Di solito sono qui a scrivervi e parlarvi dell’importanza del sorriso. Questa volta no!
Vorrei ripercorrere le tappe di una vicenda, tutta italiana, che sta occupando diverse personalità che a vario titolo esprimono il loro punto di vista sulla discutibile decisione presa dall’O.d.m. di Bologna.
Quattro medici momentaneamente sospesi dal loro Ordine accusati di “collaborazionismo” con gli infermieri (termine che prendo cortesemente in prestito dal presidente del collegio Ipasvi di La Spezia, Francesco Falli) per aver proposto protocolli infermieristici da utilizzare nel servizio territoriale del 118, della regione Emilia Romagna, cedendo competenze “Assolutamente mediche” durante interventi di urgenza-emergenza territoriale!
La reazione non è mancata, aprendo un dibattito anche critico all’interno del mondo sanitario e politico che ci riporta ancora al muro contro muro che ha accompagnato e seguito l’approvazione del Comma 566 inserita nella legge di stabilità n. 190/14.
L’atteggiamento di “conservatorismo” assunto dall’O.d.m. di Bologna ha anche avuto il merito di dare una scossa alla comunità infermieristica, favorendo un senso di appartenenza professionale e unione che non si vedeva da anni! Ne è la prova il gruppo Facebook #noisiamopronti, nato circa quattro giorni fa e che viaggia con una media di 1000 iscrizioni al giorno.
Interessante e determinante sembra la posizione assunta dalla regione Emilia Romagna che attraverso due risoluzioni proposte dal Consiglio regionale punta a valorizzare l’attività professionale degli infermieri, in particolare nel servizio di emergenza 118. La prima risoluzione presentata dal consigliere regionale Giuseppe Paruolo del Pd, secondo cui “le azioni disciplinari intraprese dall’Ordine rischiano di farci fare significativi passi indietro”, l’altra dal M5s, a firma Raffaella Sensoli, giudizio opposto invece per gli esponenti della Lega, Fi e Fdi-An, secondo cui l’Aula non dovrebbe sindacare sui provvedimenti deontologici assunti dall’Ordine, “ma sollecitare un tavolo di confronto finalizzato a delimitare in modo chiaro e preciso le competenze di medici e infermieri, affinché questi ultimi non si trovino esposti a indebite responsabilità di natura professionale”.
Puntuali le dichiarazioni del Presidente del collegio Ipasvi di Bologna, Maria Grazia Bedetti
“A Bologna la notizia ha lasciato sconcertati sia medici che infermieri. In poche ore abbiamo avuto riscontro che in tutta Italia e lo sgomento era molto alto. Il fatto riportato dai quotidiani si inserisce in un percorso di confronto/scontro fra professionisti, amministratori e politici locali iniziato da un anno quando un sindacato medico, lo SNAMI, è intervenuto sui media per criticare l’attuale organizzazione del servizio di emergenza territoriale riferendosi a due diversi episodi in cui erano intervenuti in prima battuta, coerentemente con i protocolli di riferimento, gli infermieri del 118.
Già da allora il Collegio degli infermieri era dovuto intervenire per rassicurare i cittadini sulla legittimità delle attività svolte dagli infermieri del 118 sia in termini giuridici (le attività svolte rientrano nell’ambito di autonomia professionale riconosciuto dalle norme che regolamentano l’esercizio della professione) che scientifici (le attività svolte fanno riferimento a Linee Guida internazionali adottate quindi in tutto il mondo) nonchè deontologici (gli infermieri fondano il loro operato su conoscenze certificate e continuamente aggiornate) e per raccogliere la rabbia e la frustrazione di tutta la comunità infermieristica che nella disconferma del lavoro svolto dai colleghi del 118 ha riconosciuto una disconferma più generale delle proprie competenze certificate e acquisite dopo anni di studio accademico; delle abilità tecnico scientifiche manutenute costantemente nel tempo; delle esperienze professionali pluriennali basate sulla collaborazione e quindi sulla convinzione che professionisti diversi, con competenze diverse, debbano integrarsi per un risultato comune: la miglior salute per i cittadini”.
Da evidenziare, nelle dichiarazioni, il passaggio sulla formazione universitaria – di base e specialistica – dell’Infermiere. Aggiunge Bedetti:
“Molti degli infermieri che lavorano nell’area dell’emergenza hanno un Master in Area Critica.Formazione permanente: per mantenere l’abilitazione all’esercizio i professionisti sanitari, e quindi anche gli infermieri, devono partecipare ad iniziative di aggiornamento accreditate per un totale di circa 50 ore l’anno”.
L’atteggiamento censorio dell’Odm di Bologna va contro ogni logica di evoluzione delle organizzazioni del lavoro all’interno delle strutture sanitarie, e perseguono un’atteggiamento classico di “arrocco” che vedono molti ambiti ospedalieri strutturati su logiche “medico-centriche”.
Già nel 2010 lo stesso Odm di Bologna aveva presentato alla Procura della Repubblica un esposto contro le Regioni Emilia Romagna e Toscana che, attraverso alcuni protocolli di organizzazione delle attività del personale sanitario, in particolare in ambito di Pronto soccorso e 118, secondo loro avevano innescato un “travalicamento” da parte dell’infermieri di funzioni e azioni prettamente mediche. A scatenare quel contenzioso (poi rigettato dalla stessa Procura) erano stati tre progetti sperimentali promossi dalla Regione Toscana (See&Treat) e dalla Regione Emilia Romagna (Perimed, Triage in Pronto Soccorso).
Chiudiamo questo articolo con una citazione breve ma che da un senso a quanto detto finora alla luce degli attuali accadimenti
La cultura non si eredita, si conquista.
André Malraux
Giuseppe Papagni
Gianluca Castigliego
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