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Tagadà, La7. AADI: Aspettative deluse per la replica concessa alla Mangiacavalli

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Tagadà, La7. AADI: Aspettative deluse per la replica concessa alla Mangiacavalli
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Aspettative deluse per la replica concessa alla Presidente della FNC Mangiacavalli che ha partecipato oggi 29 marzo 2016 alla trasmissione Tagadà, un’altra occasione persa nel tentativo di salvaguardare l’immagine della professione infermieristica.”

Non ce ne voglia la collega Mangiacavalli, ma per essere protagonisti in certe trasmissioni televisive bisogna essere “animali da palcoscenico” difronte all’esperienza di giornaliste navigate come la Panella non ci si può far trovare disarmati e porgere l’altra guancia. Mi tornano sempre in mente le parole che Grillo diceva ai suoi del M5S appena insediati in Parlamento, il diktat era, “divieto assoluto di partecipare a trasmissioni di approfondimento politico di qualsivoglia schieramento”, semplicemente perché era ben consapevole che l’inesperienza e la verginità televisiva dei candidati del movimento, li avrebbe asfaltati ancora prima di poter esprimere un singolo concetto.

Ed è esattamente quello che è accaduto oggi, quella che doveva essere l’occasione per delineare una volta per tutte e con forza la figura dell’infermiere, delimitarne i contorni operativi e tracciarne finalmente la vera natura e la competenza, si è trasformata in una débâcle mediatica, ahimè, anche se alcune testate specializzate “pro IPASVI” ne tessono le lodi, la presenza oggi in trasmissione della Mangiacavalli è stato un flop su tutta la linea e non ha sciolto i dubbi e le perplessità scaturite nella trasmissione precedente. Ancora oggi, ci si chiede se l’infermiere sia o meno in grado di svolgere l’attività di Triage o se invece, come espresso e ribadito oggi dalla Panella, sia invece il medico la figura più appropriata a questa attività.

Bene, non vogliamo tornare sull’argomento, anche perché, su questo ci viene incontro la norma che da oltre 20 anni ha chiarito che la competenza di questa attività è ontologicamente collegata alla figura infermieristica e quindi, sorvoleremo sulla questione per non annoiare ulteriormente i lettori.

La cosa che ci lascia attoniti è, come mai, una donna stimabile e perbene come la Mangiacavalli sia potuta cadere nel tranello architettato della Panella?

La giornalista non aspettava altro che continuare a screditare una professione, che è ormai sotto gli occhi di tutti, non stima per nulla, ma anzi, ne è quasi impaurita, come se avesse subito un grave torto in tempi recenti. Forse un parente prossimo o forse lei stessa direttamente ha avuto una esperienza negativa che l’ha portata ad avere una così bassa stima e sfiducia nei confronti dei colleghi triagisti, ma ci lasci dire che, se pur qualcuno non l’ha pienamente soddisfatta nel suo approccio con un pronto soccorso, siamo consapevoli che può accadere, per milioni di altri utenti fortunatamente, è andata molto meglio e sono pienamente soddisfatti delle prestazioni loro erogate.

La trasmissione che doveva essere incentrata sulla figura e sulla professionalità indiscussa dell’infermiere, è scivolata lentamente, o volutamente accompagnata dall’astuta Panella, verso quello che lei aveva sostenuto nella precedente trasmissione e cioè, la scarsa competenza della figura dell’infermiere triagista.

La nostra Mangiacavalli tentando faticosamente di spiegare la differenza tra diagnosi e codice/priorità alla fine ha ceduto alla trappola della conduttrice e si è trovata strozzata tra la Panella che insisteva nel definire incompetente l’infermiere e un altro fenomeno televisivo, tal Fabrizio Rondolino, famosissimo giornalista sempre presente in tv, famoso soprattutto per prendere  sempre le parti del potente di turno in carica, il quale però, almeno in questa circostanza, ha avuto il buon senso di non infierire più di tanto contro noi poveri infermieri. La Panella invece, furbescamente, ha distorto l’attenzione e ha portato l’intervista sul piano che lei prediligeva di più, infinocchiando la povera Mangiacavalli che dinanzi all’accerchiamento balbettava sempre la solita canzone stonata senza per altro ottenere nessun consenso in sala.

