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A Roma gli OSS vengono “abilitati” a pratiche infermieristiche invasive

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A Roma gli OSS vengono "abilitati" a pratiche infermieristiche invasive
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Strani attestati vengono  consegnati agli operatori socio sanitari capitolini col fine di “abilitarli” a svolgere pratiche infermieristiche invasive e non esenti da rischi, come l’aspirazione tracheobronchiale a pazienti tracheostomizzati e ventilati meccanicamente

Ci segnalano strani documenti, che abbiamo avuto la (s)fortuna di visionare e che alcune aziende (titolari di appalti in diverse Asl della capitale) producono per “abilitare” gli OSS a pratiche strettamente infermieristiche; come l’aspirazione tracheobronchiale. In questi pseudo attestati si fa riferimento all’accordo stato regioni, ma… In tale accordo, non ci risulta affatto che l’OSS sia in qualche modo legittimato nel compiere determinate mansioni in autonomia!

Perché di questo si tratta: nell’assistenza territoriale a pazienti ad alta intensità assistenziale (tracheostomizzati e ventilati meccanicamente, nutriti artificialmente tramite PEG, a volte in coma, portatori di accessi venosi centrali, cateterizzati a permanenza) di Roma, vengono inviati OSS per effettuare turni di lavoro e, di fatto, per svolgere anche tutte le pratiche infermieristiche che la complessità assistenziale di taluni pazienti richiede. Ovviamente senza la supervisione di nessun infermiere, visto che si ritrovano in turno da soli.

Nell’attestato si legge: “Operatore socio sanitario addetto all’assistenza è stato adeguatamente formato secondo il programma previsto nell’Accordo Stato Regioni Att. N. 49/2010 attraverso preparazione teorica, prove pratiche di simulazione su manichino e sulle apparecchiature medicali e ad al fine esecuzione diretta delle specifiche manovre da parte di docenti e tutors qualificati della ……… e sotto la supervisione costante della Direzione Scientifica e Tecnica ………”

Mmmh. A Roma sono quindi tutti impazziti? Non tutti, per fortuna, ma… In parecchi pare proprio di sì. Perché tutto ciò arriva da molto lontano. Diversi anni fa, quando ci si è resi conto che l’assistenza domiciliare avrebbe rappresentato il futuro, diverse Asl hanno iniziato a organizzarsi per far fronte a questa nuova formula di aiuto sanitario che, almeno nei calcoli iniziali, sarebbe convenuta a tutti e non solo a livello economico: pazienti (che avrebbero potuto starsene a casa loro, ben assistiti), famiglie (che avrebbero avuto il loro caro in casa, curato da un’equipe multidisciplinare), Asl e tante aziende esterne.

Già, perché ovviamente con l’inizio della crisi nelle Asl capitoline nessuno ha pensato più di poter assumere personale. Perciò… Appalti su appalti. Che negli anni hanno stravolto la qualità assistenziale, in nome di determinate dinamiche inevitabili: aziende che accontentano in tutto e per tutto le famiglie degli utenti per evitare antipatiche lamentele di queste con le Asl (in barba alla qualità vera dell’assistenza), scarsi controlli, personale selezionato in base non si sa a quali criteri, confusione di ruoli professionali e, ovviamente, risparmio selvaggio.

E quest’ultima necessità ha recentemente portato a una malsana idea: sostituire, per quanto più possibile, gli infermieri con gli OSS. “Tanto le famiglie che ne sanno?” avranno pensato nelle Asl. “Basta dirgli che questi operatori sono abilitati a fare di tutto e che li addestriamo noi” si saranno detti soddisfatti. “Anzi, facciamoli formare alle cooperative di cui il personale fa parte, tanto a noi cosa importa? Mica sono dipendenti nostri” avranno poi concluso.

Quindi, in barba al profilo professionale dell’infermiere e all’accordo stato regioni del 2001, alcune cooperative, Srl, associazioni e altre società hanno tirato fuori dal cilindro tutto il loro genio e si sono equiparati come d’incanto alle università, improvvisandosi formatori e abilitando gli operatori socio sanitari a effettuare pratiche e mansioni strettamente infermieristiche, per cui ci vuole una laurea, come ad esempio l’aspirazione tracheobronchiale. In autonomia. Senza la supervisione di nessuno. Come se non fosse una pratica invasiva, senza potenziali complicanze, senza rischi, alla stregua di un’igiene perineale o del rifacimento di un letto.

Perciò a Roma gli OSS aspirano trachee, somministrano farmaci, medicano lesioni, fanno gli educatori sanitari, utilizzano insufflatori/esufflatori meccanici (la cosiddetta “macchina della tosse”) purtroppo effettuando anche alcune cose strane senza nessuna evidenza scientifica a supportarle (lavaggi bronchiali e vescicali in primis, dove l’asepsi sembra essere un concetto assurdo e fuori dal tempo). Col benestare delle famiglie presso cui si ritrovano a lavorare, tra l’altro, che in parte ignorano le reali competenze di questi operatori e per il resto… Inconsapevoli dei rischi a cui vanno incontro, decidono di accettare tutto questo, visto che oltre a “fare gli infermieri” gli OSS spesso svolgono tante altre belle cosucce che in casa fanno molto comodo (aiuto nelle “faccende” domestiche in primis, ma anche tanto altro).

E in privato, non facciamo che ricevere messaggi come questo, non solo dalla città eterna: Anche a Roma gli infermieri sulle assistenze alle SLA sono stati sostituiti dagli OSS? Io da 35 ore settimanali sono passato a 28 e ora con l’arrivo degli OSS ci ridurranno ancora di più le ore” ci ha scritto ieri un collega molisano.

Come se le due figure fossero intercambiabili, praticamente. Come è giusto che sia, ci stiamo muovendo concretamente per fermare questo scempio.

Alessio Biondino

LEGGI ANCHE:

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