La Corte europea dei diritti dell’uomo (C.E.D.U.), una Corte internazionale istituita nel 1959, si pronuncia sui ricorsi individuali o statali su presunte violazioni dei diritti civili e politici stabiliti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo
La sua mission è salvaguardare il diritto alla vita, il diritto a un equo processo, il diritto al rispetto della vita privata e famigliare, la libertà di espressione, la libertà di pensiero e di religione, il diritto al rispetto della proprietà. Proibisce la tortura e i trattamenti inumani o degradanti, la schiavitù e il lavoro forzato, la pena di morte, la detenzione arbitraria e illegale e la discriminazione nel godimento dei diritti e delle libertà previsti dalla Convenzione.
La Corte è composta da 47 giudici, uno per ogni Stato membro del Consiglio d’Europa. Sono eletti dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa sulla base delle liste di tre candidati proposte da ciascuno Stato. Il mandato, non rinnovabile, è della durata di nove anni.
Le sentenze emesse (quasi 10mila in 50 anni) sono vincolanti per gli Stati interessati, hanno portato i governi a modificare la loro legislazione e la propria prassi amministrativa in molti settori.
Le decisioni di irricevibilità e le sentenze emesse dai Comitati e dalla Grande Camera, sono definitive e non possono essere appellate. A seguito dell’emissione di una sentenza da parte della Camera, invece, le parti hanno tre mesi per richiedere il rinvio del caso alla Grande Camera per una nuova valutazione.
I ricorsi possono essere presentati direttamente da individui, non essendo inizialmente necessaria l’ausilio di un avvocato. È sufficiente inviare alla Corte un ricorso completo e corredato dei documenti richiesti. Ad ogni modo, la registrazione di un ricorso da parte della Corte non implica che lo stesso sarà, poi, ritenuto fondato nel merito.
Non sono richieste somme da corrispondere a titolo di tasse per i procedimenti dinanzi alla Corte.
Questa premessa per tornare su un argomento tornato d’attualità in questi giorni.
Ebbene qualche mese fà il sindacato Nursind proponeva ricorso al C.E.D.U. promettendo risarcimenti a partire da 5 mila euro (VEDI).
La formula proposta dal Nursind prevedeva:
- ricorso per gli iscritti versando un contributo spese di 15,00 euro;
- pagando un corrispettivo di 150,00 euro senza iscriversi al sindacato.
Il sindacato Nursind ha chiesto denari ai lavoratori per presentare un semplice ricorso gratuito, lasciando però libertà di scelta, infatti iscrivendosi (di conseguenza alzando la loro rappresentatività sindacale), il ricorso costava solo 15 euro.
L’elevata cifra di 150 euro potrebbe aver funzionato da deterrente e, nel caso in cui non si riusciva neppure con tale sconto a convincere gli infermieri e le ostetriche ad iscriversi, le adesioni avrebbero portato nelle casse del sindacato oltre 3 milioni di euro.
Un buon risultato per un ricorso che l’Unione Europea ha voluto completamente gratuito!
Considerando che il governo non trova le risorse economiche per garantire il rinnovo contrattuale a partire dal 2015, era impensabile che lo stesso avrebbe potuto garantire la copertura contrattuale per tutti gli anni arretrati…parliamo di miliardi di euro!!
Vogliamo credere che sia stato un legittimo tentativo che ha regalato un barlume di speranza a tanti lavoratori che in quel ricorso avevano creduto riponendo nella strategia del sindacato Nursind grandi speranze…
Purtroppo la speranza di vedersi riconosciuti i 5mila euro (legittima per carità!!!) per molti lavoratori è svanita: il ricorso è stato rigettato perchè ritenuto irricevibile!!
Avremmo voluto un finale diverso…ovviamente a vantaggio dei lavoratori!
Randolfi Massimo
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