La parodontite è una delle patologie più diffuse del globo. Nelle popolazioni occidentali la prevalenza sopra i 35 anni è del 47%, e supera il 60% negli over 65. I casi gravi, a rischio di perdita dentaria nel breve medio-periodo, sono il 10-15% della popolazione
La parodontite grave e avanzata è considerata la sesta patologia più diffusa al mondo, colpendo in media l’ 11% della popolazione, pari a 750 milioni di persone al mondo, 7-8 milioni in Italia. Il picco d’incidenza della malattia è fra la terza e la quarta decade di età.
I tessuti parodontali, ossia gengiva, osso alveolare, cemento radicolare e legamento parodontale, possono essere caratterizzati da una perdita di sostanza o alterazione cito-architettonica.
Si configura un quadro di parodontite (che ha carattere progressivo!) qualora la patogenesi delle alterazioni o perdite di sostanza siano tali da generare una flogosi locale. Può condurre ad edentulia se non trattata o se non appropriatamente trattata.
Etiologicamente è una malattia infettiva.
E può essere causata da batteri detti parodontopatogeni che, in condizioni fisiologiche, costituiscono una parte integrante del biofilm che ricopre tutti i tessuti dentali e orali.
La cosiddetta placca dentaria, se non rimossa efficacemente durante le manovre d’igiene orale domiciliare o ambulatoriale tende a “crescere” promuovendo la proliferazione di della famiglia di batteri gram negativi, anaerobi.
L’accumulo di placca determina sempre gengivite che spesso si manifesta con sanguinamento della gengiva anche in condizioni di ripos.
La gengivite e la parodontite si possono considerare come un continuum di una patologia infiammatoria cronica in cui la parodontite rappresenta il secondo stadio della patologia ed è caratterizzata dalla distruzione irreversibile del legamento alveolo dentale.
Se, alla parodontite, si associa una o più malattie metaboliche o sindromi, può diventare una patologia severa e di rilevanza importante tanto per ciò che concerne all’assistenza medica (procedure e prescrizioni atte alla minimizzazione o eradicazione del problema) che per quanto concerne all’assistenza infermieristica (ad esempio educare il paziente al concetto di igiene orale e contenimento della patologia diabetica).
Il diabete si associa a danni microvascolari e macrovascolari su cuore e grossi vasi, aggravando via via il quadro clinico dei soggetti colpiti e portando con sé un elevato costo economico e sociale.
Il diabete e la parodontite sono due patologie correlate al punto che è stata teorizzata una relazione a due vie: il soggetto con diabete ha una tendenza a sviluppare parodontite e il soggetto con parodontite ha una tendenza a sviluppare diabete.
La maggiore suscettibilità alla parodontite nei diabetici è dovuta alla risposta alterata in seguito a insulto batterico dei batteri parodontopatogeni associata a una disbiosi del biofilm sottogengivale.
Questa alterazione è possibile tramite diversi meccanismi, tra questi ricordiamo l’alterata glicemia, l’alterazione del profilo citochinico, infatti nei soggetti con diabete si ha una risposta immune mediata da neutrofili deficitaria a livello gengivale.
Riassumendo e chiarendo ulteriormente l’iperglicemia ha un impatto sulla salute parodontale grazie a quattro meccanismi fondamentali correlati a:
- stress cellulare;
- advanced glycation end – products (AGEs) e loro recettori RAGE;
- omeostasi dell’osso alveolare;
- disbiosi del biofilm batterico.
La sinergia Diabetologo, Infermiere e Odontoiatra dovrebbe – o meglio deve! – puntare alla formazione ed informazione dell’utente per favorire un corretto approccio con la potenziale malattia parodontale, che, se ancora non conclamata, può essere preveduta.
Qualora la manifestazione clinica divenisse palese e certificata il compito dei professionisti sanitari sarà quello di limitare il progressivo danno ai tessuti parodontali, osservando ciascuno gli interventi idonei secondo proprie competenze, promuovendo l’empowerment del paziente e la corretta osservazione delle procedure diagnostico -terapeutiche.
CALABRESE Michele
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