapitate nei giorni scorsi, per il personale sanitario dell’Alto Adige che, malgrado l’obbligo imposto dal Decreto Draghi, non si sono ancora sottoposti al vaccino anti-Covid. Un provvedimento che non tutti gli interessati hanno accettato. Nelle ultime ore, infatti, tre infermieri Asl, con sospensione già comunicata, hanno pensato di poter andare al lavoro lo stesso, salvo poi essere rispediti a casa o invitati a non presentarsi in corsia.

All’ospedale di Vipiteno, nel reparto di Neuroriabilitazione, sono intervenuti i Nas perchè un dipendente sospeso era già in reparto. Altre due situazioni analoghe si sono verificate all’ospedale San Maurizio di Bolzano (foto), dove due infermieri sospesi hanno annunciato per il giorno dopo la loro presenza in corsia. Contattati dai Nas e avvertiti delle conseguenze (arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro), hanno scelto di restare a casa.

L’assessore alla Sanità della Provincia autonoma di Bolzano, Thomas Widmann è sintetico: «Non capisco perchè sia successo. Il personale, in questi casi, dovrebbe sapere cosa rischia». Michael Engl, direttore medico dell’ospedale di Vipiteno, parla invece di malinteso: «Abbiamo spiegato al nostro operatore che dopo l’accertamento risultava sospeso dall’attività: ha capito ed è tornato a casa. Ringrazio la direzione infermieristica per averci sostenuto. Il momento è molto difficile, il personale è stanco. Viviamo tra addetti in ferie e prime sospensioni con il timore della prossima ondata».

E Marianne Siller, direttrice tecnico-assistenziale Asl, spiega che i due dipendenti bolzanesi non accettavano che, in presenza di regolare contratto di lavoro, fossero davvero costretti a restare a casa: «Sono giorni delicati, in tanti non vogliono rassegnarsi. Si sentono soli e non compresi, e noi cerchiamo di mediare col buon senso per evitare ulteriori guai. Alla fine, parlando e spiegando, li abbiamo convinti. La vera sfida sta nel riuscire a placare i conflitti. Non siamo poliziotti, dobbiamo lavorare al meglio per smorzare la tensione».

In Alto Adige, all’inizio, erano 4mila su 22mila gli operatori non vaccinati. A partire da aprile circa 1.600 hanno deciso di immunizzarsi, ma ne rimangono 2.400 da convincere o, in alternativa, da sospendere. Oltre un terzo di loro sono dipendenti Asl. Gli altri sono 346 operatori che lavorano nelle case di riposo, 132 addetti delle Comunità comprensoriali e 1.094 “privati”.

Redazione Nurse Times

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