“The Mistreatment of Women during Childbirth in Health Facilities Globally: A Mixed-Methods Systematic Review”: sembrerebbe il titolo di un film candidato all’Oscar ma non è così.
Si tratta di una revisione sistematica che informa sul maltrattamento delle donne assistite durante il parto. Lo studio, che si è avvalso di una accurata ricerca su PubMed, CINAHL, Embase e ha incluso ben 34 Paesi.
I risultati sono stati dedotti sull’analisi di:
- abuso fisico,
- abusi sessuali,
- l’abuso verbale,
- stigmatizzazione e la discriminazione,
- mancato rispetto degli standard professionali di cura,
- scarso rapporto tra donne e ostetriche,
- le condizioni del sistema sanitario e vincoli.
Emerge che la donna, nel contesto in questione di fragilità e di delicatezza fisica, si affida alle cure ostetriche, trovando un muro di completa turpitudine che assieme a negligenza, attitudine offensiva, discriminazione, mancata osservazione dei prospetti di standard assistenziali (strutturali e/o procedurali che siano) inficiano sul benessere biopsicosociale della donna e del nascituro.
La revisione, secondo criteri evidence-based, suggerisce un’attenta sensibilizzazione al problema e a non passarlo in secondo piano a addirittura non renderlo palese. Si auspica che gli interventi successivi alle diverse segnalazioni possano portare ad un ambiente socio/assistenziale più dignitoso per la donna promuovendo un’esperienza positiva nel contesto nascita.
Nel contesto di violenza ostetrica si configura anche con la medicalizzazione del parto ovverossia e l’esecuzione di procedure sprovviste del consenso informato o dell’autonomia decisionale della paziente configurando seri reati civili e penali.
Il costo è enorme: esaminiamo ad esempio il parto cesareo. Basti pensare che in Italia vi è la più alta percentuale di cesarei a livello europeo con quasi il 40%, seguita dal Portogallo con il 33%. Valori che scendono al 15% in Olanda. In Italia i valori sono tendenzialmente più bassi al Nord e più alti al Sud: si va dal 24% in Toscana e in Friuli-Venezia Giulia al 60% in Campania.
Evidentemente molto spesso si ignorano le indicazioni specifiche per cui un parto cesareo è da preferirsi ad uno naturale (presentazione podalica, placenta previa, macrosomia fetale, alcune malattie infettive…) effettuando interventi non necessari che comportano maggiori rischi per la donna e di conseguenza sulla spesa Sanitaria Nazionale.
Un’assistenza ostetrica inadeguata oggigiorno non ha una raccolta ufficiale in Italia, ma vi è l’Osservatorio della Violenza Ostetrica Italiana (O.V.O. ITALIA) che nasce per raccogliere informazioni, per rendere visibile il fenomeno della violenza nei reparti di maternità e per il monitoraggio degli episodi che costituiscono questo tipo di violenza sanitaria ai danni delle donne.
Proprio sul sito dell’osservatorio è disponibile un questionario utile per la raccolta di dati relativi al fenomeno (oggi emerge che su 1063 risposte raccolte in due giorni, circa il 48% del campione ha ricevuto abusi e mancanze di rispetto in sala parto). Molte donne riportano inoltre dei disturbi post-traumatici da stress, vaginismo ed effetti sull’avvio e la durata dell’allattamento.
CALABRESE Michele
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