Ora, sparare sulla croce rossa è facile, ce ne rendiamo conto, ma era però doveroso a seguito della trasmissione di oggi esprimere il nostro disappunto sul comportamento estremamente gentile, per non dire sottomesso, della nostra stimabile presidente.

Queste sono le circostanze per le quali noi come associazione AADI ci battiamo quotidianamente, anche contro una parte del collegio, che invece di vederci come un supporto ci vede come una minaccia. Come si può pretendere dal comune cittadino che si dia credito all’infermiere se quando capita di andare per i reparti ospedalieri lo vedono correre sullo “skateboard” a portare padelle e pappagalli? O ad alzare tapparelle e portare colazioni? Come si pensa di affrontare terreni così scivolosi come quelli del triage, o del see and treat, quando ancora non si è definita la competenza di base dell’infermiere?

L’utente comune non si chiede cosa realmente sa fare e dovrebbe saper fare l’infermiere, quale sia il suo curricula formativo, la sua preparazione, il suo know how professionale, semplicemente perché, ancora, neanche il collegio lo sa, no non lo sa, perché da un parte vuole difendere le competenze avanzate (sic!) e dall’altra, permette che nel 2016 ancora si attui il demansionamento, si demansionamento, quello che vivono sulla loro pelle l’80% degli infermieri. Si da ancora credito ad alcuni presidenti di collegi provinciali che con le loro teorie strampalate e desuete infangano, insultano e offendono tutta la popolazione infermieristica, anche attraverso discutibili esegesi giuridiche di norme che non conosce e che utilizza al solo fine di incutere disorientamento e terrore nella comunità.

E si, è proprio così, ci dispiace doverlo costantemente ribadire, ma questa “frattura di competenze” fa si che la gente comune ci valuti per quello che vede e non per quello che di “dietro le quinte” sappiamo realmente fare e bene, vedi (TIN, C.O., UTIC, Rianimazioni, centri dialisi, territorio ecc..). Questa era l’occasione migliore per tirare fuori i denti e magari con fare arrogante alla Sgarbi inveire contro la Panella definendola “capra, capra… capra” se non altro perché continua a parlare di argomenti sui quali dovrebbe invece tacere.

Capra perché anche se come lei auspicherebbe, mettessero alla postazione di triage il medico più preparato al mondo, costui, pur essendo il “deus ex machina” della sanità, non potrebbe di certo fare una diagnosi di primo acchito solo guardando negli occhi il paziente, ma come accade sempre, dovrebbe, valutati i parametri iniziali, utilizzare quegli strumenti che ormai in medicina sono anche abusati, ossia gli esami strumentali, gli esami ematochimici e l’esame obiettivo.

Quindi cara Panella, medico o infermiere non cambia nulla, perché la diagnosi è uno step successivo al codice di ingresso che invece ne definisce solo la priorità di ingresso, un modo utilizzato fin dai campi di battaglia di Napoleonica memoria per definire chi doveva e quando, essere curato per primo, tutto questo è cosa ben diversa dalla diagnosi, che lei artatamente palleggiava tra Rondolino e la Mangiacavalli.

La diagnosi è cosa completamente diversa, è certamente un atto medico dal quale l’infermiere preparato si tiene a debita distanza, per correttezza professionale e perché non di sua responsabilità, ma un percorso universitario clinico e di tirocinio di tre anni, più due di specializzazione, più altri annuali di master post universitario serviranno pur a qualcosa o no?? Pensa che non siano sufficienti per definire la nostra professionalità?

Stimabile Tiziana Panella, l’infermiere sarà la figura professionale del futuro, tra non molto la figura che lei oggi maltratta avrà il suo riscatto e la sua giusta posizione nell’assistenza sanitaria, che metterà al centro non più le professioni e i baronati a cui tutti siamo abituati, ma il paziente, il cittadino, l’utente, l’infermiere di domani sarà il vero protagonista della sanità mondiale, come lo è già in paesi avanzati come l’Inghilterra, la Danimarca, la Svezia, la Norvegia, la Francia, persino la Romania, se  ne faccia una ragione….

Il vice Presidente dell’AADI

 Dott. Carlo Pisaniello

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