Nell’articolo che segue riportiamo alcune interessanti considerazioni di Luca Sinibaldi sulle competenze avanzate riportate su un editoriale di Cavicchi pubblicato su QS (VEDI)
Era marzo….7 mesi dopo, tutto questo, questo scenario di lotta, di critica, sembra essere svanito. Forse per qualcuno quello scenario, anche a marzo, non esisteva. Forse qualcuno si sente sempre in lotta…ma con i mulini a vento, come un don Chishotte irrisolto.
Siamo sempre al punto di partenza (che Cavicchi anche in questo articolo, sembra costeggiare per sbaglio, come una barca che bordeggia a vista per evitare gli scogli): “Siamo difronte ad un blocco di potere che è diventato un blocco di pensiero”, dice Cavicchi.
E qui, dice la cosa più sovversiva che possa dire uno che scrive articoli ma ha le spalle coperte. Perchè se lo dico io, se lo scrivono saggi e motivati dirigenti infermieristici, se lo sottolineano anche con l’atteggiamento presidenti di collegio scalzati a piè pari dal loro ruolo, beh…il rischio di trovarsi a fare i conti faccia a faccia con quel “potere” è elevato….quasi automatico.
Nessuno vuole rischiare niente, tra gli infermieri…nessuno. Nemmeno i sindacati filosoficamente sani, vogliono rischiare la propria perpetrazione. Nemmeno quegli infermieri che si dicono pronti al grande cambiamento, vestiti della linda casacca del tecnicismo e del legalismo. Nessuno vuole rischiare niente del proprio orticello!
Quindi, quella frammentazione che emerge dalla proposta politica della Silvestro/federazione, sarà lo scacco matto definitivo: l’apice assoluto del devide et imperat! E saranno le nuove generazioni, le masse indotte verso questo “pensiero unico”.
Un’operazione, prima di questa resa definitiva, era possibile….tentare di riunire, rinsaldare le vecchie e le nuove generazioni. Ma occorreva saper rinunciare, personalmente, da una parte e dall’altra ai propri orticelli di guerra.
IMPENSABILE! E allora….alla morte….alla morte!
Condivido la posizione di Cavicchi dal punto di ivsta della analisi, dal punto di vista della critica al sistema.
…la condivido con la consapevolezza che lui parla da esterno, a questo sistema. Questo sistema ti stritola, lentamente, come un Boa, se non ti muovi, velocemente, come una pressa se ti azzardi ad andargli contro.
Chi vive nelle corsie di ospedale, nei pronto soccorsi, chi fa assistenza domiciliare o lavora in una RSA è immerso in un liquame che ti riempie anche le orecchie. Appena apri bocca ti affoga! E devi far buon viso a cattiva sorte per sopravvivere.
Inventarti: il sindacato, l’associazione, il gruppo social, il comitato di redazione.
Te lo devi inventare per fingere di non essere bell’e’ morto. Ma filosoficamente, politicamente, come infermieri qui in Italia siamo bell’e’ morti!
Perchè infatti, se guardi i dati degli altri paesi e poi rivedi la storia della nostra professione a partire dal ’94 ad oggi beh…..ditemi se non vedete degli Zombie/infermieri a giro!
Non c’è ad esempio, ne una federazione, ne un’associazione, un sindacato, una qualsiasi ensamble infermieristica che incalzi il Ministero sull’evidente spreco di risorse per la medicina difensiva.
Il tema è stato toccato solo per stuzzicare probabilmente alcune leve pesanti del volano economico. Ma la sostanza del problema, che ricade sui cittadini e, come professionisti, ricade direttamente su noi infermieri in quanto unici ed estesi esecutori per terzi della prescrizione del farmaco, non viene affrontata, presentando, come co-responsabili del trattamento farmacologico, le nostre valutazioni, le nostre percezioni, i nostri studi di follow up.
