Vorrei intervenire, grazie ai Colleghi di Nurse Times, sulla trasmissione odierna di Tagadà, della rete La7.
Premetto che parlo da Infermiere ma anche da studente – tirocinante giornalista: sto certificando il mio percorso di formazione in un mondo che comunque seguo da sempre, e che fu – parecchi anni fa – la causa del mio ingresso nel Collegio professionale.
Correva…un anno lontano, e sulla stampa locale tutti noi leggemmo con rabbia un titolone: ’’…due infermieri si mordono in ospedale/per gelosia verso la stessa donna….’’
Un bel feuilleton, certamente: peccato che uno fosse un impiegato, e l’altro l’addetto al trasporto dell’ossigeno!
Da lì iniziai il mio costante rapporto con questi signori (non i masticatori, ma i giornalisti), fino a diventare amico di molti loro, e compresi cose a me precedentemente ignote.
Ad esempio, che chi scrive i titoli è diverso da chi scrive il pezzo (toh, strano, no?), oppure che, per restare nel nostro mondo, della buona sanità non importa mai a nessuno, perché non fa notizia: ma la malpractice, o presunta tale, fa scatenare tutti (io preferisco il termine ‘’supposta’’ a presunta, non so perché…ma la avverto come una terminologia più vicina!)
Una delle regole note del giornalismo è che una smentita diventa ‘’una notizia data due volte’’.
Un’altra regola molto nota è che il potere dei media è enorme; e che entrare in un dibattito televisivo, con alcuni dei giocatori che applicano regole diverse, è sempre un rischio costante: infatti, oggi a La7, Tiziana Panella, giornalista e conduttrice del talk “Tagadà”, ha gestito tempo, interventi, e perfino i concetti in un modo non neutrale: ma questo succede spesso nei teatrini della TV, e naturalmente non avremmo dovuto sperare in un trattamento, come dire, di favore.
La trasmissione, a mio modesto avviso, avrebbe dovuto chiarire qualcosa di più e meglio sulla funzione di triage in Italia ma, come correttamente ha ricordato il rappresentante di Cittadinanzattiva, la questione nel nostro Paese ha dei punti di ostracismo talmente elevati, che a Napoli – per ripetere l’esempio ricordato – entra per primo chi urla di più (cit. Tonino Aceti – Cittadinanzattiva).
(Riflessione: se ti presenti per una afonia, sei fregato.)
Che cosa non mi è piaciuto, e che cosa mi è piaciuto, di questo dibattito che in tanti di noi hanno caldeggiato, voluto, auspicato, richiesto?
Nei minuti conclusivi, sono stato raggiunto da decine e decine di messaggi di Colleghi italiani, su vari supporti, tutti molto critici rispetto a quanto stava andando in onda….tutti delusi per quella che – leggo la frase più ricorrente – è stata interpretata come una ‘occasione perduta’.
Partiamo quindi dalle questioni negative: se dopo la puntata di Tagadà del 18 marzo la professione si era trovata compatta, con sigle sindacali, associazioni professionali, singoli professionisti e la Federazione IPASVI tutti uniti in un sol coro nel gridare (e giustamente, maledizione!) allo scandalo, ho oggi certezza che il fronte si è già diviso.
Sui social molti stanno, in tempo reale, esprimendo un disappunto che non risparmia critiche a nessuno dei presenti.
La nostra Presidente, per qualcuno, avrebbe dovuto prendere parte alla trasmissione con Colleghi esperti di triage, per chiamarli in causa al momento opportuno (dimenticando che non ha certo lei stilato gli inviti, o impostato la trasmissione: che era, evidentemente, rivolta in un senso particolare…).
Per altri, era necessario recitare il mantra dei vari paletti normativi della professione (anche qui dimenticando che forse la gente non la catturi ricordandogli che c’è il DM 739 del 1994, ma spiegandogli altre cose…ma ne parlo a breve.)
Interessante quanto propone un altro Collega, Mangiacavalli avrebbe dovuto segnalare che il 18/3 era andata in onda la sagra della disinformazione: ma forse, farlo in casa dell’organizzatore della sagra stessa non era poi così facile…
Dove sono le cose positive? Intanto, in mezzo a varie sovrapposizioni verbali fra i presenti (tipiche di tanta televisione), qualche concetto positivo per la categoria mi sembra esser passato: anche se sicuramente anche il mio punto di vista è quello di un bicchiere più mezzo vuoto che mezzo pieno.
Credo utilissimo – come sempre – imparare dagli errori, e capire che a queste guerre si deve andare attrezzatissimi.
Che citare le linee guida del Ministero è necessario, ma che serve anche parlare ‘’alla pancia’’ della gente. Che spostare (come anche oggi proponeva il titolo di un peraltro corretto articolo di Repubblica) la crescita dell’infermieristica come “alternativa” e “competitiva” alla professione medica è – nella migliore delle ipotesi – “pericoloso’’.
E tornando alla pancia, scusate se cito roba locale, ma io di questo mi occupo soprattutto: delle cose del nostro territorio, non coltivando altra ambizione particolare; ebbene proprio oggi, su La Nazione – La Spezia un cittadino che è uscito vivo da un brutto infarto, complicato da arresto cardiaco ha voluto incontrare, conoscere e ringraziare il collega (Lorenzo Macchiarolo, del pronto soccorso spezzino) che lo ha visto al triage, e che riconoscendo subito ‘’….quel mal di stomaco, con sudore… con malessere e pallore’’ come una cosa seria, lo ha tirato dentro ‘’al volo’’, salvandogli la vita.
Forse alla signora Panella, a chi era in studio, e a tutti gli spettatori questo banale, semplice, ma reale valore del ruolo, citato in una ‘’storia vera’’, avrebbe fatto capire molto di più, molto meglio, e molto più chiaramente.
Grazie ancora a chi non molla mai: ma la strada, e mi dispiace dirlo, è ancora lunga, sconnessa, frammentata.
Francesco Falli
Infermiere specialista, la Spezia
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