Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato Coina.
Il sindacato Coina lancia l’allarme sicurezza negli ospedali, analizzando alla radice le ragioni del drammatico fenomeno delle aggressioni contro i professionisti della salute. Il 2024 volge al termine come vero e proprio annus horribilis per la sicurezza degli infermieri, dei medici e di tutti gli operatori sanitari. Le violenze, che in passato si limitavano a calci e pugni, sono ormai sfociate in pericolosi raid, addirittura con l’ingresso delle armi nei reparti.
In particolare, i pronto soccorso sono diventati teatro di violenza incontrollata, con coltelli, mazze e manganelli, che fanno la loro comparsa indisturbati, mettendo a rischio la vita di chi lavora ogni giorno per salvare quelle degli altri, in un clima di esasperazione e brutalità a cui non abbiamo mai assistito in passato.
Marco Ceccarelli, segretario nazionale Coina, afferma senza mezzi termini: “Abbiamo superato ogni limite. Oggi non si parla più solo di aggressioni fisiche, ma di minacce letali, che minano la sicurezza di pazienti e operatori sanitari. La violenza è diventata parte del nostro quotidiano, dai pronto soccorso alle ambulanze, fino ai reparti psichiatrici”.
La causa principale di questa esplosione di violenza è certamente da individuare nel totale collasso della sanità territoriale. Coina denuncia la crescente insostenibilità dei pronto soccorso, che sono l’unico punto di accesso per i cittadini, in un contesto di liste di attesa dai tempi biblici e di una carenza drammatica di infermieri e medici di famiglia.
“Ci vogliono mesi per una visita e le persone sono costrette a rivolgersi ai pronto soccorso, che sono ormai saturi, allo sbando – spiega Ceccarelli -. Non ci sono posti letto, i pazienti restano in attesa per giorni e tutto questo porta a un’esasperazione che finisce per sfociare nella violenza più brutale, che certo non è mai giustificabile, ma ha un fondamento nella disorganizzazione che regna sovrana”.
Nonostante gli sforzi legislativi, come l’inasprimento delle pene per chi aggredisce gli operatori sanitari, Coina ribadisce che questi provvedimenti non sono affatto risolutivi. “L’arresto in flagranza di reato non basta, è solo un palliativo – aggiunge Ceccarelli -. Se non c’è una reale protezione sul campo, la violenza continuerà a crescere di giorno in girono. La presenza h24 delle forze dell’ordine nei pronto soccorso è indispensabile”.
E ancora: “I vigilantes, anche se armati, non hanno il potere di intervenire tempestivamente allo sfociare della rabbia. Intervenire quando l’aggressione è già drammaticamente consumata è davvero troppo tardi. Solo una presenza costante delle forze dell’ordine può fare la differenza”.
Coina si rivolge direttamente al ministro della Salute, Orazio Schillaci, con una richiesta urgente: “Il ministro non può limitarsi a partecipare a conferenze e dibattiti, proponendo soluzioni pro tempore. Schillaci deve entrare nei pronto soccorso, vedere con i suoi occhi cosa succede ogni giorno, respirare il clima avvelenato e assistere a un surplus di pazienti ingestibile rispetto alle forze dei professionisti presenti. Deve parlare con infermieri e medici, con quelli che rischiano la vita ogni giorno. Non possiamo più permetterci soluzioni di facciata”.
Coina chiede che il 2025 sia l’anno della sicurezza per i professionisti sanitari, e naturalmente della rinascita della sanità territoriale e dei reparti nevralgici dal punto di vista organizzativo. Un anno in cui le istituzioni si impegnino a garantire che gli ospedali tornino a essere luoghi sicuri per chi vi lavora e per i pazienti, e che offrano efficienza e tempestività nelle cure ai cittadini. “Se non interveniamo subito, la violenza aumenterà e la nostra capacità di garantire le cure sarà irrimediabilmente compromessa”, conclude Ceccarelli.
Redazione Nurse Times
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