Si è chiuso con un decreto di archiviazione il procedimento a carico dei vertici dell’Asl Lecce coinvolti nell’inchiesta del suicidio di un paziente che nella notte tra il 21 e il 22 aprile del 2022 si lanciò da un balcone del reparto di Medicina del “Vito Fazzi”, al terzo piano dell’ospedale leccese.
Sotto inchiesta, con l’accusa di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, erano finti l’allora direttore generale Rodolfo Rollo, l’ex direttore sanitario Roberto Carlà, il direttore amministrativo Antonio Pastore e la psichiatra Caterina Salerno. Esito differente per gli altri indagati, ossia un medico psichiatra e tre infermieri, per i quali il sostituto procuratore Massimiliano Carducci ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio.
Stando alla contestazione effettuata nell’avviso di conclusione delle indagini da Carducci, il suicidio si sarebbe consumato “in quanto i dottori Rollo, Carlà e Pastore, nelle rispettive qualità, non avevano attivato i posti letto per pazienti psichiatrici presso il reparto di Psichiatria del Vito Fazzi, contrariamente a quanto previsto dalla Raccomandazione ministeriale n. 4 del 2008 (‘Prevenzione del suicidio di paziente in ospedale’) e dalla nota regionale del 6 gennaio 2022 a firma dell’ormai ex presidente Michele Emiliano e del direttore Vito Montanaro”.
Sempre nell’avviso di conclusione delle indagini si legge: “Dovevano essere garantiti l’immediata disponibilità di posti letto e percorsi dedicati ai pazienti psichiatrici, e il numero dei posti letto doveva essere adeguato in base alle esigenze assistenziali, senza alcuna preventiva autorizzazione del dipartimento”.
Ma non basta. Secondo l’accusa, i vertici dell’Asl Lecce e dell’ospedale non avrebbero reso disponibile a tutti gli operatori un protocollo operativo per la prevenzione e la gestione di suicidi. Inoltre la struttura non sarebbe stata adeguata in modo da accogliere con il giusto numero di posti lettoi pazienti psichiatrici affetti da Covid, nonostante una nota della Regione prevedesse il rafforzamento delle misure organizzative per la gestione della fase epidemica.
Da interrogatori e produzione di carteggio è emerso che la dottoressa Salerno si trovava fisicamente in un altro reparto, impegnata nella gestione di altre emergenze. Quanto al dottor Rollo, “gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna per insussistenza del presupposto fattuale della contestazione lui rivolta”. Stesso discorso per gli altri due indagati. Da qui il decreto di archiviazione emesso dalla giudice Anna Paola Capano.
Redazione Nurse Times
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