Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa dell’AIILF (associazione Italiana Infermieri Legali e Forensi)
I meno giovani ricorderanno la primavera del 1994.
Sotto l’egida dell’allora IPASVI tutti gli infermieri scesero in piazza a rivendicare una posizione professionale ormai conquistata sul campo ed una evoluzione legislativa che sancisse quella realtà.
Alla fine dello stesso anno assistemmo all’uscita del Profilo Professionale e da allora, con sempre maggiore rapidità, la legislazione ha seguito, a volte perfino anticipato, la crescita, la specializzazione e la responsabilizzazione della nostra professione.
Almeno fino al 14 maggio 2020.
Appena due giorni dopo aver “festeggiato” il 200° anniversario della nascita della nostra fondatrice, nell’anno Internazionale degli Infermieri, in piena emergenza sanitaria, durante la quale ogni singolo infermiere, con le proprie specifiche competenze e funzioni si è speso ben oltre il limite, con almeno 40 decessi di colleghi per COVID-19, quando il Paese, ed il mondo intero, hanno finalmente iniziato ad avere la percezione della profondità e complessità della professione infermieristica, in perfetta concomitanza con un Decreto del Governo che niente stanzia di quanto promesso per valorizzare almeno economicamente i nostri sacrifici, il 14 maggio (pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 17/05/2020) il Ministro Manfredi, cieco a tutto questo, pubblica un Decreto anacronistico, offensivo, degradante e fuori da qualsiasi logica economica, culturale, professionale ed educativa.
Il Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica modifica con un atto unilaterale le norme per le classi di Laurea Infermieristica abbassando gli standard per l’accreditamento dei Corsi di Laurea per i prossimi 2 anni accademici, affermando quindi che si deve “fare di più” con “meno”.
Il numero minimo di docenti di riferimento, sia ordinari che a contratto, per tale accreditamento passa infatti da 5 a 3 unità.
Vengono inoltre inseriti, tra i docenti di riferimento, “almeno 2 medici ospedalieri”, senza nemmeno considerare la possibile e logica alternativa che tali docenti di riferimento possano essere invece infermieri.
Un “attacco” ed un danno non solo ai tanti docenti Infermieri che già meriterebbero maggiore spazio, ma anche a tutta la professione infermieristica.
Solo un anno fa, col DM del 7 gennaio, venivano stabilite le regole del gioco nella formazione universitaria degli infermieri.
L’attuale DM riporta l’orologio della professione a quell’iniziale 1994.
Forse anche più indietro.
Gli infermieri devono essere formati da infermieri.
E’ evidente e dovrebbe essere scontato.
Non esiste altro corso universitario dove i docenti di riferimento appartengano ad altre professioni che, per quanto operanti nello stesso ambito, sono evidentemente diverse.
Nessuno ha mai sentito di ingegneri civili che dirigano il corso di laurea in architettura!
Non dimentichi il MIUR che il Governo di cui fa parte il Ministro Manfredi ha previsto, solo nella fase iniziale del riordino ed espansione del SSN, l’assunzione di almeno 9600 colleghi per la neo-normata figura dell’infermiere di famiglia; risulta quindi evidente che per formare l’accresciuta necessità di infermieri servano ovviamente più docenti.
Infermieri, ovviamente.
La scrivente Associazione, sulla base di quanto esposto, chiede l’immediata revisione del DM in oggetto, alla luce della legislazione vigente e di concerto con il Ministero della Salute, gli Ordini professionali degli Infermieri, le Società Scientifiche e le Associazioni Infermieristiche.
Poggibonsi (Si), 18 maggio 2020
Il Presidente AIILF, per il Direttivo Nazionale
Eugenio Cortigiano
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