Gardendale, un paese di quasi 14.000 abitanti che si trova nel bel mezzo dell’Alabama, Stati Uniti d’America. Bobby e Rayena sono una coppia come tante, con un figlio come tanti, ma da qualche giorno sono sulla bocca di tutti.
Un oceano ci separa da Gardendale ma ormai tutto il mondo, come si dice da tanti anni, è a portata di un click; e in questa ultima decade i social network la fanno da padrone.
Queste vetrine pubbliche, oltre a smuovere coscienze, a attizzare o spegnere feroci polemiche e a diventare piazza comune di opinioni e scambi dialettici, sono anche utilizzate come mezzo principale di espressione totale delle emozioni. Totale perché basta un click per abbracciare il mondo intero e condividere gioie, paure, vittorie e sconfitte.
Spesso è condiviso l’amore, ed è questo il caso della coppia “come tante altre” di Gardendale: basta uno scatto di una scena quotidiana vista e rivista a far battere all’unisono i cuori di migliaia di persone sparse per il mondo; un mondo che sa soffrire ma, e questa ne è una riprova, sa anche amare all’unisono.
Bobby, che sa bene che una donna si divide fra i vari ruoli di madre, lavoratrice e moglie, voleva solo ringraziare sua moglie Rayena. L’ha fatto con un messaggio dolcissimo, e non poteva scegliere parole migliori. Ma quando è il cuore a parlare, si trovano sempre le parole giuste.
Rayena è un’infermiera, e qui è ripresa in un momento di riposo con suo figlio, poco prima di entrare in servizio al pronto soccorso. Il post è stato condiviso da quasi 175.000 utenti.
Questo il testo tradotto del messaggio che ha fatto il giro del pianeta, condiviso pubblicamente sul profilo Facebook di Bobby:
Questa è mia moglie durante un pisolino. Si sveglierà tra un’ora, si infilerà il camice e sarà pronta per andare al lavoro. Tutto ciò che le serve sarà raccolto e controllato meticolosamente, si truccherà e pettinerà in un lampo. Dirà che si sente brutta e io dissentirò, portandole una tazza di caffè. Si siederà sul divano a gambe incrociate e giocherà felice con il bimbo accoccolato sopra di lei.
Alle volte guarderà fisso nel vuoto immaginando quello che la aspetta. Pensa sempre che io non me ne accorga.
Darà un bacio al bambino, darà un bacio a me e poi andrà a prendersi cura di coloro che probabilmente stanno vivendo il peggior giorno della propria vita: incidenti d’auto, ferite d’arma da fuoco, esplosioni, ustioni e fratture. Poveri, imprenditori, pastori, drogati e prostitute, madri, padre, figli, figlie e famiglie.
Non importa chi tu sia o cosa ti sia successo: lei si prenderà cura di te.
Tornerà a casa 14 ore dopo e lascerà le scarpe fuori dalla porta, le stesse scarpe con cui ha camminato tra sangue e disperazione. A volte non vuole parlarne, altre invece non vede l’ora di poterlo fare. A volte ride fino alle lacrime, a volte piange e basta ma fa sempre in modo di essere puntuale per il turno successivo.
Mia moglie è un’infermiera di pronto soccorso.
Mia moglie è un’eroina.
Noi infermieri sappiamo che il nostro è un lavoro unico, tanto speciale quanto pesante, e alle volte emotivamente insopportabile. Ma non si può definire insopportabile un lavoro che si ama, e questi riconoscimenti sono la riprova del nostro lavoro e dei nostri sforzi, che aggiungono e danno ancora di più un senso alle nostre gioie, alle nostre paure, alle nostre vittorie e alle nostre sconfitte; sempre consapevoli di fare il lavoro più bello del mondo.
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