Egregio Direttore….
Il vile attacco rivolto a tutta la categoria infermieristica nella trasmissione di La7 Tagadà, condotta dalla giornalista Tiziana Panella dei giorni scorsi, non è solo un offesa per 430.000 professionisti, ma soprattutto, una dimostrazione di arroganza mediatica dettata dall’ignoranza e dalla presunzione.
Arroganza perché come sempre, chi si occupa di fatti drammatici come la morte e la malasanità non sono mai i professionisti che di sanità ci vivono, ma personaggi che vagano per le trasmissioni televisive e che dovrebbero invece occuparsi di gossip ma non certo di situazioni così delicate, attraverso la loro presunta conoscenza non fanno altro che snaturare e depistare il senso reale degli accadimenti, dando informazioni distorte ed errate che insinuano nella popolazione sfiducia e terrore macchiando per sempre l’immagine di una sanità oramai allo sbando.
Ci dispiace perché pensavamo che la conduttrice avesse un po’ più di buon senso nel condurre un programma così seguito come tagadà, e ci dispiace ancor di più, perché tra gli ospiti c’erano solo tuttologi che si occupano di tutto e di niente e che non possono certo sapere che l’attività di Triage, che guarda caso è proprio una attività dove la preparazione dell’infermiere è nella sua massima espressione e segue protocolli e linee guida non di certo inventate, ma che sono state emanate dalle regioni e che solo dopo un lungo corso di formazione si viene abilitati a questo tipo di attività.
Ma i tuttologi come Cecchi Paone che senza soluzione di continuità passa dalle famiglie arcobaleno ai gay pride, per poi approdare all’isola dei famosi e che si permette di definire l’infermiere di Triage impreparato; cito testualmente… “non ha studiato per quello”, dimostra solo tutta la sua ignoranza e superficialità nel parlare di problemi e di categorie che non conosce e di cui non sa nulla. Gentile Cecchi Paone, si occupi di aprire cocchi e banane e lasci ai professionisti veri gestire situazioni delicate come quella accaduta.
Per non parlare dell’imprenditore della sanità Massimo Blasoni… chi sia costui non ci è dato saperlo…”Perchè al triage non c’è un medico invece che un infermiere? forse non farebbe la differenza in tutti i casi, ma mi farebbe stare più tranquillo. – dice la giornalista – Perchè non ci sono medici a sufficienza; questo è in relazione coi fondi. Si metta nei panni del Direttore Generale che dovrebbe ridurre gli amministrativi per mettere dei medici in triage” un dialogo folle, basato sul nulla e che dimostra la scarsissima conoscenza della realtà sanitaria Italiana.
In queste circostanze, gentile conduttrice Tiziana Panella, bisognerebbe fare solo una cosa…ossia tacere, tacere per rispetto della famiglia che ha perso il proprio congiunto, tacere perché in queste fasi è sempre facile commettere l’errore di esprimere giudizi affrettati che creano solo confusione e disorientamento e che di certo non aiutano a stare meglio ne i famigliari ne gli inquirenti che devono procedere alle verifiche del caso.
Come associazione AADI ci stringiamo intorno alla famiglia, nel dolore e nella costernazione del momento, ma non possiamo fare finta di nulla ed è giusto e sacrosanto esprimere lo sdegno e lo sconcerto per la superficialità dimostrata nella trasmissione nel trattare un argomento così delicato.
E’ più facile accusare l’infermiere di triage che ha dato un codice verde piuttosto che analizzare la situazione della sanità italiana nel suo complesso. A nessuno è sorto il dubbio che forse la circostanza di trasferire un paziente critico i una struttura con DEA di I livello (esattamente come quella da cui proveniva) come l’ospedale San Filippo Neri privo della Cardiochirurgia e della circolazione extracorporea è stata una idea folle e scriteriata? L’HUB di riferimento dell’ospedale Sandro Pertini per questa tipologia di situazioni è il Policlinico Umberto I e non certo il San Filippo Neri struttura declassata dalla attuale giunta regionale di Zingaretti ad ospedale di territorio che certamente non era la struttura più adatta a ricevere un paziente così critico, le responsabilità se ci sono, vanno ricercate nella decisione che guarda caso non è infermieristica, di trasferire un paziente critico in una struttura non adatta e non il codice verde di triage.
La preghiamo quindi con sollecitudine, di rettificare in trasmissione le Sue affermazioni e di chiedere scusa a tutti gli infermieri italiani ed ai famigliari della vittima.
Non si muore di codice verde gentile conduttrice, ma di ignoranza, quella sì, ignoranza mediatica, ignoranza politica, mancanza di senso civico e di progettualità sanitaria vera che metta la centro l’uomo e la salute e non il profitto a tutti i costi e la corruzione, perché di questo si…si muore
Il vice presidente AADI
Carlo Pisaniello
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