La presidente della Federazione nazionale Ipasvi ha scritto al ministro degli Interni, Marco Minniti e al Capo della Polizia, Franco Gabrielli esprimendo alcune considerazioni sulla situazione attuale.
Tra le proposte c’è quella di raggruppare le professioni sanitarie e prevedere un coordinamento infermieristico nel Dipartimento della Polizia di Stato
ROMA – La professione infermieristica chiede maggiore considerazione tre le forze di polizia.
Lo fa attraverso la presidente della Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi, Barbara Mangiacavalli che ha scritto al ministro degli Interni, Marco Minniti, al Capo della Polizia, Franco Gabrielli e, per conoscenza, al ministro della salute, Beatrice Lorenzin, per esprime alcune considerazioni sul ruolo attuale degli infermieri impiegati nella Polizia di Stato e sulle legittime attese di un riconoscimento professionale.
L’occasione per colmare un gap che ha lasciato indietro nel tempo gli infermieri è offerta dal prossimo riordino delle carriere delle forze di Polizia.
Opportunità per allineare la professione infermieristica ad altre del mondo sanitario (come quella medica) riconoscendo ruoli e responsabilità che non possono passare inosservati.
C’è innanzitutto, scrive la Mangiacavalli, da riequilibrare le modalità di accesso al ruolo dei funzionari di polizia: agli infermieri questa strada è preclusa, sottolinea la presidente della Federazione Ipasvi e anche l’inquadramento, all’inizio della sua carriera in polizia, avviene nei ruoli del personale che espleta attività tecnica.
Al contrario, si legge nella lettera inviata al ministro Minniti e al capo della Polizia, Gabrielli, il ruolo professionale oggi comprende solo la categoria dei medici.
“Sarebbe opportuno raggruppare tutte le professioni sanitarie – sostiene la Mangiacavalli – sotto lo stesso ruolo. Gli infermieri hanno tutti i requisiti richiesti dal DPR 38 del 1982 per l’accesso a questo ruolo (titolo universitario e iscrizione all’albo professionale)”.
Tra le considerazioni che la presidente della Federazione Ipasvi mette in risalto nella sua lettera, c’è anche quella dell’educazione continua in medicina: “Sarebbe opportuno prevedere per tutti i professionisti esercenti una professione sanitaria all’interno del servizio sanitario della Polizia di Stato (medici, infermieri, fisioterapisti) l’obbligo di ottemperare ad un programma organico di aggiornamento professionale”.
Di pari rilevanza è la questione del coordinamento infermieristico: passaggio quasi obbligato se si considera l’aumento del personale infermieristico dipendente del Dipartimento della Polizia di Stato e la crescita di impegni e responsabilità a loro carico.
Un elenco che la Mangiacavalli non omette nella sua lettera: “A carico del personale infermieristico ci sono tutti i servizi di assistenza del personale della Polizia di Stato; gli infermieri sono impegnati nei servizi di tutela sanitaria a personalità nazionali e straniere; sono presenti nelle commissioni di arruolamento e in quelle didattiche, senza dimenticare che il personale infermieristico è impegnato nel rimpatrio dei clandestini e nella sorveglianza sanitaria per il personale a rischio”.
Rivendicazioni legittime, chiosa la Mangiacavalli, che tengono conto della professionalità degli infermieri e del loro percorso universitario ma rispettano le specifiche competenze della professione mediche e delle altre professioni del ruolo sanitario.
Salvatore Petrarolo
Foto: web
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