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Il dott. Luigi Ceglie presenta la sua tesi di laurea in infermieristica conseguita presso l’ Università Degli Studi di Napoli “Federico Ii”
L’idea di questa tesi nasce dalla mia VOLONTA’ di approfondire un tema centrale nella pratica infermieristica d’urgenza: ovvero l’applicazione del modello ABCDE, uno strumento fondamentale per la valutazione e la gestione tempestiva del paziente critico.
Infatti, l’efficacia di un intervento d’urgenza può davvero fare la differenza tra la vita e la morte di un paziente.
L’ABCDE è un approccio sistematico e strutturato, che guida l’operatore sanitario in caso di situazioni d’emergenza, dove il tempo è una risorsa limitata e ogni decisione deve essere presa con rapidità, ma anche con metodo e consapevolezza.
Gli obiettivi principali della mia tesi sono stati quindi quelli di:
- Analizzare gli aspetti teorici e pratici dell’approccio ABCDE nelle urgenze.
- Valutare l’efficacia della formazione ed il livello di conoscenze e competenze degli infermieri d’urgenza
- Individuare le aree di forza, debolezza e miglioramento nella formazione.
L’approccio ABCDE nasce negli anni Settanta, quando in ambito medico ci fu la necessità di un sistema universale di triage e trattamento rapido.
Nel tempo è stato adottato e perfezionato dalle principali organizzazioni sanitarie internazionali, come l’American Heart Association e lo European Resuscitation Council, che lo considerano oggi uno standard di riferimento.
L’approccio ABCDE prevede cinque fasi fondamentali ed è l’acronimo di:
A – Airway: controllo e mantenimento della pervietà delle vie aeree.
B – Breathing: valutazione della respirazione e dell’ossigenazione.
C – Circulation: controllo della circolazione e gestione di shock o emorragie.
D – Disability: valutazione neurologica tramite la scala di Glasgow e l’osservazione della risposta pupillare. La scala Glasgow si basa su tre parametri: apertura degli occhi, risposta verbale e risposta motoria ed il punteggio va da 3 a 15 ed un punteggio inferiore a 8 è indice che il paziente va intubato.
E – Exposure: esposizione completa del paziente per individuare eventuali lesioni nascoste e prevenire l’ipotermia.
Per valutare il livello di conoscenza e applicazione dell’approccio ABCDE tra gli infermieri d’urgenza, ho condotto uno studio empirico attraverso la somministrazione di un questionario anonimo di 15 domande a risposta chiusa.
Il campione era composto da 15 infermieri operanti in 2 diversi contesti di emergenza, il reparto di rianimazione del Policlinico e il pronto soccorso del CTO, due reparti che hanno fatto parte del mio tirocinio formativo.
Il questionario è stato preso da un articolo di ricerca sulla banca dati Pubmed: ispirato allo studio trasversale di Schoeber del 2022 fatto nei Paesi Bassi.
Il questionario ha indagato sia la conoscenza teorica, sia l’applicazione pratica dell’approccio.
I dati sono stati analizzati tramite Excel, elaborando percentuali di risposte corrette e grafici (ad istogramma e a torta).
Dall’analisi dei dati è emersa una percentuale media di risposte corrette pari al 57%, che indica un livello discreto di conoscenza. Alcune domande hanno ottenuto il 100% di risposte corrette, segno di una buona preparazione teorica.
Un’altra domanda più complessa, ha ottenuto solo 2 risposte corrette su 15. Nel complesso, i risultati mostrano una buona base teorica, ma anche la necessità di rafforzare la formazione pratica.
Il confronto con lo studio trasversale internazionale di Shoeber del 2022,che ha coinvolto 287 operatori sanitari nei Paesi Bassi, conferma questo dato: solo 21% dei partecipanti ha ottenuto >80% di risposte corrette il ristretto gruppo di infermieri italiani ha ottenuto risultati leggermente superiori rispetto alla media generale dello studio olandese (57% vs 50%).
Alla luce di quanto emerso, vi siano alcune raccomandazioni:
- Sviluppo di programmi di formazione
- L’introduzione di corsi di simulazione e team training
- La creazione di protocolli condivisi e linee guida operative uniche per tutti i reparti di emergenza;
- Infine, la promozione di una comunicazione interprofessionale.
In conclusione, il mio studio conferma che l’approccio ABCDE rappresenta uno strumento essenziale nella gestione del paziente critico, ma la sua efficacia dipende dal livello di preparazione del personale infermieristico.
L’infermiere d’urgenza, oggi più che mai, deve essere un professionista COMPETENTE, RIFLESSIVO E CAPACE DI DECISIONI RAPIDE, guidato da protocolli validati e da un metodo di lavoro condiviso, perché promuovere la formazione su questo approccio significa investire sulla qualità delle cure, sulla sicurezza del paziente e sulla crescita professionale dell’infermiere e quindi della nostra professione.
Dott. Luigi Ceglie
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