Perchè ci sentiamo sempre al di fuori del meccanismo decisionale. Siamo in tutto e per tutto ancora dei meri esecutori. anche per le cose che ci coinvolgono direttamente, non riusciamo a saperne analizzare contestualmente i targets generali.
E’ mai possibile chiamarci allora professione intellettuale? Io vedo ogni giorno, lo spreco della medicina difensiva, ogni giorno. Sia sulla prescrizione farmacologica sia sulla prescrizione per la diagnostica di laboratorio e per immagini.
E mi chiedo: davvero inconsapevole incompetenza? Mi chiedo: quanti OSS in più ci sarebbero accanto agli infermieri per lasciarli finalmente liberi di ragionare, se quegli sprechi venissero finalmente spacchettati!
E mi chiedo ancora: non sarà questo poi il fine politico di chi ci tonneggia sugli sprechi….evitare che qualcuno, ragionando, possa arrivare a severe conclusioni?
La nostra Federazione, che vede una presidente praticamente disarcionata e un governo ombra sorretto da una senatrice, si guarda bene dall’affrontare un tema di questo livello. Se ne guarda bene perchè si porta appresso quel fardello che la trascina negli abissi di interessi politici (e forse personali).
Non sa viaggiare leggera ed efficacie con in mente quel patto col cittadino che usa come paravento ma che poi non riesce a declinare, perchè tutto sa fare meno che imporsi politicamente ai tavoli dove gli infermieri dovrebbero sedersi alla pari con tutti.
Noi infermieri siamo qui a discutere se è lecito o meno occuparsi di padelle e pappagalli. Se spetta agli OSS o all’Infermiere fare l’igiene a un paziente. Intanto, gli infermieri più elevati di rango sono stati per anni i passacarte dei medici.
E li ritroviamo a coordinarci (o scoordinarci?). E li ritroviamo lassù, in cima alla nostra piccola piramide a proteggere i loro orticelli (che poi, a conti fatti, tanto “elli” non sono). Intanto noi ecco, per torreggiare in una discussione che possa dirsi intellettuale, continuiamo a distinguerci tra laureati con il nuovo ordinamento e vecchie ciabatte!
Aggiungo questa conclusione, alla lunga fila di miei interventi: se qualcuno si degnasse di leggere e rispondere a quanto ho scritto scommetto non mancherebbe di dirmi: “si ma….proposte? Concretezza?”
Il nocciolo del problema però sta qui: per definirsi professione intellettuale occorre sapersi fermare. Occorre svestire (frequentemente) i panni dei “praticoni” per vestire quelli dei “filosofi”.
Occuparsi della nostra “interiorità professionale” invece che guardare sempre all’esteriorità della divisa, all’efficacia tecnicistica e alla competenza legale.
Perchè se non compiamo questo passo interiore, anche individualmente, anche quando siamo in una sala trapianti ed esprimiamo il massimo della competenza e della responsabilità tecnica, rimarremo dei meri esecutori che non possono fare niente senza l’Atto medico.
Esistono invece Atti infermieristici da compiere in piena autonomia. Ma per compierli, nella loro completezza, occorre fermarsi a ragionare sulla propria identità. La prova che questo è vero è la distanza che le forze che avversano l’infermieristica in Italia, cercano di mettere sul piano della riflessione generale. A più riprese e da diverse voci sono stati chiesti alla Federazione “gli stati generali”.
Anche Cavicchi li enuncia in questo suo articolo. Nessuno da lassù ha mai battuto un colpo in questo senso, anzi, l’impressione è che vengano temuti e forse non solo dal contesto infermieristico.
Sui social, i comitati di redazione, come tra le fila dei sindacati e delle loro compagini redazionali, le associazioni, i pochi e spaventatissimi “collegi illuminati”, se ci fosse l’interesse (più che a guardarsi lo smalto delle unghie e compiacersene) a provare a dare una sana spallata al nostro traballante sistema, si coordinerebbero per unire gli infermieri intorno a questa istanza: STATI GENERALI, invece di spingerli continuamente in discussioni dividenti!
Luca Sinibaldi
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