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Essere infermiere…strumentista di sala operatoria: una scelta di vita!

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Introduzione di Giuseppe Papagni

Essere infermieri…dalla rete questa intensa descrizione di uno dei tanti ambiti lavorativi che offre la nostra professione: l’infermiere strumentista di sala operatoria. In un nostro precedente articolo avevamo raccontato l’esperienza di Anna Di Martino, infermiera strumentista di cardiochirurgia.

L’impegno richiesto ad un professionista in questo particolare ambiente lavorativo va anche oltre l’aspetto prettamente professionale, certamente essere infermiere strumentista di sala operatoria ti proietta in una dimensione lavorativa organizzata in equipe, dove ogni figura professionale si ritaglia il proprio ambito operativo incastrato in quella sequenza perfetta che porta il nome di intervento chirurgico, che ha come fine ultimo la salute del paziente che si affida alle nostre cure, in un momento particolare della propria vita per ritrovare lo stato di salute perduta.

Essere infermiere strumentista di sala operatoria secondo la collega C. G.

Sala operatoria

“Condivido con voi la “letterina di congedo” dopo il mio intervento puramente infermieristico all’ultimo corso di Chirurgia ginecologica laparoscopica per specializzandi…
Giusto perché ogni tanto è anche bello sentirsi fieri del proprio team…
…L’infermiere che lavora in sala operatoria condivide con gli altri componenti dell’équipe chirurgica l’obiettivo di contribuire a guarire o a migliorare la condizione di salute della persona operata.
Il raggiungimento di questo obiettivo passa anche attraverso l’affinamento delle abilità tecniche e della competenza nell’uso di strumenti, materiali e apparecchiature…

L’infermiere di sala operatoria conosce quello che stai per fare, nella maggior parte dei casi prima ancora che tu lo faccia. L’infermiere di sala operatoria oggi può essere uno specialista in endometriosi o cisti ovariche, ma domani si imbatterà in un bel rene grinzo o un bel testicolo torto e magari la notte stessa sentirà mille imprecazioni per non aver passato il solito introduttore nella Pta della poplitea.

Io non sono nata strumentista ma credo sia la cosa che mi riesca meno peggio fra le decine che ho fatto è che faccio…
Odio quando la gente mi dice che il mio lavoro e’ una missione… Se volevo fare la missionaria andavo a farmi suora. Io amo l’ordine e la pulizia… Asettica pulizia!

Ma a casa non riesco ad entrare senza prima scansare due tre paia di scarpe, un monopattino e la sacca della palestra.
Mi piace l’acciaio cromato, lo Ioban senza grinze, le medicazioni simmetriche. La musica giusta in sala, chiudere l’aspiratore mentre fai il sottocute, mettere gli aghi in file da cinque con la punta verso l’alto e le garze a gruppi di 10 intervallandole orizzontalmente e verticalmente!
Sono maniacale, precisa e un po isterica…

Ma so riconoscere l’umore dei chirurghi da come sbattono la mano sul tasto per aprire la porta, conosco rughe ed espressioni, so quando e’ meglio parlare di golf o cromie dell’intimo e quando è meglio farsi piccoli piccoli e restare nel proprio cantuccio.
Ringraziando il cielo ci sono anche giorni in cui ho la fortuna di lavorare con delle persone che mi considerano parte dell’equipe, né più né meno… Alle quali asciugo volentieri la fronte, grattugio il naso, passo la caramellina di nascosto quando l’ipo incombe.
Persone che colgono il mio mugugno perché magari vuol dire… Non farlo!

Persone con le quali diventa automatico il gesto, non perché sia ripetitivo ma sincronizzato. Persone che, strano a dirlo mi ascoltano… Quando serve, ovvio…
Ma l’armonia nasce dal rispetto. Il rispetto lo costruisci e lo sfami ogni giorno…
Sono strumentista ma anche amica, consigliera, psicologa, cuoca, personal trainer… Ma ricorda il detto:
Non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione!

Quando entri in sala operatoria e’ un po’ come entrare nel salotto di una desperete housewife…

Non portare dentro il fango, non fare briciole e non dirmi che le stoviglie non si abbinano con la tovaglia…

E cosa più importante: sotto quel telo, dietro a quell’archetto c’è sempre qualcuno che merita il massimo da parte nostra, io lo so e cerco di ricordarmelo tutte le mattine… Scusate se a volte romperò le scatole, ma in fondo una come me meglio in sala che a casa!”

C. G.

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