La sindrome del tunnel carpale (STC) è trattata chirurgicamente mediante decompressione del nervo mediano, tradizionalmente con tecnica a cielo aperto (OCTR). Tuttavia il rilascio endoscopico del tunnel carpale (ECTR) offre vantaggi significativi: minor trauma, recupero più rapido e minori complicanze post-operatorie. Nello studio di Donati et al., l’ECTR ha consentito al paziente una rapida ripresa dell’attività lavorativa e un miglior recupero funzionale, pur senza differenze nei punteggi sintomatologici a lungo termine. Sono tuttavia necessari ulteriori studi su campioni più ampi e follow-up prolungati.
La sindrome del tunnel carpale è una condizione comune caratterizzata dalla compressione del nervo mediano del polso, che può causare dolore, intorpidimento e debolezza alla mano. La gestione chirurgica della STC si concentra sulla decompressione del nervo mediano, che può essere ottenuta mediante diverse tecniche, ognuna caratterizzata da vantaggi e svantaggi.
La chirurgia a cielo aperto (open carpal tunnel release – OCTR) rappresenta la tecnica tradizionale per la decompressione del nervo mediano. Sebbene questa tecnica offra una decompressione affidabile, è associata a un trauma significativo nel sito chirurgico, con conseguente prolungamento dei tempi di recupero, aumento del dolore post-operatorio e possibile formazione di cicatrici che, con il tempo, possono evolvere in neuromi e influire negativamente sulla qualità della vita post-operatoria. Questi fattori hanno spinto la ricerca verso tecniche mini-invasive, come la chirurgia endoscopica (ECTR), che riduce il trauma e favorisce una guarigione più rapida.
Le tecniche mini-invasive hanno dimostrato vantaggi significativi rispetto all’OCTR nel trattamento della sindrome del tunnel carpale: un recupero post-operatorio più rapido ed una più bassa incidenza di complicazioni, come cicatrici ipertrofiche o infezioni. L’ECTR, ad esempio, è associata a un recupero funzionale più veloce e a un ritorno al lavoro più rapido.
I pazienti con sindrome del tunnel carpale che si sottopongono a ECTR riportano anche un maggiore sollievo dai sintomi e una forza di presa superiore già nel primo mese dopo l’intervento. L’ECTR, tuttavia, non è priva di limitazioni. In particolare, la tecnica endoscopica può comportare un rischio di danno irreversibile ai nervi, sebbene tali eventi siano rari. Inoltre, l’ECTR potrebbe non essere applicabile a tutti i pazienti, soprattutto in presenza di anomalie anatomiche, tumori nel tunnel carpale o STC secondaria ad altre condizioni patologiche.
Confronto tra OCTR ed ECTR: risultati funzionali e complicanze
I dati provenienti da vari studi confrontano i risultati a lungo termine tra le due tecniche. L’ECTR, rispetto all’OCTR, ha mostrato un vantaggio in termini di recupero funzionale precoce, con un più rapido ritorno alle normali attività quotidiane, e una ridotta incidenza di cicatrici dolorose. Tuttavia non sono emerse differenze significative nel lungo periodo in termini di sollievo dai sintomi o forza di presa. Inoltre, l’OCTR, pur essendo una tecnica consolidata, è associata a un rischio maggiore di complicanze post-operatorie, incluse infezioni e formazione di aderenze cicatriziali che possono complicare il recupero funzionale.
Sebbene entrambe le tecniche abbiano dimostrato di ridurre i sintomi di sindrome del tunnel carpale in modo significativo, l’ECTR offre potenzialmente una migliore qualità della vita post-operatoria grazie alla riduzione delle complicazioni associate. La tecnica ECTR è risultata associata a un intervallo di reinserimento lavorativo significativamente più breve, rispetto alla procedura OCTR, supportato da un miglioramento più rapido nel punteggio DASH (Disabilities of the Arm, Shoulder and Hand), indicativo di un miglior recupero funzionale.
Nonostante questi miglioramenti, non sono state osservate differenze significative nei punteggi BCTQ (Boston Carpal Tunnel Questionnaire), che misurano il sollievo dai sintomi e la funzionalità della mano. È importante sottolineare che lo studio presenta alcuni limiti. La piccola dimensione del campione e il breve periodo di follow-up potrebbero non catturare appieno gli esiti a lungo termine delle due tecniche. Inoltre, la coorte analizzata non era sufficientemente ampia o diversificata per garantire una piena generalizzabilità dei risultati.
Gli studi futuri dovrebbero quindi mirare a includere campioni più ampi e periodi di follow-up estesi per ottenere una valutazione più precisa delle differenze tra OCTR ed ECTR per il trattamento della sindrome del tunnel carpale. Per i professionisti della salute è cruciale selezionare la tecnica chirurgica più appropriata in base alle specifiche esigenze del paziente, tenendo conto di variabili come la gravità dei sintomi, le condizioni anatomiche e i rischi individuali.
La personalizzazione del trattamento chirurgico, in linea con le preferenze e le condizioni del paziente, potrà migliorare ulteriormente i risultati. Il trattamento chirurgico della sindrome del tunnel carpale continua ad evolversi, grazie alle tecniche mini-invasive che promettono di ridurre i tempi di recupero e migliorare il post-operatorio. Sebbene l’OCTR continui a essere una scelta valida per molti pazienti, l’ECTR sta guadagnando sempre più terreno grazie ai numerosi vantaggi dimostrati.
Tuttavia sono necessari ulteriori studi con campioni più ampi e periodi di follow-up più lunghi per chiarire definitivamente le differenze tra le tecniche OCTR e ECTR, in particolare riguardo ai risultati a lungo termine, alle complicanze e alla soddisfazione del paziente. La ricerca futura dovrà anche esplorare l’efficacia comparativa di questi trattamenti in una popolazione più diversificata, considerando vari fattori, tra cui le condizioni coesistenti (come patologie polso-articolari o tumori) che potrebbero influenzare l’esito dell’intervento chirurgico.
Referenze
Donati D, Goretti C, Tedeschi R, Boccolari P, Ricci V, Farì G, Vita F, Tarallo L. Comparing endoscopic and conventional surgery techniques for carpal tunnel syndrome: A retrospective study. JPRAS Open. 2024 May 22;41:80-87. doi: 10.1016/j.jpra.2024.05.003.
Redazione Nurse Times
Fonte: DottNet
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