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Professione infermieristica: i dati del Rapporto FNOPI–Sant’Anna 2025

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Esaminiamo da vicino il primo Rapporto FNOPI–Sant’Anna 2025: la fotografa della professione infermieristica in Italia con dati dettagliati

In Italia ci sono circa 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro una media OCSE di 8,4 . Tra i principali paesi UE, Finlandia (14,1) e Germania (12,0) vantano valori nettamente superiori a quelli italiani. Il Rapporto evidenzia che questa carenza è marcata soprattutto nel Sud: la Liguria (6,3), l’Emilia‑Romagna (6,25) e il Friuli‑Venezia Giulia (6,13) sono le regioni con più infermieri pro capite, mentre Lombardia (3,53), Sicilia (3,54) e Campania (3,57) risultano decisamente sotto la media nazionale .

Retribuzioni medie: nord vs sud e confronto europeo

Le retribuzioni degli infermieri italiani variano fortemente da Regione a Regione. Le aree settentrionali offrono stipendi più alti e maggiori possibilità di avanzamento di carriera, con una media nazionale di 1,66 dirigenti ogni 1.000 infermieri. Persistono, però, le disuguaglianze di genere: nonostante la professione sia a maggioranza femminile, gli uomini occupano ancora la maggior parte delle posizioni apicali, soprattutto in Regioni come Abruzzo e Sicilia.

Gli infermieri italiani guadagnano in media 32.400 € lordi annui , valore di poco superiore al salario medio italiano ma ben al di sotto della media OCSE (~39.800 € ).

Le retribuzioni regionali mostrano forti disomogeneità: al vertice nazionale si collocano Trentino-Alto Adige (37.204 €), Emilia-Romagna (35.857 €) e Toscana (35.612 €), mentre nelle regioni meridionali troviamo i livelli più bassi (ad es. Molise 26.186 €, Campania 27.534 €, Calabria 29.810 €).

Anche a livello europeo gli infermieri italiani sono sotto la media: in termini comparativi, Germania e Paesi Bassi hanno stipendi molto più alti (circa €54.155 e €62.137 annui in PPP, dati OCSE), mentre il Regno Unito si ferma sui ~42.366 € . Questo indica che i nostri infermieri sono tra i meno remunerati d’Europa, nonostante abbiano carichi e responsabilità paragonabili ad altri paesi.

Occupazione post-laurea: preferenze e coerenza studi/lavoro

Le lauree in infermieristica restano fortemente orientate al pubblico: nel 2023 il 78,9% dei neolaureati triennali e il 76,1% di quelli magistrali dichiarano di preferire un’occupazione nel servizio sanitario pubblico (rispetto ai picchi rispettivamente di 84,9% e 85,4% registrati nel 2018).

Questa preferenza, seppur in lieve calo, conferma la percezione del settore pubblico come luogo di lavoro più stabile e sicuro. Per quanto riguarda la coerenza tra studi e lavoro, emerge un forte divario tra i due livelli di istruzione. Solo poco più del 12% dei laureati triennali del 2023 svolge un’occupazione coerente con il corso di studi , a fronte di una percentuale media storica intorno al 14%. Al contrario, nei laureati magistrali la coerenza è molto elevata (mediamente circa l’89,1%), raggiungendo il 92,3% nel 2023 . Ciò indica che gli infermieri con formazione specialistica tendono ad entrare nel mercato del lavoro in ruoli strettamente legati alla propria laurea.

Posizioni accademiche in Scienze Infermieristiche

L’ambito universitario vede finalmente una crescita, seppure lenta, delle figure infermieristiche. Dal 2014 al 2024 il totale delle posizioni accademiche (MED/45) è passato da 35 a 83 . In particolare nel 2024 risultano occupati 10 professori ordinari, 36 professori associati e 37 ricercatori nel settore infermieristico , a fronte rispettivamente di 2, 17 e 16 nel 2014.

La distribuzione geografica di questi ruoli è però sbilanciata verso Nord e Centro: ad esempio, nel Nord (Lombardia, Piemonte, Veneto) si concentrano 3 professori ordinari, mentre nel Centro tutte le tre posizioni di ordinario si trovano nel Lazio, e al Sud (Abruzzo) vi sono 2 ordinari (in totale le tre aree contano 3 ordinari ciascuna) . Anche i professori associati e i ricercatori sono prevalentemente al Nord (rispettivamente 47% e 38% dei totali), seguiti dal Centro (33% e 32%) e da Sud e Isole (19% e 30%) . In sintesi, oltre il 70% dei ruoli stabili del settore è concentrato nelle regioni settentrionali, sottolineando la necessità di un maggiore equilibrio nazionale.

Iscrizioni ai corsi di laurea (2011–2023): trend, età e provenienza scolastica

Negli ultimi anni l’interesse per la professione infermieristica è calato sensibilmente. La domanda d’ammissione ai corsi di laurea è precipitata: il rapporto domanda/posti (D/P) è passato da 4,9 nel 2011 a 1,2 nel 2023, con un calo complessivo delle aspirazioni intorno al 54% in 14 anni.

Nel 2023 i candidati erano 22.870 per circa 19.860 posti, contro i 25.539 dell’anno precedente , confermando la difficoltà di attrarre giovani al corso di laurea. Riguardo ai laureati, l’età media alla laurea triennale è diminuita a 25,2 anni nel 2023 (mentre al 2004 era molto più elevata), indicando percorsi accademici in tempi sempre più rapidi. Per i laureati magistrali l’età media è invece salita a 33,9 anni nel 2023 , con l’83,4% di essi che ha 27 anni o più al momento del titolo, sintomo che spesso completano il master dopo alcuni anni di esperienza clinica. Infine, emerge un cambiamento nella provenienza scolastica degli iscritti: oggi il 68,2% dei nuovi iscritti al triennio proviene da licei (contro il 42,8% del 2004), mentre è in calo la quota da istituti tecnici (21,5%) e professionali (8,3%).

Redazione NurseTimes

Allegati

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