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A Como 14 medici sospesi perché no vax

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Vicenza, presidente Omceo invita medici a vaccinarsi contro il Covid: negazionisti e no-vax gli augurano la morte
The doctor prepares the syringe with the cure for vaccination.
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I professionisti non hanno ancora risposto alle sollecitazioni delle autorità sanitarie locali

Nelle ultime ore quattordici medici, iscritti all’Ordine di Como, sono stati sospesi perché non risultano vaccinati. E neppure hanno risposto alle sollecitazioni dell’Ats Insubria, per cui si pensa che possano essere irriducibili no vax.

Una settimana fa erano diciotto. Quattro di loro nei giorni scorsi hanno, documenti alla mano, dimostrato di aver prenotato la vaccinazione, per cui la loro posizione è stata stralciata, in attesa dell’avvenuta vaccinazione. Pur risultando iscritti all’Ordine della provincia di Como i quattordici medici sospesi potrebbero lavorare altrove, sia in Italia che all’estero.

A questo proposito l’associazione a cui risulta l’iscrizione non dispone di elementi utili che sapere dove i quattordici medici no vax prestano la loro attività. Si esclude che possano essere ospedalieri impegnati nelle corsie, mentre si ha notizia di almeno duecento medici comaschi che ancora non si sono vaccinati, attivi in laboratori d’analisi, studi radiografici, veterinari, psicologi, chimici e biologi. La loro posizione è ancora al vaglio degli Ordini in cui risultano iscritti.

Per i quattordici medici sospesi dall’Ordine di Como, se sono dipendenti di strutture pubbliche o private, è previsto che non percepiscano stipendio. Ci sono state anche otto nuove sospensione di sanitari iscritti all’Ordine degli Infermieri della provincia di Como, dove nonostante le sollecitazione continua a essere alto il numero di coloro che ancora non si sono immunizzati e che lavorano sia negli ospedali che nelle case di riposo per gli anziani.

A breve è prevista una raffica di sospensione di infermieri comaschi no vax, anche perchè la pandemia a Como come altrove non è finita, e vanno mantenute tutte le precauzione e quella più importante è di evitare il rischio di contagi a pazienti e anziani veicolati da chi opera in strutture sanitarie.

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