Riceviamo e pubblichiamo la nota di riflessione di un nostro lettore infermiere.
Arrivo a casa, apro il cancello, parcheggio l’auto, scendo mi dirigo verso la porta, mi volto un attimo prima di aprirla, dalla veranda inizio ad osservare il paesaggio rurale, la montagna da un lato e il mare dall’altro una cosa spettacolare difficile da trovare, poiché abito in una regione che ha questa peculiarità, ne apprezzo i colori e i particolari che sono percettibili solo al mattino, inizio però a sentire l’aria che pizzica ancora un po’ e decido di entrare pensando che avrei potuto continuare a contemplare quella meraviglia attraverso le enormi vetrate che danno sul giardino dove è possibile osservare il tutto senza perderne niente, cosi apro la porta ed entro, mi tolgo la giacca, lavo le mani e prima di fare la doccia per poi coricarmi mi siedo sul divano e continuo a contemplare e leggere qualcosa che riguarda la professione, anche se ho avuto una notte in ospedale abbastanza pesante oserei dire veramente stressante dato il periodo di grande emergenza che tutti noi infermieri, operatori sanitari e socio-sanitari stiamo affrontando da poco più di un anno, abbiamo fatto ricoveri e trasferimenti verso altre unità operativa fino alle 6 di mattina considerando che lo smonto è alle sette poi ci sono venti minuti per il passaggio delle consegne, si timbra ci si sveste si fa la doccia ove possibile e ci si dirige a casa, ovviamente quest’ultime cose sono più che risapute, ma mi è piaciuto rievocarle.
Scorrendo i vari articoli online la mia attenzione cade su questo titolo: “Dalle Intramuscolo agli Ecg. Gli Oss in Veneto diventano infermieri” il titolo di per se è già abbastanza irritante, apro l’articolo lo leggo, peggio ancora, come professionista dopo anni di studio e di continui corsi di aggiornamento mi sono sentito al quanto deluso.
Nella l’articolo il tutto viene giustificato dalla carenza di personale infermieristico e cosa ancor più snervante è la giustificazione stessa a questa enorme nefandezza la quale spiega che a causa di ciò la maggior parte dei caregiver che assistono i pazienti presso le proprie abitazioni svolgono diverse mansioni infermieristiche, quindi se tali mansioni posso essere svolte da un caregiver anche un oss può tranquillamente eseguirle essendo più preparato.
Premesso che non ho nulla contro gli oss con cui collaboro tutti i giorni e tanto meno verso i caregiver che puntualmente educo a svolgere quelle piccole mansioni alla loro portata, i punti da prendere in esame sono due: la carenza di personale infermieristico, sia nelle strutture extra ospedaliere che sul territorio, e l’identità professionale che la federazione avrebbe dovuto difendere attraverso i tavoli di confronto.
Partiamo dal primo punto, la carenza d’organico ed analizziamo attentamente per capire come si sia verificato questo fenomeno. Il problema di questa enorme carenza è dovuto principalmente agli appalti pubblici dati ai privati per gestire l’assistenza sul territorio, gli stipendi e i contratti lavorativi sono veramente ridicoli (co.co.co., a progetto e a partite iva pagate una misera a ora), il lordo mensile e di €1400, i rimborsi sono solo per il carburante, ma non si considera l’usura del mezzo in quanto le cooperative non hanno mezzi propri per sopperire al servizio offerto, di conseguenza reperire professionisti è difficile e qualitativamente si ha una pessima assistenza.
Nelle strutture extra ospedaliere le condizioni contrattuali e lavorative non si scostano di molto da quelle già descritte con i vari contratti Uneba, Anaste ecc., gli straordinari vanno in banche ore che verranno pagati a fine anno, e se si supera il monte ore pattuito nel contratto stipulato sarà applicata una tassazione molto alta e di conseguenza la somma che si percepirà sarà scarna.
L’infermiere può arrivare ad avere anche 80 ospiti da gestire da solo, ciò significa somministrare la terapia per tutti, provvedere ad una completa assistenza infermieristica nel suo insieme attraverso la rielaborazione dei piani assistenziali dei singoli ospiti, in tutto questo la criticità maggiore è rappresentata dalle responsabilità dato l’elevato numero di ospiti che si hanno in carico per turno, in particolar modo quando si vengono a creare più situazione di emergenza da dover gestire da soli o al massimo con un medico al telefono, poche sono le strutture private che lavorano in condizioni migliori e rispettano i contratti nazionali usati nel pubblico che pur non essendo cifre altissime ma sicuramente di gran lunga superiore a queste.
Su quanto sopra descritto si fonda il tanto decantato modello Lombardia dove i privati guadagnano cifre enormi a discapito dei dipendenti e di chi per necessità usufruisce di tali servizi, favorendo anche precariato e instabilità, questo è stato maggiormente evidenziato dalla pandemia in corso che ha portato diversi nodi al pettine facendo venire a galla un sistema fallimentare, accompagnato da vari scandali ampiamente descritti da giornali, tg e talk show, un sistema che secondo qualcuno dovrebbe addirittura essere promosso in tutta Italia.
