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Storia di un tirocinante e la beffa di “Garanzia giovani”

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Rossi Antonio (nome di fantasia) racconta al nostro giornale la sua esperienza con il programma che dovrebbe formare dopo la laurea e offrire una opportunità di lavoro ai giovani

 

ROMA – L’unica garanzia è nel titolo del progetto: per i tirocinanti infermieri alle prese con il programma “Garanzia giovani” nel Lazio, altre certezze non ce ne sono.

Anzi, a volerla dire tutta, quel programma ha più i caratteri sinistri di una beffa che non le condizioni per offrire opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.

Che ci sia poco o nulla garantito lo racconta, al nostro giornale, un giovane infermiere tirocinante, piantato in asso, come lui stesso amaramente sottolinea, ad un terzo del percorso formativo.

Il punto di partenza di questa storia tutta italiana va cercata nella collaborazione tra la Regione Lazio e diverse strutture sanitarie “molto note sul territorio” racconta Antonio.

Con il programma “Garanzia giovani” si dovrebbe sostenere la formazione post laurea e facilitare l’inserimento dei ragazzi nel mondo del lavoro.

La storia di Antonio prende spunto dal suo imbattersi, su internet, di un annuncio di lavoro con il quale ricercano infermieri da inserire in questo programma.

“Vengo contattato dall’Agenzia ‘Almamentis’ per l’iscrizione a Garanzia Giovani e dopo qualche giorno mi informano che devo attivare il Patto di Servizio con il Centro per l’Impiego”.

Ottemperato questo passaggio, il nostro coraggioso tirocinante, viene invitato dall’Agenzia per un colloquio conoscitivo per valutare la formazione universitaria e illustrare come funziona il programma “Garanzia giovani” e qual è lo scopo dello stesso.

“Mi viene spiegato – sono parole di Antonio – che avrei dovuto versare 400 euro tra iscrizione, materiale didattico e corso di due giorni sulla ‘Gestione dello stress lavorativo’ a fronte di un compenso di 200 euro dell’azienda ospedaliera e 300 euro della Regione Lazio”.

A voler fare bene i conti non ci sarebbe convenienza economica ma Antonio, con la prospettiva di una formazione che sfoci in prima occupazione, accetta.

“Mi alletta la possibilità di fare esperienza. Si tratta – racconta – di un tirocinio formativo presso l’Azienda ospedaliera Policlinico ‘Casilino’ di Roma della durata di sei mesi di cui tre in un reparto e i restanti tre in un altro.

Al termine del tirocinio se il giudizio dei coordinatori fosse stato positivo sarei stato assunto da una delle Cooperative già presenti nell’Azienda lavorando a sostituzione e non a turnazione fissa”.

L’entusiasmo non manca al nostro tirocinante: viene inserito nel reparto di Medicina e presentato alla caposala all’inizio del percorso di tirocinio: “sono stato tranquillizzato – riprende il racconto Antonio – sullo svolgimento del percorso formativo all’interno del reparto con affiancamento di personale esperto. In realtà (ed è la prima amara scoperta n.d.r.) sono stato affiancato e seguito in reparto da personale strutturato per soli cinque giorni”.

L’attività di tirocinio è consistita nella somministrazione della terapia e nella gestione della modulistica.

“Ma dopo il periodo di affiancamento non sono stato più considerato un tirocinante ma una delle unità del reparto. Ma essendo un tirocinante dovevo avere il tempo necessario per acquisire esperienza”.

Passano due mesi ed ecco la mazzata: “Mi viene comunicata l’esclusione dal progetto in quanto inesperto e per mancanza di comunicazione con il personale e i degenti. Eppure non avevo ricevuto nessun richiamo da parte del Tutor”.

Eppure il giorno dopo l’esclusione dal progetto (comunicata per telefono), Antonio viene chiamato dalla caposala: “Mi è stato chiesto di fare la lunga fino alle 20 in reparto. Strano, no?”.

Finisce così la sua esperienza da tirocinante attraverso “Garanzia giovani”.

Ma è lo stesso protagonista di questa storia a tirare un’amara conclusione: “Qual è lo scopo di Garanzia giovani? Forse quella di offrire alle Aziende la possibilità di utilizzare personale in sostituzione di risorse umane?”.

Quesito legittimo per una storia tutta italiana. Dove di garantito non c’è proprio nulla.

 

Salvatore Petrarolo

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