La figura dell’infermiere di triage è una figura regolamentata dal nostro ordinamento e che prevede l’acquisizione di competenze specialistiche e post base. Viene svolta, quindi, da un infermiere che, dopo un periodo di esperienza professionale specifica in pronto soccorso e a seguito di un corso formativo ad hoc, erogano prestazioni di alta qualità, permettendo un miglior funzionamento dei D.E.A. (Dipartimenti emergenza accettazione).
Eppure, alla trasmissione Tagadà, una giornalista, evidentemente senza alcuna preparazione relativamente alla normativa sanitaria attualmente in vigore, sproloquiava e sminuiva un’intera categoria professionale. Non contenti di ciò, a La7, hanno deciso di far intervenire personaggi di dubbio valore culturale capaci, di ergersi a valutatori formativi di intere categorie professionali che nulla hanno a che vedere con la realtà dei fatti.
Ci preme, pertanto, fare un po’ di chiarezza sugli aspetti che regolamentano la professione infermieristica e l’infermiere triagista, in particolare. Nel 1996 sulla Gazzetta Ufficiale viene prevista, per la prima volta in Italia, la funzione di triage in Pronto Soccorso. Questa funzione viene attribuita, per legge, a “un infermiere adeguatamente formato che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio”. Così viene affermato nelle linee guida sul sistema di emergenza – urgenza sanitaria (VEDI) in applicazione del D.P.R. 27 marzo 1992 del Ministero della Sanità (VEDI).
Il Triage è “lo strumento organizzativo in grado di selezionare e classificare gli utenti che si rivolgono al Pronto Soccorso in base al grado di urgenza ed alle loro condizioni”. Viene stabilito che la funzioni di triage devono essere garantite, continuativamente, presso tutte le Strutture con un numero di accessi annui superiore a 25.000. Questa funzione deve essere svolta da un infermiere, che, dopo specifica formazione, ha acquisito specifiche competenze.
I requisiti iniziali dell’infermiere triagista sono:
- diploma di laurea in infermieristica o titoli equipollenti,
- esperienza lavorativa di almeno sei mesi in Pronto Soccorso,
- formazione clinica, relazionale e metodologica relativa al triage.
Nei Pronto Soccorso con affluenza superiore a 25000 accessi l’anno il triage deve essere svolto da infermieri dedicati a tale funzione in maniera esclusiva. Nelle strutture con accessi inferiori a 25000, è possibile prevedere la funzione di triage a un infermiere dedicato anche ad altre attività all’interno del Pronto Soccorso purchè sia garantito il rispetto dei criteri previsti nelle linee d’indirizzo per il triage e nelle disposizioni di legge.
Le linee d’indirizzo per il triage nei D.E.A. precisano che la formazione abilitante deve avvenire attraverso la partecipazione ad uno specifico corso teorico di preparazione e a un periodo di affiancamento a tutor esperto.
Il triage, quindi, alla luce della normativa in vigore:
- permette una razionalizzazione dei tempi di attesa, superando il criterio dell’ ordine di arrivo;
- consente di recuperare efficienza ed efficacia del sistema dell’emergenza/urgenza;
- permette di operare un’ottimizzazione delle risorse disponibili, in modo tale da rispondere alle reali necessità dell’utente, con prestazioni il più possibile personalizzate ed adeguate.
Attraverso il triage si agisce su tre punti fondamentali del sistema:
- riduzione del rischio di ritardo nell’intervento sul paziente urgente;
- ridistribuzione delle priorità degli utenti del Pronto soccorso con l’attribuzione di un codice corretto;
- sistematizzazione delle procedure di accoglienza e di smistamento dei pazienti.
Aggiungiamo a quanto detto fin qui che, come già più volte riportato, l’infermiere è un professionista autonomo che basa il suo operato sulla scienza infermieristica, il cui campo d’azione è dato dal profilo professionale (DM 739/94), dalle competenze derivanti dalla formazione di base e post base, dal codice deontologico e, in senso negativo, dalle competenze della professione medica e delle altre professioni sanitarie non mediche, appare palese come tutto quanto dichiarato nella trasmissione “Tagadà” del 18 Marzo u.s. vada catalogata come disinformazione oggettiva volta a creare allarme nella popolazione e a ledere il rapporto di fiducia che deve essere sempre presente tra utente e infermiere.
Dopo le richieste ufficiali di rettifica da parte della FNC Ipasvi (VEDI), anche la Redazione di Nursetimes richiede e attende la rettifica di quanto dichiarato dalla giornalista disinformata e dai suoi ospiti di dubio livello culturale, augurandoci che non si ripeti più un attacco mediatico così estremamente grave a una professione fondamentale per la salute dei cittadini e per il sistema sanitario tutto.
In Allegato
Linee guida per la corretta effettuazione del triage nei P.S. Emilia Romagna
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