Le varie tipologie contrattuali illustrate e le evidenti differenze tra pubblico e privato, sono state incentivate dai governi che si sono susseguiti negli ultimi 20/30 anni i quali hanno permesso che vi fosse una differente contrattazione per l’uno e per l’altro, lasciando al privato carta bianca nella scelta del più conveniente ad esso a discapito del professionista, tutto questo con il beneplacito della federazione che non ha mosso un dito per fermare un tale stupro nei confronti della professione infermieristica, scandaloso!
Il secondo aspetto sono le identità del professionista infermiere e le mansioni che deve e non deve elargire.
Le mansioni di competenza infermieristica sono tante, di natura tecnica, scientifica e pratica, ne illustro alcune per fare esempi anche se la stragrande maggioranza conosce glia questi interventi che vanno dalla burocrazia, quindi parliamo di creazione di piani assistenziali individuali, cartelle infermieristiche, valutazioni dei vari esami di laboratorio, ECG, anamnesi e diagnosi infermieristiche alla gestione dei vari presidi applicati, come cateteri vescicali, CVC, agocannule, tracheostomie, drenaggi, medicazioni e altro.
Molte di queste mansioni la regione Veneto vorrebbe attribuirle all’operatore socio sanitario, senza considerare gli anni di studio che hanno dato all’infermiere gli strumenti per poterle svolgere programmarle e attuarle seguendo determinati criteri scientifici, in tutto questo l’unica cosa percettibile è il silenzio assordante dei vari OPI e della federazione stessa.
La federazione assieme ai sindacati da decenni permette alle varie ASL sul territorio nazionale, aziende extra ospedaliere private e cooperative di demansionare gl’infermieri sotto gli occhi cechi dei vari coordinatori e dirigenti che meriterebbero la radiazione per essersi associati a questa umiliazione continua.
Non si reclutano Oss perché non ci sono le risorse economiche per averne un numero adeguato a svolgere le mansioni che realmente gli competono a causa dei vari tagli che la sanita a subito per mano governi, quindi s’impiegano infermieri per fare giro letti, rispondere ai campanelli, portare pale, padelle, pappagalli e trasportare pazienti non gravi cioè che non necessitano di particolare assistenza che richieda la presenza di un professionista, pero ci sono i soldi per riqualificarli al fine di fargli svolgere quelle mansioni che non sono di loro competenza, tutto è lecito pur di demansionare il professionista infermiere e partecipare a questo scempio.
Nel corso degli anni sembrerebbe che la federazione abbia taciuto e non abbia contrastato le varie aziende pubbliche e private in qualche modo, ha fatto poco e niente per attuare l’uscita dal comparto, ragion per cui non mi stupisce che la regione Veneto sia arrivata a ciò senza incontrare ostacoli sul suo percorso, leggevo qualche giorno fa addirittura che gli OPI in Veneto stavano ancora temporeggiando.
Il futuro della nostra professione è davvero in pericolo se non si cambiano i vertici che compongono federazione e OPI, abbiamo bisogno di persone competenti in tali posizioni che si battano per la salvaguardi e la crescita futura di questa grande e meravigliosa ma tanto bistrattata professione.
Dobbiamo pero ricordare che siamo tantissimi, un vero e proprio esercito che volendo, se uniti potremmo ottenere tantissimo, invece in maniera paradossale continuiamo a farci la guerra l’un l’altro, favorendo cosi avvoltoi e sciacalli, sembra di assistere ad un film horror ma è pura realtà quotidiana, meditiamo cari colleghi e uniamoci, poco importa se abbiamo perso qualche battaglia, uniti vinceremo la guerra che è la cosa che più c’importa.
Le ultime parole prima di ritornare alle mie cose le voglio spendere riguardo ai campanelli, anche se forse rischio di andare un po’ furi tema, il 16 dicembre 2011 ho partecipato come uditore ad un convegno, indetto dal nursind dal titolo “L’evoluzione giuridica, normativa e giurisprudenza delle reali “mansioni” dell’INFERMIERE: COSA DEVE E NON DEVE FARE!
Il relatore Inf. Dott. Mauro Di Fresco che è anche avvocato, spiegò ampiamente che secondo la normativa il campanello che troviamo nelle varie unità operative ha lo stesso valore del campanello di un albergo ne più ne meno, infatti tutte le volte che viene suonato nella stragrande maggioranza dei casi è per cose non necessariamente di natura emergenziale, se fosse come sostengono molti direttori di unità operativa e coordinatori un allarme a cui rispondere celermente per non incorrere in richiami disciplinari o peggio ancora in problemi giudiziari, ogni talvolta che viene suonato per chiedere una coperta dell’acqua e altro ancora che non rasenti un emergenza, bisognerebbe punire i trasgressori per uso inappropriato, il dispositivo viene illustrato in maniera errata per creare una sorte di sottomissione tenendo soggiogati i professionisti come schiavi, come lo eravamo prima quando eravamo ancora ausiliari, per mantenere uno status quo, il fine è sempre lo stesso hanno paura della nostra autonomia e dell’indipendenza che a poco a poco stiamo per ottenere, lottando.
Alzo lo sguardo, torno a guadare fuori, e fantastico perdendomi nella natura alla ricerca di me.
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